POLITICA E CANDIDATURE, “TURBO”ARNONE SU “IL TEMPO”: VIOLANTE, CRISAFULLI, DI NATALE…

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Ieri, lunedì 6 ottobre, uno dei maggiori quotidiani politici del Paese, Il Tempo di Roma, ha pubblicato, con grande evidenza, nell’edizione cartacea ed in quella online, un durissimo intervento di Giuseppe Arnone contro la candidatura di Luciano Violante.

Arnone ricorda lo sconcertante rapporto che lega Violante a Crisafulli e le iniziative assunte da Violante, immediatamente dopo lo scandalo che ha coinvolto Crisafulli, per garantire la candidatura al Parlamento di Roma del politico ennese.

Ad ogni buon conto, qui di seguito è riportato il testo.

È anche utile evidenziare che l’incredibile indagine che portò all’archiviazione di Crisafulli, indagine talmente inconsistente da provocare il sorriso, porta la firma dell’attuale Procuratore della Repubblica di Agrigento Renato Di Natale, all’epoca Procuratore Aggiunto di Caltanissetta. Arnone, nell’intervento pubblicato da Il Tempo, sollecita, al Ministro della Giustizia, un’ispezione in ordine alla scandalosa archiviazione, in assenza di alcuna seria indagine, a beneficio del politico Crisafulli.

Ed ancora, Arnone ricorda che, nella richiesta di archiviazione di Crisafulli, non vi è neanche lontanamente traccia di intercettazioni telefoniche sui telefoni dell’uomo politico ennese, malgrado si parlasse di appalti e mafia per 120 miliardi di lire. Ad Agrigento, invece, Di Natale dispone intercettazioni anche quando si tratta di assai presunte corruzioni dell’importo di 20,00 e 50,00 euro per pagare visite mediche dei figli (del “corrotto”).

Segue il testo dell’articolo pubblicato da Il Tempo e ieri presente nelle rassegne stampa in Parlamento.

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Gentilissimo Direttore, vorrei abusare della sua cortesia per rivolgere alcune domande al candidato Violante e al Ministro Orlando. Quanto dirò è, se vogliamo, tragico ma anche comico, soprattutto è tutto vero, ma inverosimile!Le domande all’odierno candidato servono a mettere in chiaro una vicenda relativa a politica, mafia e malagiustizia, gravida di ombre – per usare un eufemismo -, che ha visto la discutibile comparsa, appunto, di Violante. Andiamo con la nostra storia. Siamo a poche settimane dalle elezioni del 2006. Mirello Crisafulli è al centro dello scandalo della video intercettazione del suo colloquio di appalti e politica con il capo mafia Bevilacqua, appena uscito di galera e con una condanna a dieci anni sul groppone. Crisafulli pressa per essere “nominato” alla Camera dei Deputati. E Violante garantisce la sua “verginità antimafia” con la  sua segreteria ennese “unitaria”. Si, proprio così, Violante, mentre si decidono le liste, ritiene di rendere pubblico l’asse d’acciaio con Crisafulli, aprendo la propria segreteria politica proprio ad Enna, assieme a Crisafulli. Prima di chiedere a Violante  che segnale intendesse mandare inaugurando l’ufficio assieme a Crisafulli, con tanto di spumante  e pasticcini, riportiamo le “comunicazioni” che Mirello fornisce al capo mafia di Enna, avanti alla videocamera della Polizia, installata nella saletta di un albergo. La videocamera si apre col classico bacio tra il parlamentare e il mafioso. Quindi Crisafulli da disposizioni: “quelle imprese, se vogliono quell’appalto, devono battere un colpo e devono batterlo forte”, “l’accordo tra quelle altre due imprese ha la mia benedizione”. Caro Violante, in cosa consisteva il colpo che dovevano battere le imprese? In un colpo di cannone? O tangenti? Il mafioso chiede al politico “l’assenso” per l’ appalto di tale Nasca. E se non bastasse, Crisafulli spiega “di aver dato quell’ altro appalto agli imprenditori Gulino, gli unici che lo potevano fare”. Poi discutono di un appalto di 120 miliardi di lire dell’Università, e di una spartizione di taglialegna e …di assessori. Caro Violante, era Enrico Berlinguer che ci ha insegnato che i parlamentari fanno bene a occuparsi di appalti, per di più con i mafiosi? Per Violante, il più “autorevole” dei politici antimafia, quel colloquio era normale, e Crisafulli degno di trasferirsi, col suo avallo, dal Parlamento Siciliano a quello di Roma. Adesso esaminiamo la più strampalata e sconcertante archiviazione di cui abbia mai beneficiato un politico accusato di mafia. La richiesta si compone di 20 pagine. Neanche al microscopio troviamo tracce di investigazioni serie: ad esempio, delle intercettazioni che si sarebbero dovute disporre sui telefoni di Crisafulli. L’indagine porta la firma dei Procuratore Capo di Caltanissetta Messineo e del suo Procuratore Aggiunto Di Natale. Negli anni successivi,  il primo diverrà Procuratore Capo niente meno che a Palermo (oggi è in pensione), il secondo, Di Natale, oggi Procuratore Capo ad Agrigento. L’archiviazione  riporta l’interrogatorio di Crisafulli. I Procuratori – molto stranamente – non chiedono nulla, niente di niente, sulle più scottanti frasi videoregistrate, quale il colpo che doveva battere quell’impresa per ottenere l’appalto, od il perché il mafioso si rivolgesse a lui per assensi o benedizioni, o perché imprenditori si rivolgessero al boss per incontrare il politico. Rimane un mistero quali siano gli appalti affidati dal parlamentare agli amici imprenditori Gulino; e perché Crisafulli assuma impegni a nome degli imprenditori Gulino. Si chiederà il lettore – e farebbero bene a chiederselo gli ispettori di Orlando – come hanno riempito le 20 pagine dell’archiviazione. È utile riportare, senza commento, le parti più comiche di tale atto di archiviazione, ed ognuno potrà capire perché Falcone e Borsellino sono morti. Queste le domande che la Procura rivolge al teste chiave on. Grimaldi: ”…per quello che lei può dire, Bevilacqua veniva percepito con un atteggiamento politico o come un atteggiamento mafioso? …Bevilacqua, dopo che rientra dalla galera, riprende ad occuparsi di politica? Incontra oltre Crisafulli …altre persone.. .  C’era un’inibizione ad incontrare Bevilacqua. o comunque lui si presentava …cercava di prendere discorsi politici? Quindi incontrava non solo Crisafulli?” Il capolavoro lo abbiamo quando la Procura si concentra sul… carattere del mafioso: “conoscendo il carattere, lui cercava di contattare tutti quelli che si occupavano di amministrazione, di politica?”. Già, non si chiede, né si scopre niente degli appalti e dei colpi da battere, degli assensi e delle benedizioni, e si chiede, invece, del carattere del mafioso!!!!E sempre nell’archiviazione si sprecano pagine per chiedere ai testi di ricostruire, non gli appalti, bensì le divisioni, ad Enna, tra … Comunisti Italiani e RC, tra Margherita 1 e Margherita 2, tra CCD e CDU. Direte, cosa c’entravano le beghe tra i partiti locali? Nulla, ma se si deve archiviare l’inchiesta su un potente di Sicilia, così apprezzato da Violante, tutto fa brodo. Le venti pagine dovevano pur riempirsi. O no? Forse è il caso che il Ministro Orlando mandi gli ispettori. E che Renzi mandi a casa Violante. È tempo di rottamarlo.

 

 

Giuseppe Arnone”.

 

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Redazione Iene Siciliane

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