Chiudere l’università alla politica è una brutta cosa.
Negli anni del Movimento Studentesco abbiamo combattuto contro chi voleva tramutare l’Università in un comitato elettorale, confondendo l’incarico di Rettore con quello di segretario di partito, di capo corrente. Abbiamo contestato la lectio magistralis del segretario dell’Udc organizzata dal Rettore dell’Udc, per ottenere la candidatura nell’Udc. Mai però abbiamo pensato di buttare fuori la politica dall’Università, proprio noi che abbiamo combattuto contro disillusione, qualunquismo, disinteresse per fare in modo che la politica entrasse dentro le aule dei dipartimenti, nei corridoi delle facoltà, in aula magna e sui tetti della cittadella universitaria.
Ieri il Movimento 5 Stelle ha chiesto che non fosse autorizzata un’iniziativa politica nel dipartimento di scienze politiche, dove era prevista la partecipazione di parlamentari del Partito Democratico. Oggi gli organizzatori di quella iniziativa comunicano che cambieranno sede e per non imbarazzare l’Ateneo rinunceranno a svolgere la conferenza nei locali universitari.
È una brutta cosa, pericolosa. Un precedente grave sul quale non si può restare in silenzio.
Non posso certamente essere accusato di voler difendere il PD, le cui magagne e cattive politiche ho sempre contrastato e denunciato, specialmente sul piano locale. Ma questo oggi non c’entra.
Ho formato la mia coscienza e la mia persona nelle aule dell’università quando ero poco più che bambino, partecipando alle tante iniziative politiche che si svolgevano ai Benedettini, sede delle facoltà umanistiche, a Scienze Politiche, alla cittadella universitaria. Ricordo le assemblee e i dibattiti organizzati da Rifondazione Comunista, dai Giovani Comunisti, da Sinistra Democratica, dai DS. E ricordo pure le iniziative dei partiti di destra. Ricordo i tanti convegni e le tante assemblee promosse da decine di associazioni, tra cui sindacati e partiti. Momenti straordinariamente importanti non solo per la mia formazione ma per l’arricchimento della comunità.
Quale deve essere il ruolo dell’Accademia a Catania, se non questo? Agitare il dibattito, promuovere il confronto, mischiare le idee, accendere i conflitti culturali, politici, accademici. Come si può impedire alla politica di entrare nelle aule universitarie? Come si possono censurare gli esponenti dei partiti, soggetti fondanti della nostra Costituzione?
Usare l’Università per la carriera politica del Rettore, usare le lezioni universitarie per fare propaganda a un determinato candidato politico e usare l’università per il dibattito politico sono cose completamente diverse e confonderle è un attentato alla democrazia e all’istituzione. Che il Movimento 5 Stelle non l’abbia capito è un fatto ma è assai più grave che l’Università subisca in silenzio tale censura.
Fa bene alla democrazia riempire le aule universitarie di politica e di politici, di idee, di partiti diversi, di opinioni e pensieri politici. Fa bene alle studentesse e agli studenti, fa bene alla comunità accademica, fa bene alla città. E se ci saranno contestazioni, tanto meglio. Vuol dire che siamo vivi, che è viva la democrazia.
Proprio l’altro giorno Beppe Grillo teneva la sua lectio magistralis a Oxford, nella più importante università del mondo. Chiudere le porte alla politica, per un’università, è una bestemmia.
Matteo Iannitti
Aggiunge Matteo Iannitti: per queste ragioni io mi dissocio da quanto accaduto il 5 gennaio scorso, a Catania, quando all’inizio del corteo in ricordo di Pippo Fava e del suo impegno contro la mafia alcune persone appartenenti alla mia area politico-culturale hanno tentato di impedire la partecipazione al corteo di Fabio Cantarella in quanto leghista. E’ stata una pagina di cui vergognarsi.
Ps:
calma, calma, Matteo non le ha dette, le diciamo noi fascisti. Auguri e coerenza sempre, mi raccomando (marco benanti, ienesicule).
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