Una mattinata “a nervi tesi” per la direzione democratica: e alla fine, si materializza il “suicidio politico” di un gruppo dirigente…
di iena in sala Marco BenantiIl “botto” –atteso sotto sotto, qualcuno sapeva e non ha parlato- è arrivato a metà mattinata, con l’intervento del deputato regionale Concetta Raia.
E’ saltato fuori un documento (foto in alto) firmato da quasi tutti gli eletti del Pd (escluso Berretta) in cui è scritto che “..la direzione provinciale del Pd….dichiara sciolto l’esecutivo provinciale…” Non solo si propone un “coordinamento politico”, composto dai parlamentari nazionali e regionali eletti. Firmano in tanti: i due Barbagallo, Giovanni ed Anthony, Luisa Albanella, Giovanni Burtone, Rosario D’Agata, Fabio Roccuzzo, Francesca Raciti, Livio Gigliuto, Giuseppe Galletta, Giovanni D’Avola, Mauro Mangano, Angelo Villari oltre naturalmente alla Raia. In sostanza l’area di riferimento della Cgil e di Enzo Bianco (presente in sala come il segretario della Camera del Lavoro Angelo Villari) sfiducia la segreteria!La proposizione del documento veniva contestata dall’area vicina al segretario Spataro e a Giuseppe Berretta: Pierluigi Flamigni, fra l’altro, dava degli “analfabeti” a chi ha firmato. Per lui c’è una violazione dello statuto del partito: Spataro è stato eletto dall’assemblea degli iscritti, questo è la direzione, non lo può fare. Si alzava presto la “temperatura” in sala, alla direzione Pd. Una “resa dei conti” di cui questo sito aveva dato anticipazioni, malgrado le solite smentite burocratiche.
Del resto, la tensione si avvertiva sin dai primi momenti dell’assemblea: facce scure, reazioni nervose, un clima subito da “fortino” con i gruppi che si fronteggiavano dentro la sala. Venivano confermate le voci di incontri già avvenuti, in cui Spataro sarebbe stato vivamente invitato a non “forzare la mano”: insomma, la maggioranza dentro il partito è cambiata, in particolare dopo la scelta (“consacrata” da un’intervista al segretario Villari su “La Sicilia” del 16 febbraio scorso) della Cgil di appoggiare Enzo Bianco come candidato a sindaco. “Scaricato” Berretta, il sindacato ha contribuito a spostare gli equilibri dentro il partito (insomma un partito nel partito), dopo avere a lungo sostenuto proprio il “giovane” deputato recentemente confermato (avendo al suo attivo circa i voti di un consigliere di quartiere). Spataro commetteva l’errore di tentare un “braccio di ferro” assolutamente suicida (e se qualcuno glielo avesse consigliato?), che alla fine, in un clima sempre più “caldo”, lo vedeva nettamente soccombente, con quattro quinti della direzione che votava contro il suo documento incentrato sull’esigenza delle “primarie” (da tenersi il 7 aprile). Passava con questo numeri anche la “mozione di sfiducia” letta da Concetta Raia. E solo allora, alle 14, in un clima un po’ da “saloon”, fra urla e interventi scomposti, Spataro decideva di annunciare le sue dimissioni. “Torno a fare il soldato semplice” –il suo epilogo. Non senza un severo giudizio: “questo voto è un grave errore politico”. Qualcuno prima aveva anche gridato al “golpe”….
Così il gruppo “berrettiano-spatariano-condorelliano” ( a proposito il segretario cittadino Saro Condorelli si dimette? Oppure è troppo democristiano per farlo?) ha tentato per ore di “resistere” come in un “fortino” quanto tutto lasciava chiaramente intendere che c’era poco o nulla da fare. Divenuto minoranza, il gruppo attorno a Berretta e alla segreteria (con esponenti del mondo giovanile e pochi altri) ha tentato la “carta” dell’immagine del “nuovo” (“primarie” e Giuseppe Berretta) che lotta contro il “vecchio” (Enzo Bianco). Un po’ troppo poco. Anche perché il dato elettorale è impietoso: lo stesso Spataro nella sua relazione ha, fra l’altro, detto che il Pd non attrae in periferia. Ma un partito di sinistra se non attrae in periferia dove vuole mai andare? C’è come Pippo Pignataro, vecchio dirigente del Pci e del Pds, che tornato a fare politica –lo racconta lui- dichiarava di non essere “disponibile al cambio di questo gruppo dirigente con un sistema notabiliare tipico della destra”. Si vede che Pignataro è stato –forse- lontano dalla politica per un po’….Si chiedeva Pignataro: “in provincia in 54 comuni il ‘movimento cinque stelle’ prevale: dov’eravamo noi?” Un “risveglio”, uno dei tanti degli ultimi venti anni? Chissà.Ma dietro la presunta contesta “primarie sì primarie no” viene fuori lo scontro dei gruppi dentro il partito, in particolare fra “berrettiani” e “bianchisti”. E i rapporti di forza decidono, guarda caso! Spataro diceva addirittura che il suo documento deve essere votato (in quanto decideva il segretario l’ordine) per primo: e perdeva sonoramente 44 a 13! Niente primarie, quindi: e in tanti già dicono, via libera a Bianco.In realtà, “primarie sì, primarie no” è solo una “foglia di fico”: sarà un caso, ma Giovanni Burtone, intervenendo con vigore, a spiegare il senso del documento letto dalla Raia, gridava ad un certo punto a Berretta: “tu non sei il padrone del partito, non lo sei più”. Ma chi era allora il notabile?Già, perché si può essere notabile anche a 40 anni in un partito come questo, che da anni e anni ha perso le sue “radici” popolari e “incanta” forse soltanto gli addetti dell’apparato e dintorni. Che poi Giuseppe Berretta nel suo intervento criticasse Bianco perché appartenente ad un’altra epoca (“un usato sicuro” la sua definizione), faceva un po’ sorridere: di nuovo nel Pd c’è poco o nulla. Forse la faccia di Danilo Festa che si batte a Misterbianco, come Massimo La Piana, su temi concreti, come la discarica, che incidono sulla vita delle persone.Ma perché continuare a candidarsi a sindaco di Catania, come ha confermato oggi Berretta, pur di fronte a questo scenario? Ecco, questa resta la domanda delle cento pistole, forse. Del resto, scendendo dalle scale, alla fine della direzione, parrebbe che Berretta abbia detto: “ma..io me ne torno a Roma”. Insomma un vero leader. Giovane. Domani è un altro giorno: ora è tempo di rinnovo dei gruppi dirigenti. Si dovranno riunire e presto gli organi preposti per la nuova segreteria. In mezzo alle polemiche.
Nota storica: se te ne fotti sempre, se mandi “al macero” due o tre generazioni di ragazzi, prima o poi arriva qualcuno che ti presenta il “conto” e ti fa…vedere 5 stelle!
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