TANASI (CODACONS): MISURE INACCETTABILI, PRONTI AD IMPUGNARLE AL TAR. GOVERNO REPERISCA RISORSE PRESSO BANCHE, ASSICURAZIONI E PETROLIERI
Parte dalla Sicilia, su iniziativa di associazioni, dipendenti pubblici e pensionati, l’annuncio della costituzione dei Comitati “ NO BLOCCO STIPENDI PUBBLICI E TAGLIO PENSIONI” per protestare contro Il blocco biennale degli stipendi dei dipendenti pubblici, attualmente allo studio del Governo e contro qualsiasi taglio alle pensioni per reperire risorse , provvedimenti inaccettabili e abnormi, che finiranno per pesare enormemente sul ceto medio e sull’economia italiana.
Dal 2010 i dipendenti statali subiscono il peso della crisi in corso attraverso il blocco dei rinnovi contrattuali – afferma Francesco Tanasi Segretario Nazionale Codacons- Prorogare di due anni tale misura vuol dire impoverire ulteriormente oltre 3,3 milioni di cittadini, con conseguenze pesanti sui consumi già al minimo storico, ed effetti economici negativi per l’intera economia. Se il Governo Renzi deciderà di prolungare il blocco degli stipendi – continua Tanasi – sarà inevitabile un ricorso al TAR del Lazio, considerato che gli interventi per reperire risorse e applicare tagli di spesa peserebbero ingiustamente su una sola categoria di cittadini.
Ma il Codacons minaccia azioni legali anche sul fronte pensioni. Qualsiasi intervento sulle pensioni sarebbe illegittimo e, in quanto tale, darebbe vita ad una raffica di azioni legali da parte dei soggetti danneggiati. Misure di tale tipo violerebbero i diritti acquisiti di milioni di cittadini -prosegue Tanasi – e rappresenterebbero una illegittimità sul fronte patrimoniale, considerato lo sforzo contributivo sostenuto dai lavoratori nel corso degli anni. Per tale motivo il Governo deve abbandonare qualsiasi idea di intervento sulle pensioni, che porterebbe il Codacons a patrocinare una serie di ricorsi collettivi contro lo Stato da parte dei pensionati italiani. Il Premier Renzi deve mettere definitivamente la parola fine a questo “tormentone estivo”, perché le voci che si rincorrono sull’argomento rischiano di portare i cittadini a ridurre ulteriormente i consumi già in drastico calo – conclude Tanasi.
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