Il PD è risorto? Un milione e seicentomila votanti in Italia, ottantamila in Sicilia, ventimila a Catania. Questi i dati delle primarie del Partito Democratico che hanno incoronato Nicola Zingaretti nuovo segretario nazionale. Ma il risultato, certamente positivo, non significa nulla. Un conto sono i gazebo allestiti nelle piazze, altra cosa le urne elettorali nelle scuole. Per simpatizzanti e militanti, scegliere tra una terna di candidati significa giocare una amichevole in casa, scegliendo arbitro, guardalinee e spettatori. Le elezioni sono un’altra storia.
Li si è costretti a “gareggiare” confrontandosi con altri partiti e programmi. E alla “gara” sono presenti anche gli elettori degli altri schieramenti. Insomma: forse è meglio non cantare vittoria ed evitare toni trionfalistici. Anche perché il dado presto sarà tratto. Alle porte ci sono le europee e solo allora si capirà se il successo delle primarie ha rivitalizzato un partito in “agonia”. Le primarie lo hanno tirato un po’ su, ma ora bisogna fare i conti con i malumori diffusi, soprattutto in Sicilia, le aspettative degli elettori, sempre più insoddisfatti, e le “pretese” di chi spera in un “posto al sole”. Per Zingaretti sarà un compito arduo. Sarà come camminare sui carboni ardenti. Dove la brace rappresenta le tante anime inquiete del PD siciliano. Ci riuscirà?
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