Tra i numerosi interventi urgenti richiesti al Governo Renzi, anche una rete infrastrutturale in grado di rilanciare l’economia della zona.
L’atto è stato sottoscritto dai deputati della Lega, tra cui il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga e il senatùr Umberto Bossi
L’on. Angelo Attaguile, segretario nazionale di ‘Noi con Salvini’ e componente della Commissione infrastrutture della Camera dei Deputati, ha discusso in aula una mozione a sostegno del Mezzogiorno d’Italia sottoscritta e depositata dai parlamentari della Lega, tra cui il capogruppo Massimiliano Fedriga e Umberto Bossi. L’atto impegna il Governo Renzi ad attuare efficaci misure di contrasto allo spreco della spesa pubblica attraverso un più efficiente impiego di risorse in progetti che siano in grado di garantire un reale sviluppo dei territori del Mezzogiorno, favorendo l’immediata ripresa dei consumi e degli investimenti, ad adottare imminenti provvedimenti legislativi per dare immediata applicazione sistemica alla normativa sul federalismo fiscale in merito all’entrata in vigore e alla reale applicazione delle norme relative all’individuazione dei fabbisogni e dei relativi costi standard, al fine di responsabilizzare gli amministratori rispetto agli effettivi risultati raggiunti, a relazionare semestralmente alle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato sull’attuazione degli interventi previsti nella legge di stabilità per il 2016 per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno, a relazionare al Parlamento in maniera dettagliata sulle risorse finora impegnate per l’ammodernamento infrastrutturale del Mezzogiorno rapportate all’effettiva realizzazione delle relative opere, con particolare riguardo al corridoio 1 Palermo-Berlino e, infine, ad assumere le opportune iniziative per garantire la realizzazione della banda larga e di tutte quelle infrastrutture minori ma comunque fondamentali per rendere anche il Meridione competitivo. Tra le infrastrutture per cui è richiesta l’immediata realizzazione anche il ponte sullo Stretto di Messina per la quale Attaguile ha due anni addietro depositato una interrogazione parlamentare al fine di rilanciarne l’importanza strategica.
“Il Mezzogiorno –ha esordito l’on. Angelo Attaguile in aula- versa da tempo in uno stato di crisi economica che si alimenta anche dell’errore di aver favorito, a livello statale e locale, il proliferare di interventi di tipo assistenzialistico e la dispersione di ingenti risorse in progetti che poi sono risultati inservibili allo sviluppo del territorio”.
Durante il dibattito in aula il deputato catanese Angelo Attaguile ha richiamato a sostegno delle sue tesi alcuni allarmanti dati ufficiali “puntualmente trascurati dal Governo che spesso si lascia andare in dichiarazioni ottimistiche tutt’altro che realistiche”.
A partire dal Rapporto Svimez 2015 che rivela come negli ultimi tredici anni, dal 2000 al 2013, l’Italia nel suo complesso sia stato il Paese con la crescita più bassa nell’area euro, con il +20,6% , a fronte di una media del 37,3%, ma la situazione è particolarmente critica al Sud dove la crescita è stata inferiore di oltre 40 punti percentuali rispetto alla media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28, con il +53,6%. Lo stesso rapporto denuncia il calo degli investimenti industriali al Sud (in undici anni, tra il 2001 ed il 2012 è stato quasi del 50%). E la caduta degli investimenti fissi lordi dichiara l’impossibilità di realizzare gli ammortamenti e quindi, de facto, la distruzione del capitale da impegnare. Sul fronte del lavoro il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, mentre il numero di famiglie povere è cresciuto a livello nazionale, dal 2011 al 2014, di 390 mila nuclei, con un incremento del 37,8% al Sud e del 34,4% al Centro-Nord. Sempre a livello nazionale, nel 2014, il valore aggiunto del manifatturiero è diminuito dello 0,4% rispetto al 2013, quale media tra il -0,1% del Centro-Nord e il -2,7% del Sud. Complessivamente, negli anni 2008-2014, il valore aggiunto del settore manifatturiero è crollato in Italia del 16,7%, con un peso maggiore nel Mezzogiorno, contro una flessione dell’area euro del -3,9%.
La mozione è stata sottoscritta dai deputati nazionali Saltamartini, Attaguile, Fedriga, Allasia, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giorgetti, Grimoldi, Invernizzi , Molteni, Rondini, Simonetti.
Segue il verbale delle dichiarazioni dell’on. Angelo Attaguile nel corso della seduta
Seduta di martedì 26 gennaio 2015
Dichiarazione di voto Mozione per il rilancio del Mezzogiorno
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.
ANGELO ATTAGUILE. Io, intervenendo a nome della Lega Nord e Autonomie-Noi con Salvini, devo dichiarare la mia soddisfazione nel sentire il Governo che accoglie le nostre proposte, ma non è d’accordo sulle premesse. Quindi, ritengo, Presidente, che si possa fare un voto per parti separate della mozione Saltamartini ed altri n. 1-01120 perché con riferimento alle premesse non ci si accorge che c’è un divario enorme fra Nord e Sud dato dall’assistenzialismo e dalla clientela di certi personaggi politici, anzi di quasi tutti i personaggi politici che hanno governato il Sud in questo Paese, che hanno portato veramente un’Italia a due velocità. La cosa è preoccupante e non c’è bisogno dello Svimez per dare i dati, che non voglio qui ripetere, ossia la differenza che c’è, anche nel PIL, nella crescita del Sud. E se non c’è un Sud pronto a essere responsabile di una politica per il Sud, non si riesce a ritrovare quella svolta economica per l’intero Paese.
Io sono molto preoccupato perché stamattina sentivo, anche da parte di un esponente della sinistra del Partito Democratico, elogiare il Governo che aveva fatto le autorità portuali mettendo proprio per il Sud Gioia Tauro. Io dico che anche Augusta è molto importante come autorità portuale. Però, quando sento un presidente del governo regionale, un governatore, che fa parte della sinistra, che è integrato alla sinistra, che dice che a Gioia Tauro non doveva essere riconosciuta l’autorità portuale perché lì c’è la ’ndrangheta, la cosa mi preoccupa, ma mi preoccupa tantissimo. Quindi, all’interno del Governo non c’è una posizione chiara, non c’è una linea politica chiara e unitaria che possa portare a risolvere i problemi del nostro Paese. Dice Crocetta che c’è la’ndrangheta; si usa questa parola, strumentalizzandola, per creare semplicemente posizioni elettorali. Noi rifiutiamo questi atteggiamenti politici. Vogliamo una classe dirigente seria, che certo non è quella del Governo che oggi tiene in piedi il governo regionale siciliano. La Sicilia con 5 milioni di abitanti è una parte importante per tutto il sud. Quindi, io non mi trovo d’accordo, anzi a questo punto chiedo questa votazione perché dichiaro che non ci riconosciamo nella linea governativa del presente Governo.
Segue il testo integrale della mozione discussa in Aula dall’on. Angelo Attaguile.
“Il Mezzogiorno versa da tempo in uno stato di crisi economica che si alimenta anche dell’errore di aver favorito, a livello statale e locale, il proliferare di interventi di tipo assistenzialistico e la dispersione di ingenti risorse in progetti che poi sono risultati inservibili allo sviluppo del territorio, ostacolandone la crescita e rendendolo sempre più dipendente da questi stessi interventi;
il Rapporto Svimez 2015 rivela come negli ultimi tredici anni, dal 2000 al 2013, l’Italia nel suo complesso sia stato il Paese con la crescita più bassa nell’area euro, con il +20,6% , a fronte di una media del 37,3%, ma la situazione è particolarmente critica al Sud dove la crescita è stata inferiore di oltre 40 punti percentuali rispetto alla media delle regioni Convergenza dell’Europa a 28, con il +53,6%;
lo stesso rapporto denuncia il calo degli investimenti industriali al Sud (in undici anni, tra il 2001 ed il 2012 è stato quasi del 50%): la caduta degli investimenti fissi lordi dichiara l’impossibilità di realizzare gli ammortamenti e quindi, de facto, la distruzione del capitale da impegnare;
sul fronte del lavoro il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni; il numero di famiglie povere è cresciuto a livello nazionale, dal 2011 al 2014, di 390 mila nuclei, con un incremento del 37,8% al Sud e del 34,4% al Centro-Nord;
sempre a livello nazionale, nel 2014, il valore aggiunto del manifatturiero è diminuito dello 0,4% rispetto al 2013, quale media tra il -0,1% del Centro-Nord e il -2,7% del Sud. Complessivamente, negli anni 2008-2014, il valore aggiunto del settore manifatturiero è crollato in Italia del 16,7%, con un peso maggiore nel Mezzogiorno, contro una flessione dell’area euro del -3,9%
il divario del Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud, tornato ai livelli del secolo scorso, contribuisce a disegnare un quadro economico assolutamente desolante del Mezzogiorno, mettendo in luce il fallimento delle politiche di tipo assistenzialistico che negli anni hanno contribuito ad alimentare ancora di più il divario economico tra Nord e Sud, oltre a comportare una consistente dispersione di risorse;
il rischio di desertificazione industriale, che è ormai reale in tutto il Paese, acquisisce una forte rilevanza al Sud dove lo stato di arretramento impedisce a quest’area di agganciare la possibile ripresa, con il pericolo che la crisi si trasformi in un sottosviluppo permanente, a danno dell’economia dell’intero Paese;
a ciò si aggiunge il problema dei pagamenti dei debiti della da parte della Pubblica amministrazione: secondo un’indagine di Openpolis del 2014, ad un Nord virtuoso nei pagamenti dei debiti con percentuali che si attestano al 88% dei debiti pagati di Treviso (saldati con risorse proprie), seguita da Venezia con l’86, 47%, Bolzano con l’85,95%, Trento con l’81,10% e Verona con l’80,40%, corrisponde un Centro-Sud fallimentare con Napoli che riesce a pagare solo il 45,37% e Reggio Calabria che addirittura si attesta al 38,76%;
in fondo alla classifica i Comuni grandi e piccoli della Calabria che, dal 1992 ad oggi, è la Regione che ha avuto più dissesti e la Regione in cui i cui Comuni in difficoltà sono molti più di quelli dichiarati nelle statistiche, i quali, per rinviare la dichiarazione effettiva di dissesto, utilizzano i residui attivi, ovvero i tributi indicati a bilancio come ancora non incassati, trasferiti da un anno all’altro senza essere mai incassati;
inoltre, esiste per le Regioni commissariate il problema dei pagamenti dei debiti della PA che, appunto, non possono essere regolati perché i debiti delle Regioni commissariate sono esclusi dal sistema di certificazione del ministero dell’Economia e delle Finanze;
gli interventi contenuti nella legge di stabilità per il 2016 -si auspica- possano costituire una diversa politica per il Sud, caratterizzata da più competitività e sviluppo e meno assistenzialismo;
finora, infatti, variabili come la mancanza di infrastrutture, l’inadeguatezza dei servizi e l’incertezza di investitori perché ampi territori sono in mano alla criminalità organizzata, hanno portato ad interventi a carattere puramente assistenzialistico, tutt’altro che fruttuosi in termini di sviluppo e rilancio del Mezzogiorno, ma molto esosi in termini di spreco delle risorse pubbliche;
un esempio è dato dal cantiere infinito della Salerno-Reggio Calabria, opera di rilevanza strategica per lo sviluppo del Sud ma ad oggi ancora incompleta non già per insufficienti finanziamenti ad essa destinate, bensì per sperpero di risorse a ripetute perizie di varianti in corso d’opera, ad appalti truccati, e reiterati episodi di corruzione e concussione dei soggetti coinvolti;
si ritiene, di contro, che l’offerta concreta e reale di opportunità di lavoro veritiere (e non fittizi come l’impiego in LSU-LPU), il completamento delle infrastrutture e l’apertura a nuove linee di comunicazione per volontà di amministratori onesti, meno inclini alla propria rendita e più interessati ad un autentico rilancio del territorio, possa ridurre il peso specifico della criminalità organizzata e rappresentare un’occasione di crescita del Mezzogiorno;
è impensabile, d’altro canto, proseguire nella logica dei tagli lineari da parte dello Stato centrale per reperire risorse da destinare al Mezzogiorno, né tanto meno ipotizzare -come qualcuno si diletta a fare- che le Regioni più prospere debbano offrire il loro aiuto a quelle economicamente più in difficoltà, perché in tal modo si contribuisce solo ad inasprire il divario socio-culturale tra Nord e Sud;
sarebbe quindi necessario portare a termine la riforma del federalismo fiscale, premiando i territori più virtuosi e penalizzando chi, invece, gestisce in maniera irrazionale e con sprechi le risorse pubbliche;
la pubblica amministrazione, infatti, è il fronte sul quale va combattuta la principale battaglia per l’efficienza e il risparmio: il tasso di spreco medio è nell’ordine del 20-25 per cento, il che significa che, se si adottassero pratiche incisive, si potrebbero risparmiare almeno 100 miliardi l’anno;
gli sprechi della pubblica amministrazione non possono e non devono essere attribuiti soltanto ed esclusivamente alle situazioni patologiche di illegalità e incuria, ma anche nelle situazioni di normalità, a causa di una gestione non ottimale (o meglio non professionale) dell’azione amministrativa. Parliamo, ovviamente di situazioni nelle quali la spesa, sebbene utilizzata dagli attori per finalità pubbliche non è impiegata nel modo migliore, più produttivo e più efficace, a causa di un approccio non rigoroso, sul piano del metodo, alla progettazione delle politiche e dei servizi pubblici;
la riforma del federalismo fiscale segna una svolta senza precedenti nel nostro sistema Stato. Una riforma che contiene un rinnovato corpus volto a definire un sistema di finanza multilivello che declina in modo nuovo ed originale i rapporti tra Stato, Autonomie ed Unione europea, al fine di assicurare un coordinamento unitario e coerente non solo della finanza pubblica, ma delle stesse politiche pubbliche che si dipanano oggi tra i diversi livelli di governo;
per poter tagliare la spesa in maniera selettiva occorre rispettare un principio basilare che è quello dell’individuazione dei fabbisogni standard e dell’applicazione consequenziale dei costi standard;
impegna il Governo
ad attuare efficaci misure di contrasto allo spreco della spesa pubblica attraverso un più efficiente impiego di risorse in progetti che siano in grado di garantire un reale sviluppo dei territori del Mezzogiorno, favorendo l’immediata ripresa dei consumi e degli investimenti;
ad adottare imminenti provvedimenti legislativi per dare immediata applicazione sistemica alla normativa sul federalismo fiscale in merito all’entrata in vigore e alla reale applicazione delle norme relative all’individuazione dei fabbisogni e dei relativi costi standard, al fine di responsabilizzare gli amministratori rispetto agli effettivi risultati raggiunti;
a relazionare semestralmente alle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato sull’attuazione degli interventi previsti nella legge di stabilità per il 2016 per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno;
a relazionare al Parlamento in maniera dettagliata sulle risorse finora impegnate per l’ammodernamento infrastrutturale del Mezzogiorno rapportate all’effettiva realizzazione delle relative opere, con particolare riguardo al corridoio 1 Palermo-Berlino;
ad assumere le opportune iniziative per garantire la realizzazione della banda larga e di tutte quelle infrastrutture minori ma comunque fondamentali per rendere anche il Meridione competitivo.
Atto sottoscritto dai deputati: Saltamartini, Attaguile, Fedriga, Allasia, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giorgetti, Grimoldi, Invernizzi , Molteni, Rondini, Simonetti.”
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