Politica nazionale e siciliana: arrivano i “buoni”. Vogliono il “bene” della nostra isola

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In nome di una presunta “emergenza contabile” si muovono i Poteri forti. La Regione rischia il “commissariamento”. E il voto? Ma diamine siamo in democrazia! Madonna come sono “bravi e buoni” quelli che avanzano…di Iena Politica

In democrazia le crisi di governo arrivano se la maggioranza non c’è più o vive conflitti. Tutto questo –sempre la democrazia lo vuole- deve essere gestito dentro il Parlamento. Questa è la normalità costituzionale: ci possono essere casi diversi, di crisi extraparlamentari, ma sempre sulla base di ragioni politiche. Invece, da qualche giorno, la Sicilia è al centro dell’ attenzione della stampa nazionale che conta e dei potentati che vi si annidano: una “vampata” di interesse per la nostra isola. E con una tempistica stupefacente. Davvero, inusuale. Passione per la Sicilia? Ma, da quando? Ma in verità cosa vogliono i nuovi “indignati” disinteressati e protagonisti mediatici? E soprattutto questo “risveglio” improvviso arriva adesso: e in tutti questi anni dove sono stati, loro i “buoni”?

Partiamo dai fatti: lunedì scorso, il “Corriere della Sera” dedica una pagina intera –niente male come prova di Potere- a Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria. E parte l’ “allarme default”. Da Lo Bello. E l’ allarme chi lo rilancia? Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti. Scrive la Reuters, ieri: ” Mario Monti si dice preoccupato per il rischio di default della Sicilia e chiede al governatore della Regione Raffaele Lombardo conferma che lascerà a fine mese. “Il presidente del Consiglio…, facendosi interprete delle gravi preoccupazioni riguardo alla possibilità che la Sicilia possa andare in default a causa del proprio bilancio, ha scritto una lettera al Presidente della Regione per avere conferma dell’intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio”, si legge in una nota di palazzo Chigi. “Infatti, le soluzioni che potrebbero essere prospettate per un’azione da parte dell’esecutivo non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale ma anzi devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti piu’ efficaci e adeguati”. In una intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri in numero due della Confindustria siciliano Ivan Lo Bello ha detto che la Sicilia è “sull’orlo del fallimento” e ha invitato il governo a fare chiarezza sul bilancio dell’isola”.

Ma com’è? Confindustria “chiama” Palazzo Chigi “risponde”? Parrebbe una sorta di scenario “sudamericano” dove la proprietà economica, con i suoi interessi da coltivare, magari gassosi o similfondiari o magari “volanti”, muove i “fili” e il potere politico “risponde”. Quasi sull’attenti. Con tanto di incontro con il Capo dello Stato. Siamo alla “patria in pericolo”, o quasi. Dopo decenni di disinteresse assoluto per la Sicilia, che paga -lo sottolineiamo- anche e soprattutto colpe specifiche delle sue classi dirigenti e degli elettori che le hanno votate- adesso si “corre” eccome se si corre… Accade che la sponda degli interessi economici, si unisce al “fronte” politico di Pdl e Udc, che “mirano” naturalmente ad “affondare” Lombardo. Ma per andare al voto subito? Sembra di no, sembra proprio di no. Non a caso, ecco spuntare l’ipotesi del “commissariamento”. Di fatto un’altra “espropriazione” del voto e della sovranità di una Regione che rischia di diventare “merce di scambio” elettorale.

Ma cosa ha risposto Lombardo a questo “attacco”? Ecco quanto ha dichiarato: ‘A seguito della nota inviata da Palazzo Chigi, ho parlato al telefono con il primo ministro Mario Monti rassicurandolo del fatto che – nonostante le criticità segnalategli, peraltro precedute da una campagna mediatica mirata alla delegittimazione e fondata su dati palesemente mistificati e funzionali a interessi politico lobbistici ben evidenti – gli rassegnerò formalmente, oltre all’immane impegno riformatore svolto in questi quattro anni, tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale. Al presidente Monti parlerò anche della scelta di dimettermi per consentire agli elettori l’esercizio al diritto democratico di scegliere un nuovo governo e un nuovo parlamento, entro un tempo costituzionalmente previsto, nel corso del quale viene assicurata la piena funzionalita’ dell’esecutivo. Incontrerò il presidente Monti martedi’ prossimo a Roma, a Palazzo Chigi’.Il governatore, oggi, in conferenza stampa, ci è andato giù duro, respingendo le accuse piovutegli addosso sui conti regionali e confermando che “si dimetterà, ammesso che non mi sia già dimesso il 24 mattino”. La verità –secondo Lombardo- è che “vogliono che non mi dimetta e in Sicilia non si vada ad elezioni anticipate ma io è come mi fossi già dimesso”. Ha aggiunto: “non intendo prestare il fianco a partiti politici, e non solo a personalità politiche, che spingono perché non si celebrino le elezioni regionali fuori turno rispetto a quelle nazionali”.

Il governatore ha altresì assicurato: “la Regione Siciliana non è a rischio default. Tutto il resto sono chiacchiere per nulla disinteressate. Il bilancio è certificato dalla Corte dei conti, e i nostri conti sono qualificati come il comune di Milano e di Venezia. Dietro di noi ci sono il Lazio, la Campania e il Molise”.

Lombardo si è tolto anche qualche “sassolino”: “vorrei –ha dichiarato- che taluni imprenditori facessero davvero il bene della Sicilia. Lo Bello l’ho incontrato alcune volte nel caso di inaugurazione di impianti fotovoltaici, tipo di investimenti che si è visto essere nelle mani dei mafiosi. Perchè non fanno le cose positive invece di dire certe cose?”. Per poi aggiungere: «In questo quadro c’è anche l’Udc che vuole rimettere le mani sulla Sicilia. Sono pronto a confrontarmi con Casini, anche sui sette anni precedenti ai miei in Sicilia, fatti di termovalorizzatori e quant’altro”.

A poche ore da queste parole, sono arrivate le dichiarazioni dell’europarlamentare Rosario Crocetta (Pd), candidato alla Presidenza della Regione: “i siciliani non possono pagare gli errori della politica. Nessuno può mettere in discussione il diritto dei siciliani di votare immediatamente e comunque entro la fine di ottobre, né tantomeno attaccare lo Statuto autonomista, voluto da Li Causi, Alessi e Aldisio”. “La responsabilità per la drammatica situazione siciliana, in termini occupazionali, economici e finanziari, – aggiunge Crocetta – non va addebitata allo Statuto, ma ai governi che si sono succeduti in Sicilia dal dopoguerra in poi che, in continuità, non hanno saputo affrontare i grandi temi, né in termini di sviluppo né di rottura del rapporto scellerato tra politica, economia e mafia. Bisogna dare la parola ai siciliani e mi appello al popolo siciliano, – conclude l’eurodeputato – perché faccia sentire la sua voce. Si torni subito al voto”. Adesso, si attendono nuove puntate in questo “romanzo d’amore”. ..per la Sicilia.

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Redazione Iene Siciliane

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