nota stampa dei due esponenti democratici:
“apprendiamo dalla stampa cittadina che il Segretario Provinciale del PD di Catania ha riunito una “folta schiera” di parlamentari nazionali e regionali per fissare l’agenda programmatica del Partito Democratico e una Direzione entro la metà del mese.
Alla riunione, riporta l’articolo, erano presenti alcuni deputati di Articolo 4, invito che troviamo piuttosto anomalo dato che, al dato odierno, nessuna determinazione è ancora stata decisa dagli organismi dirigenti in merito alla loro richiesta di adesione al PD. Appare a noi singolare che il massimo responsabile del Partito senta il bisogno di ricorrere a queste forme di consultazione, mostrando scarsa autonomia nel determinare la linea politica del Partito nella nostra provincia e, tra l’altro, decidendo in accordo con questa non ben determinata “folta schiera” di parlamentari, tra i quali alcuni appartenenti ad altre formazioni politiche, la convocazione del primario organo dirigente del Partito Democratico catanese. Si lascia intravedere che la Direzione dovrebbe servire a mettere “i puntini sulle i” dell’agenda democratica. Cosa significa visto che non c’è un partito.
Continua la cronaca: il segretario parla di beghe. Se per Lui le diverse posizioni politiche esistenti tra i militanti sono ‘beghe’ allora è meglio che l’interrogativo che si pone “Se il problema sono io, sono pronto a mettermi da parte” si traduca subito nelle DIMISSIONI. Relativamente allo scontro tra ‘i berrettiani e i sostenitori del sindaco Bianco’ stendiamo un velo pietoso. Noi pensiamo che il Partito Democratico debba sostenere e supportare l’amministrazione quando agisce nell’interesse della città e nel contempo incalzi gli amministratori quando non agiscono per migliorare le condizioni della gente. Questa è la missione che la Costituzione assegna ai Partiti: essere tramite tra il popolo e le istituzioni.
Leggiamo infine dei malumori che serpeggiavano per la presenza dei nuovi arrivati (Art.4) ma non è dato sapere se hanno abbandonato la riunione, se ci sono state spiegazioni, oppure se tutto è finito al bar a prendere un salutare caffè. Occorre seriamente riflettere sull’identità e sui progetti futuri di questo partito. La nostra storia politica ci rende inconciliabili con eventuali ingressi di forze politiche che poco hanno in comune con l’identità del Partito Democratico. Questo partito vuole seriamente interrogarsi sulla crescita morale e culturale della propria comunità? Oppure è bastata la farsa di una convention alle Ciminiere per lasciarsi intimidire. Siamo diventati macchine di potere che si muovono soltanto quando sono in gioco poltrone: seggi in comune, in Parlamento, sottosegretariati etc.? O forse la nostra storia e i nostri percorsi ci suggeriscono qualcosa di diverso?
Adele Palazzo
Paolino Mangano
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