Politica Piddì: Festa della (Dis)unità

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di Zelda Raciti
L’altro ieri a Catania in occasione del corteo contro il premier Matteo Renzi, che chiudeva la festa dell’unità, ho preso atto che nella mia città lo stato di diritto non esiste più. Al suo posto infatti c’è lo stato di polizia.

Arrivo davanti alla Villa Bellini,con un paio di amici e mi accorgo che in giro non ci sono le persone, i cittadini, ma solo un dispiegamento esagerato di forze dell’ordine! Camionette dei carabinieri e della polizia, ingresso della villa blindato dai carabinieri che chiedono i documenti (sennò non puoi entrare).

In questo clima teso e per niente allegro e pacifico, molti decidono di non andare più a sentire Renzi e mentre vanno ironicamente affermano di non vedere nessuna festa, nessuna unità. Hanno ragione! Mi annoio,non c’è nessuno, così decido di andare al corteo, un corteo ordinato, pacifico, fatto di tanti cittadini, insegnati, ragazzi…così participo e faccio la via Umberto insieme a loro.
Tutto bene, tutto tranquillo, fin quando si arriva davanti al cordone della polizia e lì accade il peggio:lo scontro con la polizia, uno scontro che doveva essere evitato, uno scontro che non fa bene alla città di Catania, che offusca la democrazia, che confonde i liberi cittadini che partecipano a una manifestazione democratica, con dei facinorosi (pochissimi) in cerca di guai.
Bhè la maggior parte delle persone che con spirito civico e amore vivono la propria città, gente perbene e non violenta non può accettare un simile atteggiamento. Non ci sta ad essere liqiudata con l’etichetta di  “facinorosa”. Troppo facile,troppo semplicistico ridurre la presenza di centinaia di cittadini a  questo. C’è molto di più.
C’è il disagio di vivere in una città che non funziona, senza lavoro, con un’ amministrazione opaca e incapace di governare, che è del tutto genuflessa ai poteri forti, incapace di dialogare con i cittadini e che sceglie di farsi blindare dalle nostre forze dell’ordine. Sì nostre, a tutela di tutti!  Non è stata la festa dell’unità ma un comizio blindato per il Sì al referendum.
Senza confronto e senza dialogo, ma con la manifesta arroganza del potere che non accetta di essere contradetto. Posso affermare tristemente che nella mia città lo stato di diritto è morto! Avanti stato di polizia!

Da un’osservatrice radicale perplessa e amareggiata.

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Redazione Iene Siciliane

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