di iena dei corsari
Il Parlamento siculo, ha detto no alla ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia ex SERIT, avviando un percorso verso la sua chiusura, con problemi per gli oltre 800 lavoratori della società.
Riscossione Sicilia è, infatti, in perdita a causa del mancato incasso della tassazione delegata. Il capitale sociale al 31 dicembre 2014 era di 10.400.000,00 euro, le perdite residue al 2014 portate a nuovo erano pari a 1.174.000,00 euro che sommate alle perdite di esercizio nel 2015 fino al 30 settembre 2015 pari a 11.610.968,00 euro superavano i 12 milioni a fronte di un capitale di quasi 10 e mezzo.
Pertanto, ha proseguito l’On. Vinciullo (presidente della commissione bilancio), il patrimonio netto al 30 settembre 2015 era in perdita di 2.384.968,00 euro e i due milioni e mezzo stanziati andavao a portare praticamente a zero il bilancio di Riscossione Sicilia.
“Di conseguenza – ha detto il relatore della legge e presidente della Commissione bilancio Vincenzo Vinciullo – la spesa di 2 milioni e mezzo di euro per la ricapitalizzazione della società era necessaria per impedire di portare i libri contabili in tribunale e consentire così di superare questa passività, che al 31 dicembre 2015, che pur non potendosi stimare con assoluta certezza, sarà di sicuro superiore ai 3 milioni di euro”. Si paventano rischi per l’occupazione.
“E’ un atto gravissimo – ha detto Crocetta in aula – in una fase in cui Riscossione Sicilia è impegnata nella lotta all’evasione. Adesso la società sarà costretta a portare i libri contabili in Tribunale e la gestione delle tasse in Sicilia rischia di passare a Equitalia. Ritengo che dovremmo sentirci dopo per cercare di riparare a questa situazione. Non credo che questo Parlamento possa avallare la consegna della riscossione delle tasse a Equitalia. Qualsiasi Regione vorrebbe avere una società come la nostra e invece con questo voto si consegna la Sicilia a Equitalia”.
”Convocherò il Cda immediatamente e porterò i libri in tribunale – ha affermato il Presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo – nel contempo chiedendo un incontro al procuratore di Palermo. Siamo fuori dal recinto della politica e ci troviamo in ben altro ambiente. Solo la magistratura può salvarci dai mascalzoni travestiti da uomini delle istituzioni. Del resto parlerò con i magistrati”.
“Il voto dell’Ars, con cui si impedisce di fatto la ricapitalizzazione di Riscossione Sicilia – ha continuato – è un atto di pirateria non degno di un’aula parlamentare. Si vuole così eliminare –ha proseguito – l’unica partecipata che in questo 2015 ha fatto registrare un +23% delle entrate, si vuole colpire la società che per la prima volta ha perseguito i grandi evasori, sequestrando beni mobili ed immobili per milioni di euro, si vuole punire la società che ha firmato i protocolli con gli uffici giudiziari per perseguire i capitali illeciti e mafiosi.
Infine, non mi meraviglierei se tra i pirati, che si sono nascosti dietro il voto segreto, ci siano parte dei 61 parlamentari ai quali per la prima volta nella storia abbiamo notificato i pignoramenti delle loro laute indennità. Sbaglia chi pensa che così facendo mi si costringerà a trattare, mentre piuttosto ora come mai sono convinto che non si debba guardare in faccia nessuno quando si ha dalla propria la legge e si combatte per difendere i cittadini onesti. Non subisco estorsioni né mi spaventano queste misere ritorsioni”.
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