di iena assonnata marco benanti Preso dalle sue quotidiane “direttrici di vita” (il libretto degli assegni e il santino di Sant’Agata) il catanese”sperto” forse non vede alcune cose. Alcune cose evidenti, palesi, e anche un po’ ridicole. Quelle che accadono a Palazzo e nell’amministrazione pubblica. Malgrado la “visione onirica-mediatica”, Catania continua ad essere una “città […]
Politica regionale, corsa alla Presidenza, cronache dalla Rivoluzione, atto terzo: un monaco a Palazzo d’Orleans
Pubblicato il 25 Agosto 2012
Un contributo del circolo Rosa L. Prc di Catania
Avevamo sperato che il ferragosto consentisse al cronista una pausa, le ultime notizie davano Crocetta a Tusa, tra mari e monti. Qui, come testimonia una foto ricordo che li ritrae sorridenti l’uno accanto, Rosario si mostrava accanto a Cateno De Luca al termine di un incontro che doveva servire a verificare la possibilità di un accordo elettorale. Qualche giorno prima Cateno, nonostante le sue vicissitudini politico-giudiziarie, aveva deciso di scendere in campo, anche lui, per conquistare il governo dell’isola.Uno schieramento che, intorno alla “rivoluzione siciliana”, mette assieme il “movimento dei forconi”, i neonazisti di Forza nuova, e, dulcis in fundo, il “Partito della rivoluzione” di Sgarbi.Quest’ultimo era passato dall’entusiastica adesione al progetto di Crocetta ad una nuova avventura. Un tassello in meno, un vuoto da colmare. Crocetta quindi conversava amabilmente con gli amici dei neonazisti. Storie banali di politicanti senza principi.Ma dopo ferragosto, un uragano.Rosario pronuncia il suo voto di castità. Riempie così le pagine dei giornali ( ben due su La Sicilia). Un colpo di genio perché l’argomento pruriginoso occulta il vero obiettivo che il nostro si prefigge: impedire, e lamentarsene, qualsiasi domanda sul suo programma e lanciare ancora una volta il suo richiamo amoroso ai finiani di Sicilia. Un amore per ora impossibile, ma corrisposto. Granata vuole “fare rimuovere alla coalizione Pd-Udc l’assurdo veto sugli ex alleati di Raffaele Lombardo e appoggiare Rosario Crocetta”. Quest’ultimo loda Fini, che avrebbe affossato Berlusconi, ed è comunque certo che “al 99% ci sarà (nell’alleanza) anche il Nuovo Polo”.D’altra parte gli uni e gli altri appoggiano a Roma il governo Monti, ed il problema della riconciliazione nazionale e la rivalutazione dei ragazzi di Salò è da vent’anni il cruccio di Luciano Violante.Naturalmente, sulla stampa, nessuno coglie l’oscenità di un’alleanza tra postfascisti e postcomunisti. L’attenzione è tutta rivolta alla castità. Bisogna dirlo: Crocetta è audace. Un altro governatore votato alla castità, Formigoni, è al centro degli scandali; ed è a tutti chiaro che in nessun caso non è l’astensione dai rapporti sessuali che definisce un comportamento casto.Ma non possiamo sottovalutare che Crocetta abbia scelto questo terreno. Dall’insieme delle interviste comprendiamo che quello che avevamo intravisto prende sempre più corpo: la rivoluzione di Crocetta è una rivoluzione non solo politica, ma anche religiosa.Sgomberiamo subito il terreno dalla questione del voto di castità. Sono in gioco, come vedremo, sottili questioni teologiche che superano di molto le conoscenze del cronista. In ogni caso, per quel che ricordiamo, la castità era invocata, con misura, da San Paolo per consentire di consacrarsi interamente a Dio. Come tale non è da praticare sub condicione. Rosario ne ha una visione molto edulcorata, molto cattolica. Un fioretto alla Madonna, qualcosa di simile al commercio delle indulgenze contro cui, lo sappiamo, insorse Lutero.Nel commercio delle indulgenze si scambiavano beni terreni, da consegnare a vescovi e papi, contro beni celesti: evitare l’inferno, ridurre il purgatorio. Per il nostro si tratta di scambiare il governatorato “con un addio al sesso, tanto per tagliare corto con i pettegolezzi … (tanto più) che non ho neanche l’età per certe scorribande”.Quindi nessun voto: quest’ultimo richiede l’assoluta gratuità, e tanto più è meritevole quanto più importante è il bene sacrificato, declina con l’affievolirsi del bene.Ma ancora non è chiaro perché, al di là del rumore mediatico, il nostro metta in campo certe questioni. L’opinione di alcuni è che lo faccia per assicurarsi il favore dei vescovi. Altri pensano che assecondi un vecchio detto siciliano: ” è megghiu cumannari ca futtiri”.Sono opinioni da condividere, ma non esauriscono il problema. E’ come se Rosario avesse bisogno di una campagna omofobica contro di lui e non riuscisse ad ottenerla. E’ invece tutto il contrario. Non c’è traccia sui giornali di gossipi e di critiche su questo terreno.Soltanto Crocetta ha dato segni di furiosa omofobia. Chi non è d’accordo con lui è una checca. Su ‘IL FATTO QUOTIDIANO”, dell’11/8/12, in un articolo mai smentito si riporta che ha dichiarato che bisogna stanare “le checche spesso a sinistra”. “Queste checche nascoste penseranno: noi nascondiamo la nostra omosessualità, non riusciamo a fare nulla e lui rischia di vincere?”Impressionante l’uso del linguaggio del tutto eguale a quello dei postfascisti (post?) coi quali ha stretto una alleanza culturale prima che politica.Sul significato di checca e sul machismo lasciamo riflettere tutti quelli e quelle che vedono in Crocetta il vendicatore dei diritti offesi e la vittima da onorare. Il ruolo di vittima si attaglia al nostro. Ne fa quasi una figura religiosa. E religioso è il linguaggio che usa. La sua vita è quasi una imitatio Christi. Così scrive: la mia candidatura unisce la politica con la società civile: la terra ed il cielo”.Il guaio è che Crocetta è un cattolico militante e dovrebbe ricordare che l’unico che ha questo potere non è altri che Cristo ed il suo rappresentante in terra: Pietro, e, nella successione apostolica, il sommo pontefice il cui appellativo significa appunto facitore di ponti. Infatti in Matteo è scritto: “tutto ciò che sulla terra dichiarerai proibito sarà proibito in cielo”.Il parroco confessore di Rosario dovrebbe ricordargli che un uso troppo spregiudicato di metafore religiose può essere considerato blasfemo.Una così gigantesca “ipertrofia dell’io” dovrebbe suggerire ai molti esperti che affollano il Pd e gestiscono rubriche sull’UNITA’ uno studio attento ed almeno il consiglio al candidato dell’adozione della massima dei Padri gesuiti:”nisi caste tamen caute”.Anche perché l’identificazione con Cristo diventa sempre più evidente e pesante. Infatti dichiara e minaccia che, se eletto, “mi considererò sposato con la Sicilia, con i siciliani e le siciliane”. Così come Cristo è lo Sposo della Chiesa, una unione mistica. Alcuni, i più malvagi, temono invece, qualcosa di peggio…LIBERA NOS A MALO; DOMINE.
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