Tutto e il contrario di tutto in poche settimane di dichiarazioni sulla stampa: che spettacolo la corsa alla presidenza della Regione!
di Iena Perplessa Massimo Malerba
Rosario Crocetta annuncia ieri che “spazzerà il sistema di potere che ha distrutto la Sicilia”. Lo fa dalle pagine de “La Sicilia” e con tanto di pubblicità a pagamento (vedi foto). Il quotidiano del monopolista Mario Ciancio, evidentemente, non fa parte di quel sistema di potere se persino il “rivoluzionario” Crocetta ritiene di doverlo foraggiare. Come non ne farebbe parte, a quanto pare, nemmeno l’Udc siciliana di Totò Cuffaro e di Gianpiero D’alia con cui l’ex sindaco di Gela, dopo varie acrobazie, ha stretto un “patto civico” per governare la Sicilia. Tanto civico, quel patto, che è stato preceduto da un triste teatrino che, a ripercorrerlo oggi, lascia il sapore amaro del déjà vu, di un modo di fare politica che nulla ha a che fare con la “rivoluzione” e che sa molto, invece, di un nuovo patto di potere dietro cui si nascondono gli interessi e i personaggi di sempre. A scapito, ancora una volta, dei siciliani.
E siccome a noi piace giudicare a partire dai fatti vi proponiamo le dichiarazioni dei due alleati, Crocetta del Pd e D’alia dell’Udc, dal 21 luglio ad oggi.
21 luglio 2012, D’Alia sentenzia: “Crocetta è sceso in campo col sostegno di Lombardo, quindi non ci interessa la sua candidatura”. “Non voterà Lombardo? Non siamo nati ieri…”
21 luglio 2012, Crocetta si lancia in un attacco furioso: “CARO D’ALIA NON MI FACCIO INTIMIDIRE DA TE UOMO DI CUFFARO”. “Riguardo alle dichiarazioni rilasciate dall’onorevole D’Alia contro di me su Live Sicilia, vorrei partire dall’ultima: “non siamo nati ieri”. Infatti, caro onorevole D’Alia, sono perfettamente convinto che tu non sia nato ieri. E proprio perché non sei nato ieri, sei stato a tua volta prima uomo di Cuffaro e poi di Lombardo, contribuendo a farlo eleggere e a tenere in carica il suo governo fino all’anno scorso”. “La mia candidatura continua – è nata da sola, ed è una candidatura che trova un consenso tra le persone. Lei mi vuole portare all’abbraccio con Lombardo, in modo da vantare la tua discontinuità, solo che prima che fossi tu a dire che bisognava mandare a casa Lombardo, la rottura col governo Lombardo l’avevo già fatta io. Quindi non hai assolutamente i titoli né morali né politici per attaccarmi. Nella mia vita io sono stato sempre autonomo e non mi sono neppure permesso di offenderti, cosa che tu invece fai, per riacquistare una nuova verginità politica. I cittadini però sanno distinguere molto bene e sanno leggere il mio presente e il mio passato e credo anche il tuo. Il passato tuo e del tuo partito, che ha condiviso sette anni di governo con Cuffaro – aggiunge Crocetta – non avendo mai nulla da ridire su una delle gestioni più massacranti che abbia visto la Sicilia. Per quel miriguarda, io vado dritto per la mia strada, anche perché del beneplacito dei salotti romani che tu cerchi disperatamente, io non ne ho bisogno. Ho un grande sostegno popolare che, sono sicuro, porterà una rivoluzione e un cambiamento radicale. D’altra parte quanto tu ami la Sicilia, lo si è visto in questi giorni, quando ha richiesto il commissariamento. Arrivi persino ad auspicarti che il governo Lombardo rimanga ancora in piedi, in modo tale che possa scaldare gli animi attorno alla tua candidatura. Sappi che per quel che mi riguarda, – conclude Crocetta – io sono pronto adesso, ad agosto, a settembre, a ottobre e pure ad aprile prossimo a correre per le elezioni e, sicuramente, non mi farò intimidire da te…”
21 luglio 2012, D’Alia alza il tiro: “TRA CROCETTA E FAVA SCEGLIEREI FAVA”: “la replica stizzita e livorosa di Crocetta non merita la confidenza di lunghi commenti: abbiamo colto nel segno. Conosciamo bene i suoi rapporti e non ci fa proprio impressione. Se dovessimo scegliere tra lui e Fava non esiteremmo un momento a scegliere Fava”.
22 luglio 2012, Crocetta “minaccia”: GOLPISTA, HO LE REGISTRAZIONI DI TE CHE ESALTI LOMBARDO, PRIMA O POI LE TIRO FUORI. “Ti ho conosciuto a Gela, nel 2012, durante la festa della legalità, C’era pure Pistorio e Granata e anche tu, abbronzatissimo figlio di papà, parlavi di res mirabilia, che si sarebbero realizzate attraverso l’accordo con il governo Lombardo: per la cronaca e’ tutto registrato e un giorno di questi te la faremo risentire. Io vi guardavo, preoccupato sbalordito. Poi un giorno ti promisero la presidenza. E dopo aver sostenuto Cuffarooooo e pure Lombardo, ti sei di riverginato. Adesso sei il il beato figlio di papà, santo patrono dei riverginati. Dimmi, un po’, caballero, senza ne’ macchia, ne’ paura: io che c’entro con i vostri giochetti, se, negli ultimi dieci anni, a Palazzo d’Orleans,ci sono stato non più di tre volte? Sbiancatevi pure con la candeggina, Ma state attenti ai buchi. Adesso sei il leader di coloro Che non vogliono votare, golpista, che svende la Sicilia e i siciliani. Continua cosi’ che ce farai a far perdere al centro sinistra le uniche elezioni regionali che potrebbe vincere. E così sia, Santissimo figlio di papà, riverginato Con Ace, profumo d’intesa”.
3 agosto 2012, D’Alia torna alla carica: “NON PARLO CON GLI AUTOCANDIDATI”:”noi candidiamo un programma, vanno costruite squadre e alleanze. E per tradizione politica non amiamo i cavalieri solitari”. Insomma, “è finito il tempo degli uomini soli al comando”. Crocetta? “Parlo con i partiti, non gli autocandidati”. “Abbiamo col Partito democratico un buon rapporto, abbiamo collaborato all’Ars e sul territorio alle ultime amministrative. È giusto, quindi, iniziare il confronto dal Pd. Poi lo porteremo avanti con tutte le forze politiche responsabili, senza preclusioni. Il tempo stringe e riteniamo che da qui a dieci giorni si dovrà offrire una soluzione ai siciliani”.
Poi, per quattro giorni black-out, il teatrino si interrompe. Silenzio. Ma il 7 agosto Crocetta ha cambiato miracolosamente opinione: D’Alia non è più l’uomo di Cuffaro ma un uomo responsabile con cui costruire “un percorso di discontinuità”.
7 agosto 2012, Crocetta loda D’AliA che, improvvisamente, non è più uomo di Cuffaro: “BENE D’ALIA CHE HA INTRAPRESO IN QUESTI ANNI PERCORSO DI DISCONTINUITA'”: “Ho letto con interesse le dichiarazioni del segretario regionale dell’Udc, Gianpiero D’Alia, che pone come elementi centrali per il futuro governo dell’Isola il risanamento economico e finanziario della Regione, un patto per la crescita e l’occupazione e il contrasto a ogni forma di illegalità”. “Ritengo – aggiunge Crocetta – che su questi punti possa essere trovata una reale convergenza per il bene della Sicilia. Faccio quindi appello al senso di responsabilità dell’Udc siciliana, che ha intrapreso in questi anni un percorso di discontinuità, affinché si arrivi alla costruzione di una proposta comune di cambiamento per la Sicilia”.
8 agosto 2012, D’alia cambia sorprendentemente idea su Crocetta:”CROCETTA TI APPREZZO”: “Nei prossimi giorni proporrò agli organi del mio partito di sostenere la candidatura di Crocetta a presidente della Regione siciliana. Con lui possiamo stringere un patto civico”. Abbiamo incontrato Rosario Crocetta che ci ha illustrato le sue opinioni sul futuro della Sicilia. Ha letto e apprezzato il programma del mio partito che ha come obiettivi principali il risanamento economico e finanziario della Regione, la realizzazione di un patto per la crescita e l’occupazione che parta dal documento stilato dalle parti sociali siciliane lo scorso 1 marzo, e la lotta a ogni forma di illegalità”. “Rosario Crocetta ha convenuto che si tratta di un programma fortemente innovativo che segna la discontinuità con l’esperienza del governo Lombardo. La possibilità di stringere un patto civico con Crocetta nell’interesse della Sicilia ci sembra concreta e siamo convinti che anche il Pd potrà condividere questa nostra opinione”.
Fin qui la pantomima dei due promotori del “patto civico”, il rivoluzionario Crocetta e il cuffariano D’Alia. A noi cittadini, invece, non rimangono che le domande e tante perplessità. Per esempio: che cosa è successo tra il 3 e il 7 agosto? Quali trattative e compromessi sottobanco hanno determinato questa improvvisa inversione di rotta? Ma soprattutto: cosa c’è di nuovo in questo modo di fare politica?
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