di Iena Politica Marco Benantip>
Le elezioni regionali sono ormai alle porte e sono giornate calde per la politica catanese e siciliana. Ne abbiamo parliato con Ruggero Razza, vicepresidente fino a pochi giorni fa della Provincia di Catania e dirigente de La Destra. Una chiacchierata, piú che una intervista, sulla sua esperienza alla Provincia e sugli imminenti scenari elettorali.
Avvocato Razza, finisce, almeno per ora, l’esperienza di governo alla Provincia: che bilancio fa, in sintesi? “Il bilancio di questa prima parentesi è senza dubbio positivo. Spero si possano completare alcuni dei progetti ancora aperti. Ci eravamo dati il compito di provare a dare alcuni segnali di attenzione verso il mondo della cultura che, nella nostra provincia, ha punte di eccellenza da valorizzare: in parte ci siamo riusciti, ma non si fa mai abbastanza”.
Nessun rimpianto? Se potesse tornare indietro farebbe qualcosa in più o meno? “Non parlerei di rimpianti. Per me, trentenne, si è trattata della prima esperienza di amministrazione. In qualche caso avrei voluto osare di piú. Ma è stata una buona palestra”.
Com’è andata la collaborazione con il presidente Giuseppe Castiglione? “Devo ringraziare Giuseppe Castiglione perché ha sempre sostenuto e condiviso le proposte da me avanzate. Mi è stato insegnato, per educazione familiare e formazione politica, che bisogna saper rispettare i ruoli. Io penso di averlo fatto con lealtà”.
Ma sull’amministrazione in passato ci sono state polemiche, registrate anche dalla nostra testata… “Guardi, per certi aspetti le polemiche sono quasi fisiologiche. Nessuno deve avere la pretesa di pensarsi estraneo a critiche. A volte, poi, le critiche consentono di ripensare le proprie scelte e questo è sempre un atto di maturità”.
Con l’apparato burocratico ha avuto rapporti positivi? “Sono stato fortunato. Alla Provincia ci sono professionalità di primo piano. Nel mio caso ho avuto l’opportunità di lavorare accanto a persone di spiccata competenza”.
A suo avviso, anche per l’esperienza fatta, l’ente Provincia ha un’utilità o sarebbe meglio abolirlo? “Abolire le Province sarebbe un errore. Limitare i costi della politica, accorpare le piccole province, aumentarne le competenza, magari sciogliendo tutti gli enti inutili, questo si che può esser necessario. In questa direzione va anche la proposta dell’Upi. Noi, come partito, siamo anche per l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri. I cittadini devono dire la loro: promuovere e bocciare. Ma devono poter essere protagonisti”.
La “Destra” che farà per i prossimi appuntamenti elettorali, regionali e comunali? Quali possibili alleanze? “Intanto registriamo attenzioni nei nostri confronti. C’è rispetto – e personalmente l’ho avvertito anche a Palazzo Minoriti, dove i consiglieri Enzo D’Agata, Giuseppe Mistretta e Gaetano Disefano godono della meritata stima dei colleghi – e c’è un buon clima. Possiamo crescere ma dobbiamo lavorare di piú sul territorio. La gente chiede concretezza, discontinuità con i comportamenti piú deteriori e soprattutto buon governo. E, se possibile, un rinnovamento vero, piú giovani”.
Lei è molto legato a Nello Musmeci. Ma Musumeci ha qualche difetto, come uomo e come politico? Ad esempio qualcuno, in negativo, ne sottolinea la militanza missina e le posizioni: condivide? “Nello Musumeci va giudicato come amministratore capace e come uomo politico che ha saputo rinunciare alla comodità del potere. Ieri mi trovavo in un paese della nostra provincia e, parlando con un ex sindaco comunista, mi sono ancora una volta stupito: voterei Musumeci alla Regione, mi ha detto”.
Quali invece i pregi maggiori di Musumeci, a suo avviso? “Sono di parte. E poi i politici non si giudicano per i pregi. Tantissimi sono legati positivamente alla esperienza politica di Nello Musumeci, alcuni la criticano. È normale, fa parte del gioco. Di certo si riconosce a Musumeci di non esser fazioso e di avere un profilo istituzionale”.
Ultima domanda: ma lei perchè continua a fare politica? Non ha mai pensato di mandare a quel paese tutti e fare soltanto l’avvocato? “Per me la politica è una passione. Potrei raccontarle alcune scelte, davvero anticasta, di questi miei sei mesi alla Provincia. Ma darei la sensazione di cercare il plauso di chi legge. Finchè occuparmi di politica sarà occasione di emozioni piú positive che negative (guai a pensare alla politica senza gioie e anche sofferenze…), continuerò a farlo con passione. Qualche volta mi è capitato di dire a me stesso: stacca tutto e dedicati solo alla professione. Poi penso ai miei colleghi di studio: si lamentano per le mie assenze, ma tutto sommato le preferiscono alla mia continua presenza!”
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