Guarda guarda come sono “nuovi” i “rivoluzionari” che avanzano nella Trinacria, dai Iena Nuova raccontaci…
Vi raccontiamo una storia che nessuno ha voluto scrivere. Definirla “storia” effettivamente è anche eccessivo. Diciamo storiella, che è meglio.
Le elezioni regionali trascorse da poco piú di due mesi regalavano ai siciliani due novità: il Re Saro I eroico rappresentante dell’estrema sinistra posta a tutela di garbati interessi confindustriali e lo straripante ingresso, accompagnato dallo scintillio di luci, della tribù Grillina nelle aule del Palazzo Reale di Palermo, dove ha sede il piú antico Parlamento d’Europa.Di Saro parleremo la prossima volta. Questa prima puntata della storiella non raccontata, la dedichiamo ai fedeli del Santone.In campagna elettorale sono stati la novità. Inutile negarlo. Dicevano: non prenderemo i rimborsi, non stringeremo agli avversari neppure la mano, non ci interessano le cariche, non prenderemo tutto lo stipendio, siamo cittadini non chiamateci onorevoli, noi staremo fuori dal Palazzo e con i suoi inquilini nemmeno ci saluteremo.Insomma: si annunciava la rivoluzione delle rivoluzioni, una rivoluzione così rivoluzionaria che quella promessa da Saro (e di cui parleremo nella seconda puntata) piú che rivoluzione sarebbe sembrata una restaurazione (e, in effetti…).E chi ha votato i grilli siculi, sia chiaro, lo ha fatto in buona fede. In fondo che cosa aveva fatto la politica per la Sicilia? E siciliani, appunto, si sono divisi in tre correnti: chi ha votato e ha scelto di dire la sua (i migliori, secondo noi, quelli che ci hanno messo la faccia, la matita e il cuore); quelli che hanno votato in nome del ‘facite-noto-culu-tutti’ che siete ‘manciatari’ e ‘incapaci’ (non sono certo i migliori, perché molti di questi alla corte dei peggiori sono stati per anni e anni, ma almeno in questo si sono rivelati tendenzialmente siciliani: rinnegare il padrone e far finta di non averlo servito mai); in ultimo quelli (i peggiori, quelli che ‘a mia non m’interessa, facciano quello che gli pare’) che non andando a votare hanno fatto vincere Re Saro.Detto questo, che è genesi del risultato, veniamo ai nostri prodi, che rispettiamo e ai quali signori e signore deputati vogliamo rivolgere l’augurio di non incazzarsi (minchia come sono permalosi i grillini nessuno mai…).Andiamo per ordine.Hanno detto di rifiutare il rimborso e questo gli fa onore. Loro spese di mantenere un partito non ne hanno e possono liberamente dire di aver speso ventimila euro in campagna elettorale. Non ci crede nessuno perché trenta comizi con palchi e lucicon ventimila euro non li fai. Ma loro dicono che rinunciano, anzi rinunceranno. In questo, mantengono l’impegno.Ma, il meglio di sè gli onorevoli grillini lo hanno riservato a Palazzo. Tra un onorevole di qua e un onorevole di là si sono distinti per aver fatto due o tre maggioranze, come nella migliore (quindi peggiore) tradizione del siculo Parlamento.Vediamo. Non hanno votato Ardizzone, scegliendo un nome loro, dicendo che avrebbero fatto tutto tranne gli accordi con quelli là. E poi? Poi ti capita che mettono un loro vicepresidente e questi viene eletto con i voti del duo Lombardo-Miccichè. Nulla di strano. I volponi sicilianisti avevano voglia di far saltare il banco. Tutti a pensare, non sarà un accordo. E invece: seconda votazione per i deputati dell’ufficio dipresidenza, che ti fanno i grillini dei Normanni? Restituiscono il favore e votano il candidato Mpa. Si. Proprio Mpa.Si passa, poi, alle commissioni. E qui arriva il grande intrigo. Da Roma il Pd nazionale dice: stop ad accordi ambigui (minchia, e quello tra il Pd e Lombardo che accordo era? Boh…). Ed ecco materializzarsi una nuova maggioranza. Con chi? Con i grilli, of course, che conquistano anche i ruoli nelle commissioni.Saro, il Re, ci tiene assai ad apparire nuovo e, quindi, tutto quello che i grilli chiedono diventa legge. Ma no legge dell’Ars. Legge di vita. E giù con il sottogoverno a Catania (rifiutato a seguito polemiche) e con l’ingresso nelle stanze che contano.Vi abbiamo raccontato questa storia, senza farcirla di polemiche, perché un giorno si disse: vedrete, questi nuovi deputati in qualche anno si abitueranno. Loro hanno smentito il pronostico: ci hanno messo un paio di mesi.
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