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Politica sicula: Lucia Borsellino, scudo della dignità dei siciliani, Presidente della Regione
Pubblicato il 22 Luglio 2015
di marco pitrella
Con le dichiarazioni Manfredi Borsellino si archivierà presto (si spera) nel “c’era una volta” Crocetta. L’animale piddìno, sospeso fra l’imbarazzo sul “caos” Tutino e l’incubo di una possibile vittoria del M5S, è bene che candidi Lucia Borsellino Presidente della Regione (e saluti Saro). Pare, si dice, si mormora che Renzi, il mattel pneumatico, ci stia facendo più d’un pensierino.
“Non sarà la veridicità di un’intercettazione a raccontare lo scenario drammatico in cui lei ha operato”, queste le parole di Manfredi rivolte al presidente della Repubblica… “il calvario della croce di Lucia” sta in ciò che fa schifo come la mafia; u dirittu a patti i casa delle volgarità smisurate e irrispettose verso la cosa pubblica dove ad ogni “palese incapacità” si rispondeva con una denuncia perché c’era sempre un complotto e il malaffare; quando l’unico potere occulto è quello che di Crocetta ne ha fatto un paladino.
E’ un “fatto umano la mafia”, diceva Giovanni Falcone. E se, per definizione, è la violenta negazione del diritto, ce n’è un’altra di mafia a volte palese e a volte nascosta tanto pericolosa quanto diffusa nel “misfatto” & nel ricatto.
Ecco “il puzzo del compromesso morale” – di cui parlava il Sig. Giudice Paolo – che solo per poco, purtroppo, fu avvolto & sepolto fra le lenzuola bianche di Palermo nel 92.
Lucia Borsellino Presidente per dare sostanza all’indignazione e farne un punto di forza & un punto d’unione con chi non ha creduto al ricamo crocettiano che dell’imbroglio faceva un merletto; da Buttafuoco che nella “buttanissima” ha fotografato l’impostura passando per Fiandaca che alla “trattativa” ha preferito le legge.
All’ “anti” si faccia la lotta “per” la legalità.
“O c’è il cerchio magico o c’è il Pd, entrambi non possono convivere”, ha detto Fausto Raciti, l’onorevole ragazzino. Sarà più facile trovare il sesso degli angeli che un riscontro positivo all’ aut aut del segretario regionale Piddì.
“Non basta portare come scudo un cognome tra i più venerati dalla gente onesta – (Lucia Borsellino, ndr) […] -, non è sano gridare allo scandalo ogni qual volta non si riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati. A volte non si è capaci e basta”, è stato scritto qualche giorno fa su Sudpress, giornale online onestamente schierato con il governatore.
“Mi dimetto per ragioni etiche e morali inconciliabili con la prosecuzione del mandato”, parole di Lucia.
Il fallimento del governo è ormai comprovato. L’(e)lettore scelga a chi credere.
“Qualcosa non quadra – ha sottolineato Sud – se si può ricoprire per anni il ruolo di direttore generale in un governo presieduto da Lombardo senza lamentarsi di nulla, salvo poi portare la croce per un’intercettazione inesistente.”
Se questa è la linea, “colpevoli” sono anche Massimo Russo (che con Paolo Borsellino lavorò) e Caterina Chinnici (figlia di Rocco) e Giuseppe Lumia che quel governo sostenne (giunta buona & operosa quella fu).
Eccetera, eccetera, eccetera.
L’appello va al senso di responsabilità di Cracolici, Faraone e D’Alia e a tutti i siciliani “liberi & forti” .
C’è da ricostruire tutta una “dialettica civile” e sulla candidatura della Borsellino si può fare. Ci stiano dentro i partiti (non pervenuti in questi anni) a baluardo del trasformismo e si vada oltre gli schieramenti; il percorso è tracciato nella storia di quel cognome che Lucia, quando è stata chiamata, ha onorato con coerenza.
Serve solo la volontà politica per provare a respirare “il fresco profumo della libertà”. Speriamo non manchi.
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