Politica sicula: Pino Maniaci presidente della Sicilia a 5 Stelle, così sarà se vi pare


Pubblicato il 28 Ottobre 2015

di marco pitrella

Se metti dentro uno che il dito nella piaga gliel’ha messo, per schivare la lancia magistrAle, una condizione deve essere posta: non devi essere ricattabile. Per i deputati pentastellati non è ancora arrivato il tempo per cui uno scheletrino può diventar facilmente un ossario; loro è l’ occasione di puntare su chi ha giornalisticamente (e non solo) denunciato la Saguto&Co, ed il cui potere di terzo & imparziale nulla ha avuto… nello sdegno dei togati rimasto “muto come un labbro chiuso” tutta la miseria “dell’altra casta” che in fondo è, forse, la (più) autentica. Se davvero avversi al “sistema” i 5 Stelle, dunque,dovrebbero candidare Pino Maniaci presidente della Regione.

La vicenda da “za Silvana”, presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo -, se confermata – sarà, infatti, l’ennesima dimostrazione che il bene & il male non sono dove ce l’hanno raccontato… e di caste, ancora oggi, ce ne stanno fin troppe.

Del resto, se Rodolfo Sabelli, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, s’è sbottonato più per la riforma sulle intercettazioni che per lo scandalo sulla gestione dei beni confiscati ci sarà pure qualche motivo. Pare, si dice, si mormora che si chiami solidarietà corporativa, questa.

E, intanto, con corporativismo il Partito Democratico, svuota il Centro-Destra annettendo gruppi & cordate & familismo, combattendo la disoccupazione (propria) per entrare nel Crocetta IV, “il governo dei politici”-prossimi alla mobilità. In fondo, nell’immaginario collettivo dove ha fallito il Piddì sono arrivati i pentastellati. Di limiti, però, ve ne sono nella selezione della classe dirigente grillina, interamente affidata al dominio della rete. La scelta dei candidati per curriculum in una sorta di “primaria on-line” rende difficoltoso, di fatto, l’apertura necessaria alle risorse migliori –errore analogo a quello piddìno, appunto – col rischio di trasformare la battaglia “alle caste” in un gioco di nicchia.

La maturità politica, poi, comincia con la fine della lagna sui tagli dei costi a qualunque prezzo e a spese di qualsiasi diritto, eco della demagogia di Rizzo & Stella, dei Travaglio e dei Don Ciotti. Sullo scandalo dei beni confiscati muti stanno quelli che il silenzio degli altri chiamavano omertà. “Ho provato a contattare Michele Santoro e Milena Gabanelli. Tutto inutile”, ha dichiarato Maniaci (lavocedinewyork.com.).

È vero, l’animale grillino dell’unzione magistrAle ne è l’ultimo degli artefici & il primo dei propagandisti. Di orgogliose verità – fatte di nommina & concorso esterno – ne è ingordo.

Tuttavia il pentastellato isolano attraverso le preferenze di voti e di teste è stato eletto; per questo è fenomeno politico diverso da quello che, pur incapace ad aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, presto se piglierà Roma. “Sulla via dell’onestà” “il” 5 Stelle in Sicilia destina parte dell’indennità al microcredito, governa Ragusa, presiede le Commissioni Ars e si presenta in aula (dove i restanti deputati latitano)… insomma, va sul merito e ci sta dentro, o almeno ci prova.

Ora il “balzo in avanti”.

In tal senso, candidare il direttore di Telejato (non sappiamo se nutra simpatia verso 5 Stelle) sarebbe una bella mossa. Il suo volto scavato e l’accento palermitano marcato evocano sicilianità non del tutto perduta. I baffoni e la voce rauca fanno il resto.

Ha il grande merito di non essere tesserato ad alcun circolo “anti” di quelli che “impersonano il bisogno di mafia” (copyright Rosaria Capacchione,  su L’ Unità) e che con la solita retorica, più o meno enfatica, gli autoproclamatisi eredi Falcone & Borsellino stanno tirando a campare in questa terra “disgraziata e maledetta” in cui nulla deve cambiare.

Rifiuterebbe la candidatura Pino, è poco ma sicuro. Vinceranno comunque alle prossime elezioni i 5 Stelle… certo uno come Maniaci presidente trasformerebbe i pentastellati in dei politici di gran lunga molto meno grillini.


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