Tratto dai documenti forniti in conferenza stampa dall’associazione. “Apprendiamo in questi ultimi giorni che il 14 marzo si dovrebbe tenere la Conferenza di servizi Decisoria per il rilascio di una concessione demaniale, per 99 anni, ad una impresa che vorrebbe costruire un porto turistico con le relative infrastrutture turistico-ricettive e commerciali. Tutto ciò, ancora una […]
Politica sicula, telefonate e “baronaggio”: “lezione” di Nino Strano all’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza!
Pubblicato il 03 Settembre 2018
“Nino Strano, i lettori lo ricorderanno – per la sua irresistibile simpatia, e non solo per la mortadella mangiata al Senato contro un Romano Prodi dimissionario – chiama al telefono Ruggero Razza, assessore alla Sanità della Regione siciliana, ma non riceve risposta.
Richiama, telefona ancora, lascia messaggi, scrive sms e qualche volta – stac!– si ritrova con l’orecchio sfregiato da un clic.
Appunto, respinto.
La fatica di Strano è di tutti: il giovane assessore è irreperibile a chiunque ma l’estroso senatore prende carta e penna e invia al politico attualmente in auge una raccomandata con ricevuta di ritorno dove, tra le comunicazioni, scrive: “… da un giovine quale Ella è, verso un uomo di 68 anni quale io sono, mi aspettavo una risposta garbata e non il silenzio; ma non la disturberò mai più, non la cercavo certo per interessi personali perché una persona come me non avrà mai bisogno di un baldo giovine qual è lei!”.
Senza nulla a pretendere, il caso di dire.
Come nella famosa lettera della “moria delle vacche” di Totò e Peppino.
Il non rispondere alle chiamate è una sorta di blasone nel codice del potere meridionale se ancora molti anni fa, un altro assessore siciliano, non rispondeva a nessuno quando già gli amici – per tastarne l’importanza – facevano un esperimento.
Chiamavano Massimo D’Alema a Palazzo Chigi e questi dopo solo cinque minuti richiamava.
Telefonavano quindi a Silvio Berlusconi, al tempo capo dell’opposizione, e questi, educatissimo, si metteva all’ascolto.
Come anche lo stesso Francesco Cossiga, disponibilissimo oltre che dal suo Motorola, anche dal baracchino con cui dal Quirinale comunicava e picconava.
Tutti, insomma, rispondono. L’assessore, invece, no.
E’ uno spagnolismo, forse stucchevole, ma con un fondamento antropologico perché il telefono portatile – non a caso “cellulare” – altro non è che un guinzaglio.
Chi si dichiara pronto è sempre pronto (alla chiamata altrui).
Chi lo adopera è un “sottomesso”.
Lo squillo che trilla ovunque, in qualunque situazione – sia a pranzo, o quando si fa l’amore – è un richiamo all’immediata disponibilità.
Fu il solo Umberto Eco a intuire già negli anni ’80 il forte carico simbolico del nuovo elettrodomestico.
E lo fece con un solo esempio: “Avete mai visto Gianni Agnelli prendere dalla tasca il telefono per dirsi pronto?”.
Ci vuole, insomma, il vento in Chiesa, ma non al punto di spegnere le candele.
Franco Battiato, a un musicista che non gli rispondeva mai, ma per noncuranza – e mai lo richiamava, ma non per superbia – beccandolo per strada ebbe a dirgli: “Almeno in bagno, seduto sulla tazza, lo guarderai il telefono… e non lo vedi che ti sta cercando il Maestro Battiato? Tira lo sciacquone e chiama!”.
da Il Fatto Quotidiano del 3 settembre 2018″.
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