Politica sicula, telefonate e “baronaggio”: “lezione” di Nino Strano all’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza!

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“Nino Strano, i lettori lo ricorderanno – per la sua irresistibile simpatia, e non solo per la mortadella mangiata al Senato contro un Romano Prodi dimissionario – chiama al telefono Ruggero Razza, assessore alla Sanità della Regione siciliana, ma non riceve risposta.
Richiama, telefona ancora, lascia messaggi, scrive sms e qualche volta – stac!– si ritrova con l’orecchio sfregiato da un clic.
Appunto, respinto.
La fatica di Strano è di tutti: il giovane assessore è irreperibile a chiunque ma l’estroso senatore prende carta e penna e invia al politico attualmente in auge una raccomandata con ricevuta di ritorno dove, tra le comunicazioni, scrive: “… da un giovine quale Ella è, verso un uomo di 68 anni quale io sono,  mi aspettavo una risposta garbata e non il silenzio; ma non la disturberò mai più, non la cercavo certo per interessi personali perché una persona come me non avrà mai bisogno di un baldo giovine qual è lei!”.
Senza nulla a pretendere, il caso di dire.
Come nella famosa lettera della “moria delle vacche” di Totò e Peppino.
Il non rispondere alle chiamate è una sorta di blasone nel codice del potere meridionale se ancora molti anni fa, un altro assessore siciliano, non rispondeva a nessuno quando già gli amici – per tastarne l’importanza – facevano un esperimento.
Chiamavano Massimo D’Alema a Palazzo Chigi e questi dopo solo cinque minuti richiamava.
Telefonavano quindi a Silvio Berlusconi, al tempo capo dell’opposizione, e questi, educatissimo, si metteva all’ascolto.
Come anche lo stesso Francesco Cossiga, disponibilissimo oltre che dal suo Motorola, anche dal baracchino con cui dal Quirinale comunicava e picconava.

Tutti, insomma, rispondono. L’assessore, invece, no.
E’ uno spagnolismo, forse stucchevole, ma con un fondamento antropologico perché il telefono portatile – non a caso “cellulare” – altro non è che un guinzaglio.
Chi si dichiara pronto è sempre pronto (alla chiamata altrui).
Chi lo adopera è un “sottomesso”.
Lo squillo che trilla ovunque, in qualunque situazione – sia a pranzo, o quando si fa l’amore – è un richiamo all’immediata disponibilità.
Fu il solo Umberto Eco a intuire già negli anni ’80 il forte carico simbolico del nuovo elettrodomestico.
E lo fece con un solo esempio: “Avete mai visto Gianni Agnelli prendere dalla tasca il telefono per dirsi pronto?”.
Ci vuole, insomma, il vento in Chiesa, ma non al punto di spegnere le candele.
Franco Battiato, a un musicista che non gli rispondeva mai, ma per noncuranza – e mai lo richiamava, ma non per superbia – beccandolo per strada ebbe a dirgli: “Almeno in bagno, seduto sulla tazza, lo guarderai il telefono… e non lo vedi che ti sta cercando il Maestro Battiato? Tira lo sciacquone e chiama!”.

da Il Fatto Quotidiano del 3 settembre 2018″.

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Iene Sicule

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