Politica Siculo-Bizantina, “giallo Fiumefreddo”: la “notte dei lunghi coltelli”…per “tagliargli” la poltrona?


Pubblicato il 29 Luglio 2015

Ultime dal “Fronte Palazzo D’Orleans”: chi non vuole il Presidente di Riscossione Sicilia? O meglio chi lo vuole. Di certo, sembrerebbe uno solo: Rosario Crocetta!

di iena infedele marco benanti

Che notte, stanotte: da una parte all’altra della Sicilia corrono veloci le attese, i sogni, i veleni di due uomini che la vita ha messo uno accanto all’altro. Almeno sembra così. Da un lato Rosario Crocetta, appena uscito da una “bufera” mediatico-politico-esistenziale (seguendo la triade “Espresso-Tutino”-crisi governo- pensieri suicidi); dall’altro Antonio Fiumefreddo, presidente di Riscossione Sicilia, già dato per successore di Linda Vancheri sulla poltrona di assessore regionale alle attività produttive e, invece, nelle ultime ore indicato come in “calo” per lo stesso posto di governo. Cosa che avrebbe procurato un “aumento della temperatura”, come indicato anche da qualche “sms di fuoco” che sarebbe partito fra i partecipanti a questa “partita a scacchi”.

Dallo sport alla politica, ci si potrebbe chiedere: chi non vuole Fiumefreddo? O meglio, forse chi lo vuole? Parrebbe certo un nome, ma probabilmente uno solo: Rosario Crocetta.  Il presidente sull’ orlo di una “crisi di nervi”, che avrebbe trovato in questo fragente proprio in Fiumefreddo una sorta di “ancora di salvataggio”. Umana, non giuridica, così almeno sembrerebbe.

Insomma, Fiumefreddo sarebbe al centro di un “fuoco di sbarramento” niente male: in questi casi, fidarsi o non fidarsi è la stessa cosa. Non ci sono “amici”: putroppo per gli uomini che credono nel Potere passano i secoli, ma la sostanza resta la stessa.

Allora, la “scena” di questa “pièce” tutta sicula è veramente tragicomica, e piuttosto crudele: Fiumefreddo avrebbe “in mano” una nomina da settimane, ma non si è insediato. Manca il decreto? Sembra un remake della primavera del 2014: tutto a posto, o quasi, anche allora. E poi?  Finale: assessore per un giorno. Con dimissioni polemiche.  Anche allora, “pezzi” del Potere siciliano, dalla politica ai media, si erano messi trasversalmente di traverso.

Del resto, Fiumefreddo attrae odii profondi: non una novità nella politica di Potere, una “terra” dove  è “straniero” lo scrupolo.E la memoria serve a fare “pagare” all’avversario ogni piccola o grande “caduta”. Anche perché Fiumefreddo non è un “battitore libero”, non è espressione di un partito o di un movimento.  Il gruppo di Potere in cui da tempo è inserito si fonda su due pilastri: un pezzo di Confindustria e il senatore della “sinistra confindustriale” Beppe Lumia. Riuscirà quest’ultimo a “tessere” le “fila giusta” per uscire da quest’impasse?

Che resta? Resta una “notte da lupi” nella terra dove il tradimento è un costume praticato da secoli, spesso con sottile compiacimento. E il tradimento significa sfiducia, disistima, talora delirio di onnipotenza dell “Io”. Il senso più profondo di un certo modo di “essere siciliani” sempre in bilico fra necessaria socialità declamata e becero individualismo praticato in una terra costantemente calpestata dalla gente che la abita e spesso vi è nata. E soprattutto nel contesto generale dove la Politica è morta da tempo, “assassinata” dai personalismi più o meno “antimafia”, cresciuti sulla macerie dei partiti di massa ed alimentati dai miti delle società civili e dei “Pm che risolvono”. Due enormi bluff a conferma della miseria della politica ridotta a “uomini contro uomini” e non a “idee contro idee”.

A questo punto, l’ ultima parola passa a Crocetta: a quale istinto obbedirà?  Al suo, di narciso “bastian contrario” o alla “ragion di Stato”, tradotto nel siciliano “tradimento”, magari da “scaricare” su “pezzi” del suo traballante “sistema di governo”? Nella Sicilia della politica di Potere tutto o quasi è possibile.


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