“Politica sinistra”, i “cattivi ragazzi” e il Pdci: chi c’è dietro la “Banda dei Tre Tre?”. “Indagini” in corso? Massimo Malerba accusato di “spaccamento di sinistra”!


Pubblicato il 03 Gennaio 2013

Non si placa la polemica con annessa “spy story all’amatriciana” protagonisti i Comunisti Italiani rossazzurri. Pubblichiamo quanto scrive su facebook l’ultimo “indiziato” e che indizio!…leggiamo

a cura di iena operaia allibita

“Mai, nella mia vita politica, mi è capitato di vedere la scena cui abbiamo assistito nel video diffuso dai giovani della Fgci di Catania. Eppure ho fatto mille assemblee, riunioni, incontri, facili e difficili, talvolta drammatici. Ho partecipato alle assemblee dei ragazzi dei centri sociali, dei comitati referendari, dei partiti, del movimento contro la guerra, del sindacato, degli studenti, dei forum mondiali, dei lavoratori licenziati dal call center, dei lavoratori dell’igiene ambientale nelle discariche più sperdute della provincia alle quattro del mattino, dei cassintegrati, dei disoccupati, dei precari, delle donne, degli immigrati, dei rossi, dei viola, dei comunisti e dei cattolici, delle redazioni antimafia, come quella de “I Siciliani” o “L’Isola possibile”, con cui ho collaborato per anni, esponendomi in prima persona e denunciando la mafia con articoli e inchieste, accompagnando troupe televisive nei luoghi del voto di scambio, ricevendo “avvertimenti”, dovendomi guardare alle spalle mentre rientravo a casa, in solitudine. In molte di queste assemblee la posta in gioco era il pane da portare a casa. Eppure, mai nessuno ha chiamato la polizia per evitare ad un compagno di esporre la sua posizione, di accedere ad una sede di discussione, di esprimere la propria sensibilità politica, ancorché contraria a quella delle maggioranze. Ho sempre militato nelle minoranze politiche e sindacali e so quanto sia scomodo stare dalla parte del torto, come direbbe Brecht. Per questo mi sono indignato vedendo quelle immagini. Potevo rimanermene in silenzio, potevo girarmi dall’altra parte, far finta di non aver visto ma mi sarei sentito un verme e ho preso posizione.

La mia presa di posizione ha scatenato la reazione rabbiosa del gruppo dirigente dei comunisti italiani che mi ha definito “spaccatore della sinistra catanese” e “giornalista alla Sallusti” e minacciato velatamente di denunciare me e le decine di persone che hanno commentato con sdegno un post ospitato nel blog di cui sono responsabile. Lo facciano. Sarebbero in buona compagnia assieme al senatore del Pdl che mi ha denunciato per un articolo contro i privilegi della casta chiedendomi 300.000 euro. Denunciateci tutti, chiamate la Digos, l’esercito, i paracadutisti, i marines. Poi però dovete spiegare se il giornalista alla Sallusti sono io o voi che ieri, contro i vostri “nemici” (perché è questa l’ottica di taluni dirigenti) avete riversato un fiume di improperi: “dissidenti”, “agenti provocatori” giusto per ricordarne qualcuno. Termini che non si sentivano dal 1956 e che poco hanno a che fare con la rivoluzione civile che ci proponiamo di fare. E dovranno anche spiegare se lo spaccatore della sinistra sono io o loro che hanno cambiato posizione tre volte in un mese (prima sostenendo Vendola, poi Bersani e infine Ingroia); se sono io o loro che, in assenza di una discussione pubblica e partecipata, si sono già lanciati nel sostegno a Enzo Bianco nella partita per le prossime amministrative catanesi.

Avrebbero potuto chiedere scusa per l’accaduto. Quello sì che sarebbe stato un atto responsabile, unitario, dignitoso. E invece no: hanno preferito rilanciare colpendo direttamente, e sul piano personale, coloro che si sono fatti carico di rendere pubblico un fatto. Il problema, per loro, è la pubblicità del fatto e non il fatto in sè, ossia aver chiamato la polizia per cacciare i compagni. Questo mi preoccupa.

Mi preoccupa perché siamo alla vigilia di una campagna elettorale difficile, in cui volenti o nolenti dovremo lavorare insieme, in cui avremo tutti contro, in cui nessun risultato è scontato, in cui c’è bisogno di tutti, anche di Vincenzo Rosa e Mattia Gambilonghi. E mai, come ora, dovremmo procedere uniti, con umiltà, riconoscendoci a vicenda, includendo e non escludendo, ingoiando qualche rospo se necessario. Ma mantenendo saldi due principi: la trasparenza e la partecipazione. Nessuno esclude nessuno.

Per questo l’editto bulgaro emesso ieri dai comunisti italiani nei miei confronti (ma non solo nei miei confronti) mi preoccupa oltre che ferirmi. Non ho nulla contro i dirigenti e i militanti dei comunisti italiani. Molti di loro sono miei amici, persone che stimo e con cui ho condiviso, condivido battaglie e condividerò battaglie. E a loro in particolare che chiedo un atto di responsabilità, di generosità politica, lo sforzo di lavorare per mettere assieme tutti i pezzi in vista di quella che mi auguro sarà una vittoria di tutti e per tutti, una nuova rivoluzione civile.

p.s. ringrazio le decine di compagne e compagni dei partiti, dei movimenti e del sindacato che mi hanno inviato messaggi di solidarietàMassimo Malerba“.


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