Politica, “svolta a sinistra” di Luca Spataro (già segretario Pd Catania): “no alle riforme del governo Renzi!”


Pubblicato il 05 Maggio 2015

Dopo l’ultimo post pro Renzi non ho resistito più: sono andato di notte da Luca Spataro, l’ho riempito di una sostanza speciale a base di “arancino antimafioso” e l’ho fatto…rinsavire!

E così, lui, proprio lui, è tornato indietro nel tempo, quando era giovane (vedi foto) e non voleva “morire democristiano”…e ha scritto quanto segue! Eclatante! 

testo raccolto da marco benanti

Credo che uno dei peggiori pregi del nostro paese consista nella necessità di dire no alle riforme con cui Matteo Renzi non sta cambiando il paese, anzi lo illude per distruggerlo. Lo sanno bene i renziani, è giusto che lo sappiano gi italiani.

Credo che le parole che stanno caratterizzando il nuovo corso renziano siano fuorvianti per l’opinione pubblica, allontanandola dal vero problema: l’immobilismo della politica. L’immobilismo dell’attuale Presidente del Consiglio.

Ogni categoria produttiva pensa, infatti, che si debba cambiare tutto, a cominciare dalla propria. Per questo approvo la manifestazione dei sindacati CGIL-CISL-UIL. Non uno sciopero contro, ma uno sciopero per cambiare davvero verso al paese. Altro che conservatorismo, altro che minoranza. Il paese reale – egregiamente guidato dal sindacato – è in piazza. Quello stesso sindacato che, assieme al sindaco Bianco, sta ridando nuova luce alla città di Catania.

Non posso fare a meno di evidenziare il mio dissenso verso l’atteggiamento ostile di Niccolò Notarbartolo nei confronti dell’amministrazione comunale. L’elezioni sono finite da un pezzo, con buona pace di Giuseppe Berretta a cui mi lega una profonda amicizia e stima, e proprio per questo dico “rimbocchiamoci le mani” e diamo una mano ad Enzo (Bianco n.d.r).

Forse non ci si rende conto che il paese negli ultimi 30 anni si è aperto; la società civile ha costruito solide realtà, ma l’autoritarismo renziano non né riesce a coglierne il senso. Peccato.

E intanto con questo governo l’Italia ha smesso di essere un paese di opportunità, s’è inceppato l’ascensore sociale.

L’altro giorno a Portella della Ginestra uno dei sopravvissuti della strage del 1947 ha detto “non è vero che noi abbiamo perso, noi abbiamo vinto, noi lottavamo perché i figli dei contadini diventassero ingegnerie e avvocati e ci siamo riusciti.”   

Quella generazione ha vinto la sua battaglia. Poi ci siamo arenati nell’ultimo ventennio appena trascorso.

Infine sono arrivati i giovani turchi, i Renzi, i Davide Faraone e i Maria Elena Boschi e il meccanismo s’è rotto. Sono tutti comodamente seduti animanti da un falso spirito di cambiamento.

Ha fatto bene Roberto Speranza a dimettersi da capi gruppo, e bene hanno fatto Civati, Bersani e tutti gli altri a esprimere il loro dissenso. Spero che questo sia il primo passo per la costituzione di gruppi autonomi che diano vita ad un nuovo partito che sia la “casa” di tutti coloro che a questo sistema dicono no: dalle forze sindacali sino a Grillo i cui parlamentari stanno svolgendo un lavoro sublime in parlamento e fra la gente, ma la stampa non se ne cura.

“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”, facciamo di nuovo sventolare la bandiera rossa gridando “Hasta la victoria siempre.”

 


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