Politica, “vecchi contro giovani”? “Psicoteatro” nel Pd rossazzurro: si dimette anche il segretario cittadino Saro Condorelli. Ma Berretta non si presenta


Pubblicato il 11 Marzo 2013

Oggi in conferenza stampa annuncia di “mollare” anche il responsabile della città, a lungo legato ad Enzo Bianco. Sotto accusa “i notabili” e il “no” alle primarie. E su Lombardo….(nella foto Condorelli e Spataro durante l’incontro con i cronisti)

Ma allora era davvero pieno di “innovatori” questo partito, peccato che non molti se n’erano accorti…di iena politica Marco Benanti

Come dicono i saggi e gli uomini veri “il capitano non abbandona mai la nave che affonda”. E’ nel momento della “sconfitta” che si vedono i leader. E, infatti, oggi alla conferenza stampa del “day after” la direzione provinciale Pd, con le dimissioni del segretario provinciale Luca Spataro, il neodeputato rieletto Giuseppe Berretta non c’era. Era a Roma, all’insediamento dei parlamentari? O a Palermo? Ma con la mente a Catania, certamente.

Che lui fosse il leader di riferimento della segreteria piddì lo sanno anche le pietre: ma probabilmente era preso da cose più importanti da fare. E così come nei film di Nanni Moretti, l’ “uomo di centrosinistra” al momento della “battaglia” si va a prendere un cappuccino, magari alla buvette di Montecitorio. Mentre tutto o quasi va a rotoli.

Con Spataro, gli “irriducibili”: Otello Marilli (nella foto confuso con i giornalisti), Daniele Sorelli, Tania Spitaleri, Damiano Pagliaresi, Pierluigi Flamigni. Seduto su un lato anche il segretario del circolo centro storico Davide Ruffino. Confuso anche lui? Insomma, c’era più giornalisti che sostenitori di Spataro. Ma la giornata è stata fondamentale lo stesso.

Anche perché dopo Spataro, oggi sono state annunciate dall’interessato le dimissioni del segretario cittadino Saro Condorelli, una lunga vita politica legata ad Enzo Bianco (con cui è stato assessore e presidente del consiglio comunale), da un po’ “avversario” del senatore e “innovatore”. In nome delle “primarie”.

Così il “giochino” di questo scontro tutto interno al “sistema di Potere” imperante a Catania arriva a definire “nuovo” che le vuole (le primarie), “vecchio” chi non le vuole. Niente male!”Mi dimetto dall’incarico – ha dichiarato Condorelli – perché mentre il Paese si interroga sulle percentuali di cambiamento necessarie per garantire la governabilità a tutti i livelli, qui si torna ad utilizzare metodi che non hanno nulla a che vedere con la nostra storia. Non posso non rendere evidente il mio disappunto rispetto a un metodo che ritenevamo sepolto e che non tiene conto dei segnali che i cittadini ci hanno lanciato. Ieri si sono scontrate due concezioni di intendere il partito: uno che nasce dal territorio e dalle scelte partecipate e l’altro che nasca da un accordo di esponenti di varia provenienza che impone un candidato sindaco. Non si può scegliere il candidato sindaco di Catania senza affidarsi alle primarie”.Che è –ufficialmente- il “casus belli” dello scontro deflagrato in direzione, ieri. In realtà, una “foglia di fico” per coprire la semplice considerazione che gli equilibri di Potere sono cambiati, anche per la “scelta” (di Potere) della Cgil (un partito di fatto, malgrado le smentite di chi campa nell’apparato sindacale) di scegliere Bianco come candidato a sindaco. Ma al quesito sul perché di questo “spostamento” (la Cgil appoggiava prima Berretta e quindi la segreteria piddì) Condorelli ci ha risposto di rivolgere la domanda ai diretti interessati! Una risposta democristiana, da “innovatori del sabato sera”. Spataro non ha risposto: il segretario paga per tutti. Il più debole, vede adesso i suoi presunti sostenitori mancare anche nel giorno della “sconfitta”. Solo c’è chi finisce in Parlamento e chi no, magari torna a “fare il militante di partito”, che è una vita leggermente diversa. Un dettaglio, forse.Spataro ha puntato il dito contro “un gruppo di parlamentari” (più avanti li ha indicati: Bianco, Raia, Burtone, Barbagallo) che con il no alle primarie ha deciso “un percorso che ci fa tornare alla Prima Repubblica nella modalità di scelte del candidato sindaco”. Evidentemente, diciamo noi, è meglio una decisione che arriva guidata da chi guida la segreteria, magari attraverso le osannate “primarie”, è più “innovativa”.

Ma comunque, secondo Spataro si tratta di una “scelta sbagliata, che non tiene conto dell’onda che ha colpito i partiti tradizionali nelle ultime recenti elezioni e del fatto che in questo momento politico un partito, un partito democratico deve essere un partito che osa di più in partecipazione, in coinvolgimento di cittadini, nella capacità di essere un partito che mette dentro istanze che sono fuori nella società”. Le “istanze nella società” nel Pd catanese sono appena leggermente fuori da qualche tempo, ma forse è solo una nostra impressione.”Si è voluto imporre al partito democratico la cancellazione stessa del sua dna e del suo statuto”- Spataro è secco. E poi l’attacco: “Questo snatura il partito democratico e l’imposizione di un gruppo dirigente capeggiato da alcuni parlamentari che non hanno capito i tempi che stiamo affrontando e che creano una forte difficoltà al partito democratico”. Si è arrivati alla proposta di un “direttorio” degli stessi parlamentari (“quelli della conservazione contro l’innovazione” diciamo noi). Direttorio? Termine “antico, vetusto” dice il segretario uscente, che si vanta di non avere mai “assecondato logiche che tendono a trasformare il partito in un spa o in una congrega di notabilati.Ha fallito in questa opera di resistenza, rinnovamento fortemente contrastato dagli stessi soggetti che hanno bocciato le primarie”. Ha continuato Spataro: “io non voglio appartenere alle quattro persone che fra quattro mure decideranno il candidato sindaco della città di Catania”. E all’on. Raia che ha parlato di un “partito più unito” dopo quanto accaduto ieri, Spataro risponde quanto “ho detto ieri all’atto delle dimissioni, cioè che la forza dimostrata da alcuni notabilati ieri all’interno della direzione del partito democratico è corrispondente alla loro debolezza e alla loro irrilevanza tra i cittadini che è stata dimostrata nelle ultime elezioni politiche”. Insomma, i “notabilati” esistono anche nel Pd, non solo nel centrodestra. Ma Spataro, segretario provinciale da alcuni anni, li aveva conosciuti o no anche al momento della sua elezione? In attesa di una risposta a questa domanda, riscontriamo un altro attacco “spatariano”: il Pd si è “chiuso in sé stesso e ha assecondato il capriccio di qualcuno di voler essere il candidato sindaco senza passare dal percorso delle primarie”.Per fortuna, una buona notizia è arrivata. Ha dichiarato il segretario uscente: “c’è un gruppo dirigente che da venti venticinque anni decide le sorti del partito democratico a tutti i livelli e che ha chiuso un ciclo storico con le elezioni del 24 e 25 febbraio e che è giusto che passi la mano a nuove generazioni forse più in grado di interpretare i bisogni della società”. Champagne! Sperando che sia vero, almeno questo.Ecco poi cosa ha risposto Spataro ad alcune nostre domande: perché non ti sei dimesso prima della direzione?“Io subito dopo il risultato delle politiche ho riflettuto molto sulla necessità di dare uno shock al partito democatico anche attraverso le mie dimissioni. Non l’ho fatto prima perché sentivo la responsabilità di dover portare il partito a quella discussione sulle amministrative e casomai da quella discussione trarre le conseguenze. Tra l’altro, nei giorni precedenti a quella direzione ho sempre più detto che a me interessava il punto politico, cioè quale direzione intendeva prendere il partito democratico, io ero disposto a dimettermi anche nel caso in cui il partito democratico avesse deciso di affrontare le primarie se la mia segreteria poteva essere vissuta come non più capace di affrontare quella fase. Ho sempre distinto i miei percorsi personali dal bene più collettivo che è quello del partito democratico.Ieri mi sarei aspettato che tanti che hanno attaccato i risultati del partito democratico in provincia di Catania, non militanti di base, ma dirigenti che in questi anni hanno avuto ruoli di rappresentanza importanti e che hanno condizionato le scelte del partito democratico, a tutti i livelli, penso a livello regionale come l’on. Raia, penso alla maniera e al modo in cui ci siamo fatti fagocitare negli anni precedenti dal sistema Lombardo, penso che qualcuno, oltre a puntare il dito contro la dirigenza del partito democratico, che sembra un moloch ma in realtà è fatta da tanti ragazzi che ringrazio,che ci hanno messo in questi anni, in maniera volontaria, tanta passione per cambiare il partito democratico, che dicesse abbiamo sbagliato, forse è il caso che anche noi facciamo un passo indietro prima di chiederlo a qualcuno che di anni ne ha 35 e che in questi anni ha lavorato per costruire un partito diverso, non riuscendoci e di questo prendo atto, di una parte di questo fallimento ma parte della non riuscita di questo progetto è anche dovuto anche a chi in questi anni ha contrastato, costruendo anche strumenti paralleli al partito democratico, questa idea di un partito nuovo, che si rinnova, in cui non sono i notabili a decidere la vita del partito, ma sono i cittadini che decidono di farne parte e di iscriversi”.È stato sbagliato allearsi con Lombardo?“È stato soprattutto sbagliato farci fagocitare da quel sistema, e soprattutto nell’ultima fase non prendere atto che quel progetto di divisione del centrodestra, provando a fare alcune riforme, era fallito”.Successivamente Spataro ha fatto un parallelo quanto mai calzante (magari a tempo scaduto, forse): “qual è la differnza fra Firarello, Catanoso e qualche altro notabile del centrodestra che si chiudono in una segreteria politica e decidono, come hanno fatto nel 2008, di passare Stancanelli al Comune e Castiglione alla Provincia perché tanto questo è successo in questa città al consiglio d’ammininistrazione del partito democratico che si riunisce e decide qual è il candidato del Partito democratico?”Certo, i “vertici nazionali del partito sono stati interessati capisco che in questo momento sono occupati in vicende un po’ più importanti”. Appunto, allora tutti a prendere il “cappuccino”: nei momenti di battaglia è quello che ci vuole per cambiare il mondo.


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