“Il 25 novembre è una data simbolica, ma la lotta agli abusi contro le donne è un impegno quotidiano: la galleria vuole contribuire a sensibilizzare le coscienze, soprattutto quelle dei giovani, affinché siano consapevoli e capaci di riconoscere e contrastare qualsiasi forma di prevaricazione”: a dichiararlo è Sabrina Di Gesaro, direttore artistico del “Centro d’arte Raffaello” […]
Politica&Belle Stagioni, E’ Primavera! A Catania il Podestà dà il suo…meglio!
Pubblicato il 20 Marzo 2016
Podestà non è che Voi…avete già capito tutto sul Vostro futuro: a briscula cche vecchi comu a Vossia a villa varagghi!??
di iena al Servizio della Reazione
ecco a VOi pensieri di primavera:
(qui sotto fotomontaggio di Vincenzo Baiamonte)
Il narciso è ritenuto uno dei fiori principi della primavera ed è facile da curare e coltivare.
Amante dei flash, pardon della primavera: una volta sfiorito conserva il bulbo in un luogo asciutto e per poi piantarlo in autunno e il gioco è fatto: in primavera vedrai i tuoi vasi e le tue aiuole colorarsi del suo inconfondibile colore.
La superstizione intorno a questo fiore ha portato anche a credere che se in un campo ci sia solo un bocciolo a fiorire per primo, questo è segno di sfortuna. Nel Maine, negli States, si pensava poi che se questo bocciolo fosse rivolto verso l’osservatore, gli avrebbe portato sfortuna per il resto dell’anno.
—————————————————————————————
La primavera hitleriana (Eugenio Montale, da “La Bufera e altro”)
Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.
Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benchè armate anch’esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra die miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate,
di larve sulle golene, e l’acqua seguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.
Tutto per nulla, dunque? – e le candele
romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente
l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell’avvenire) e gli eliotropo nati
dalle tue mani – tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio…
Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi
fino a che il cieco sole in te porti
si abbacini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince –
col respiro di un’alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz’ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud…
Lascia un commento