nella foto Claudio Melchiorre, presidente dell’associazione
Da oggi, secondo alcuni, i sindaci delle città di Messina, Catania e Palermo sarebbero presidenti di una città metropolitana a sua volta definita nella sua geografia attraverso adesioni a liberi consorzi. Aldilà della confusione delle norme vigenti, da oggi i cittadini provinciali tornano ad essere ‘cafoni’ o sudditi veri.
La ragione è presto spiegata. Mentre i residenti delle città capoluogo possono votare per il proprio sindaco che diventa anche presidente della città metropolitana, i residenti nei comuni limitrofi non potranno farlo.
Ma anche i fondi che saranno affidati alla città metropolitana non saranno evidentemente utilizzati per la manutenzione delle strade verso i comuni della provincia, per la semplice ragione che l’elezione dell’organismo che dovrebbe provvedere alle opere pubbliche non dipende dagli abitanti di queste aree.
È evidente che la partecipazione obbligatoria ad un ente privato ma investito di pubbliche funzioni, senza il diritto ad influire su tutte le decisioni di questo organismo è una grave violazione tanto dei diritti politici individuali che degli interessi delle comunità dei comuni delle ex province.
Perché i sindaci di questi comuni non si oppongono a questa norma che lede profondamente gli interessi anche economici dei cittadini che dovrebbero rappresentare?
Forse è solo acquiescenza al potere. Forse non hanno ancora capito che il loro ruolo di difensori delle loro comunità è stata una delle grandi conquiste della Costituzione repubblicana. Non a caso, oggi anche quella sta per essere ridotta a brandelli, se non vinceranno i No al prossimo referendum.
Il Mec, Movimento Elettori e Consumatori, sta avviando la costituzione dei comitati contro la presidenza delle città metropolitane ai sindaci capoluogo. Ci auguriamo che ci siano altre associazioni e liberi cittadini che vogliano difendere con forza e un sorriso il loro diritto al voto e al perseguimento dei propri interessi.
Che il tentativo complessivo del legislatore da un po’ di tempo sia quello di spossessare i cittadini di informazioni e di diritti e di partecipazione è evidente. Ma se lo lasciamo fare, presto torneremo ad essere quello che una casta presuntuosa vorrebbe che diventiamo: cafoni e servi. Noi non abbiamo intenzione di permetterlo.
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