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Politica&Costume: Neo Femminismo e Prostituzione
Pubblicato il 09 Marzo 2019
Riportiamo dalla bacheca facebook di Luca Allegra, un uomo libero, un pensatore e tante altre cose (quando vuole fa il giornalista come pochi). Riportiamo questo scritto dopo l’ennesima stucchevole “ubriacatura” di “politicamente corretto” dell’8 marzo. ienesicule, mb
NEO FEMMINISMO E PROSTITUZIONE
Chissà quante sincere femministe del passato si rivolterebbero nella tomba nel vedere l’ennesimo trionfo dell’ipocrisia di tante/troppe indegne rappresentanti dell’altra metà del cielo che hanno appena terminato di celebrare la ricorrenza dell’8 marzo.
Profanandola senza vergogna in uno sfregio stomacante, campionesse della svendita della propria dignità per prosaici vantaggi ghermiti solo per il tramite di una femminilità elargita.
Due le categorie in particolare: le giovani mogli/fidanzate di uomini potenti e le carrieriste.
Le prime si accompagnano solo a soggetti ricchi e professionalmente affermati per potere scalare i gradini della società con le arti del mestiere più antico del mondo, che non essendo dotate di altro talento che non sia l’arte della fellatio, altri viatici le sarebbero banditi.
Le vediamo solerti narratrici di amori travolgenti per satiri decrepiti ma dal munifico conto in banca, raccontare persino con trasporto emotivo e con il cuore grondante di pathos orrorifici amplessi che solo a pensarli intensamente verrebbe il voltastomaco.
Bellissime, palestratissime, agghindate all’ultima moda, ingioiellate, a braccetto di anziani in disfacimento seppure con la fierezza di una Giovanna d’Arco 3.0, smantellano quel poco di femminismo rimasto nella società in un’orgia di meretricio pelosamente occultato.
Non molto diverse -e passo alla seconda categoria- quante utilizzano le proprie fattezze per conquistarsi spazi di carriera. Accovacciate ai piedi del capo – non solo in senso figurato- lo omaggiano in pubblico annuendo alle più banali asserzioni per poi deliziarlo in privato in una nefanda ottica di scambio prostitutivo.
Oggetti di piacere, strumenti di sollazzo per i propri padroni che poi le ricompensano con incarichi, gratificazioni economiche, ruoli di responsabilità che sarebbero stati irraggiungibili senza l’omaggio sul talamo.
Tante, troppe tra costoro sbandierano meriti che non hanno, avendo l’accortezza mentre si auto-incensano di abbottonare pudicamente quella camicetta che in camera caritatis stracceranno con foga offrendo il loro generoso décolleté al dovizioso drago.
È a queste sacerdotesse di un neo femminismo farisaico che pensavo ieri nel trito rito della mimosa.
Ed io, che femminista non sono mai stato, ma non mi perito di esplicitare apertis verbis il mio disdegno, mi sento di rispettare il vostro genere di appartenenza molto più di voi.
Vestali della vergogna
Saluti maschili
Luca Allegra.
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