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Politica&Giustizia: appello garantista pro sindaci. Primo firmatario: il podestà di Catania
Pubblicato il 18 Dicembre 2016
fonte: milano.repubblica.it (il podestà di Catania con alcune delle forze di centrodestra che lo tengono in piedi, vignetta di Enzo Baiamonte)
Ecco quanto riporta il quotidiano.
Sala, lettera-appello di 140 sindaci: “Torni a sua funzione, evitiamo polemiche e processi sommari”
“Rispettiamo la magistratura, ma non deve passare il messaggio che un avviso di garanzia possa indebolire un amministratore”. Primo firmatario l’ex ministro dell’Interno, Enzo Bianco
Un avviso di garanzia non può bastare a screditare un sindaco e creare sistuazioni di ingovernabilità. Sono 140 i sindaci, molti dei quali di capoluoghi di provincia, che hanno scritto una lettera appello a Beppe Sala per convincerlo a tornare alla guida della città di Milano. Sala è indagato per falso nell’inchiesta sul maxi appalto Expo e, dopo aver saputo del suo coinvolgimento, ha deciso di autosospendersi. Tecnicamente, la sua è una “assenza”, ma la vicenda colpisce gli amministratori.
“La decisione del nostro collega Beppe Sala di autosospendersi dalla carica di sindaco di Milano è certamente un gesto di grande sensibilità, pieno di dignità e orgoglio. Lo comprendiamo e lo rispettiamo. Ma gli chiediamo di riprendere la sua funzione”. Così comincia l’appello, primo firmatario il sindaco di Catania e presidente del consiglio dell’Anci, Enzo Bianco, già ministro dell’Interno.
“Milano, come qualunque città – si legge nel testo – ha bisogno del suo sindaco. Sala ha appreso (dalla stampa!) che la richiesta di proscioglimento avanzata dalla Procura non è stata accolta e che le indagini continuano. Rispettiamo sempre le decisioni della magistratura, anche quando non appaiono convincenti. Tuttavia – osservano i 140 sindaci – se passa il messaggio che, di fronte al semplice avvio di una indagine, all’iscrizione nel registro degli indagati, un amministratore è gravemente indebolito nell’esercizio delle sue funzioni, si determinano gravi conseguenze”.
“Primo. Subisce un danno lo Stato di Diritto: si eroga di fatto una sanzione non con una sentenza, tantomeno passata in giudicato, ma attraverso un atto di mera indagine. Secondo. Le nostre città precipitano in una condizione di ingovernabilità. Terzo. La reputazione dei sindaci subisce un duro colpo; è un bene prezioso e comune, non di parte, tanto più in un momento delicato nella vita della democrazia; è un danno a una delle istituzioni più rispettate dai cittadini. Purtroppo e da tempo, la semplice notizia di un sequestro di atti, di un interrogatorio anche soltanto come persona informata sui fatti, suscita un enorme clamore, a Roma come a Milano, a Livorno come a Parma, a Siracusa come a Genova. E suscita polemiche politiche che, pur pienamente legittime, spesso trasformano queste vicende in processi sommari e mediatici”.
“Se quei processi sommari, per giunta – sottolineano i sindaci nella lettera – vengono organizzati a due passi dal parlamento, avremo una ragione in più per comprendere la delicatezza del momento che attraversiamo. Noi sindaci, di qualunque colore politico, chiediamo ai media di riportare le notizie con precisione e correttezza; ai magistrati di assolvere con attenzione e scrupolo alla loro fondamentale funzione, essendo consapevoli che spesso la sanzione è di fatto costituita dal semplice trapelare della notizia di un’indagine; al Parlamento di porre attenzione alla necessità di disciplinare meglio l’avvio dell’azione penale e di qualificare la notizia di reato, distinguendo nettamente l’ipotesi della semplice irregolarità amministrativa da quella di reato; alle forze politiche di evitare di trascinare nel duro scontro, come facile bersaglio, i sindaci e gli amministratori delle città, specie quando hanno un colore diverso. In troppe città e comuni, non solo del Sud, sindaci subiscono intimidazioni, minacce, atti di violenza. Mesi fa scrivemmo una lettera analoga; recentemente abbiamo fatto risuonare quest’appello nell’aula di Montecitorio, piena di fasce tricolori per una bella iniziativa di confronto voluta dalla presidente Laura Boldrini. Per queste ragioni – conclude la lettera – con affetto e con stima accresciuti, chiediamo a Beppe Sala di tornare alla responsabilità che i milanesi gli hanno affidato”.
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