di iena giudiziaria marco benanti
L’uno pedinato dai carabinieri della Direzione investigativa antimafia alla ricerca di possibili legami tra le società vicine alle cosche calabresi e gli appalti pubblici banditi dal Comune di Verona (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/17/verona-calabresi-in-festa-per-vittoria-tosi-sindaco-pedinato-crotone/1434087/), l’altro tirato in ballo dal pentito Carmelo D’Amico che lo descrive come un politico eletto con i voti della mafia alla quale avrebbe poi voltato le spalle (http://www.qtsicilia.it/il-fatto/36-linchiesta/1649-politica-e-mafia-e-uninferno-per-il-nuovo-centrodestra.html).
E’ un filo sottile quanto inquietante, quello che lega il sindaco di Verona Flavio Tosi e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, oggi alleati per le regionali in Veneto. Senza il minimo disagio, il ministro dell’Interno sosterrà la corsa alla presidenza della Regione Veneto di Flavio Tosi. Sì, quel Flavio Tosi finito nell’occhio del ciclone dopo che Rosy Bindi, presidente della Commissione nazionale Antimafia, ha pubblicamente chiesto l’istituzione di una commissione d’indagine che verifichi possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, esattamente della ‘ndrangheta, all’interno dei vari settori della pubblica amministrazione del Comune di Verona. (http://www.verona-in.it/2015/04/03/antimafia-a-verona-tosi-si-offende-invece-di-collaborare/). Si è spinto oltre il vicepresidente della Commissione nazionale Antimafia, Claudio Fava, anche lui del Pd: “Qualsiasi altra amministrazione comunale nelle condizioni di quella di Verona avrebbe subito la proposta di scioglimento per infiltrazioni mafiose”. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/31/mafia-bindi-infiltrazioni-verona-commissione-accesso-comune/1555019/).
Una decisione che adesso dovrà adottare il prossimo prefetto di Verona che, senza imbarazzo, in barba ad ogni logica situazione di conflitto d’interessi, verrà nominato da quel ministro dell’Interno, Angelino Alfano, alleato e sostenitore di Tosi nella campagna elettorale per la Regione Veneto. Un conflitto d’interessi che in uno qualunque dei precedenti governi avrebbe scatenato una bufera politica con richiesta di dimissioni e polemiche che sarebbero durate mesi, ma nell’era Renzi non funziona più in questo modo. Tutto è possibile. E così, tutti quei moralisti che adesso militano tra le fila della maggioranza a sostenere il governo Renzi non vedono e non sentono. Neanche parlano più.
Nessuno ha più da ridire neppure se il premier “puntualizza” che i sottosegretari indagati possono rimanere al loro posto (li ricordiamo: Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali, accusata di peculato in un’inchiesta sull’utilizzo dei fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna; Umberto Del Basso de Caro, sottosegretario alle Infrastrutture, indagato per i rimborsi del Consiglio regionale della Campania; Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, indagato per i rimborsi nella Regione Basilicata; Giuseppe Castiglione, braccio destro del ministro Alfano in Sicilia, sottosegretario all’Agricoltura, sotto indagine per abuso d’ufficio e turbativa d’asta per gli appalti relativi alla struttura di accoglienza siciliana di Mineo). Con Renzi premier, adesso tutto è moralmente lecito.
Tornando alla questione Tosi, al ministro dell’ ”Invasione”, Angelino Alfano, poco importa se numerosi deputati, alcuni della sua stessa maggioranza, negli ultimi mesi gli hanno rivolto numerose interrogazioni sulla questione delle infiltrazioni mafiose al Comune di Verona. Tra le più importanti richiamiamo quella depositata dai deputati del Pd Fiano, Naccarato, Rotta, D’Arienzo e Zardini nella quale si parla non solo dell’arresto del vicesindaco di Tosi per concussione continuata dal 2008 al 2013 e del “…rinvio a giudizio dei vertici di nove partecipate comunali in seguito alle indagini sulle assunzioni di parenti e conoscenti degli amministratori all’interno di aziende partecipate dal Comune di Verona”, fatti che già da sé rendono l’idea di una struttura pubblica assai compromessa dal malaffare. I deputati del Pd ricordano ad Alfano che: “il 1o aprile 2014, in seguito a polemiche su presunti illeciti amministrativi e rapporti con esponenti di famiglie vicine alla criminalità organizzata, si è dimesso Marco Giorlo, assessore del comune di Verona con deleghe a Sport, Casa,Turismo” e che inoltre “…la trasmissione televisiva «Report», andata in onda il 7 aprile 2014, ha documentato i rapporti tra il sindaco di Verona Franco Tosi e la consigliera comunale Katia Forte e il presidente della provincia di Crotone Stanislao Zurlo e l’imprenditore Raffaele Vrenna. Le quattro persone sono state immortalate mentre partecipano a una cena a Crotone per raccogliere fondi per la fondazione del sindaco Tosi «Ricostruiamo il Paese». Per Zurlo –chiosano i quattro parlamentari del Pd– è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa” mentre “Vrenna, condannato in primo grado e poi assolto, è stato definito dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro un «imprenditore border line»”.
Nel loro atto ispettivo i deputati del Pd Pd Fiano, Naccarato, Rotta, D’Arienzo e Zardini aggiungono come: ”nel corso della stessa trasmissione, come riportato dal quotidiano «L’Arena» in data 9 aprile 2014, sono emerse ulteriori notizie inquietanti. Un collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, definito «reggente del clan Vrenna-Bonaventura», nel corso della citata trasmissione, ha raccontato di un incontro nel 2006 tra esponenti della criminalità organizzata e «imprenditori del nord venuti appositamente da Verona», al quale avrebbe partecipato «un componente della famiglia Giardino». Il citato articolo de «L’Arena» ha descritto una situazione dove esponenti politici dell’amministrazione comunale di Verona e alcuni imprenditori, «i Giardino, i Paglia, i Marziano», si sarebbero scambiati appoggi e favori in cambio di appalti e assunzioni nelle società partecipate dal Comune; agli interroganti appaiono strane e incomprensibili le ragioni per cui il sindaco di Verona abbia deciso di organizzare una cena per raccogliere fondi a Crotone e abbia accettato la partecipazione di persone in contatto con la criminalità organizzata; in data 20 novembre 2013 gli interroganti avevano chiesto con interrogazione n. 4-02606 al Ministro dell’interno chiarimenti sulle relazioni tra la criminalità organizzata e l’impresa veronese Soveco spa; si ricorda che tale ditta, con sede a Verona in via Cà di Cozzi 41, è una società di costruzioni di proprietà di Sabina Colturato e di Francesco Urtoler. Soveco è una delle principali imprese operanti negli appalti pubblici del territorio di Verona e partecipa alla realizzazione del traforo delle Torricelle, del filobus, di tre impianti di biogas, di parcheggi e centri commerciali e della ristrutturazione dell’ospedale di Peschiera. Antonio Papalia, ex marito della Colturato, secondo notizie pubblicate dai quotidiani veronesi, si occuperebbe degli affari immobiliari della Soveco in Romania. Papalia è stato coinvolto nel 1989 in un’indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia, ha precedenti penali e sembrerebbe essere il socio occulto della Soveco. Gli interroganti in particolare hanno chiesto se corrispondeva al vero il fatto che l’informativa del nucleo di polizia tributaria di Verona numero 6164 del 16 luglio 2009 individuava legami tra Antonio Papalia e la Soveco spa. Gli interroganti non hanno ancora ricevuto risposta. La situazione dell’amministrazione comunale di Verona –concludono i deputati del Pd- appare condizionata dall’azione dei diversi soggetti sopra indicati e ora oggetto delle indagini dell’Autorità giudiziaria. Inoltre, la preoccupazione nell’opinione pubblica veronese per i fatti citati è aumentata dai rischi di una presenza di gruppi criminali in città e, più in generale, dalla cattiva amministrazione del Comune”. Leggi l’atto ispettivo sul portale della Camera dei deputati(http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/02670&ramo=CAMERA&leg=17&risposta=5%2002670&testo=5%2002670).
Nell’informativa dei carabinieri di Firenzuola, circa 2200 pagine, relativa all’inchiesta “Aemilia”, pubblicata in un libro edito dal quotidiano ‘Repubblica’, c’è un passaggio nel quale si parla di un incontro che ha per protagonista Antonio Gualtieri, personaggio oggi detenuto e ritenuto dagli investigatori vicino alla famiglia di Grande Aracri Nicolino. Gualtieri intercettato al telefono dai carabinieri afferma: “oggi mi sono incontrato con il sindaco e il vicesindaco di Verona, con Tosi e ‘coso’. Stanno ancora mangiando lì sotto in taverna da Moreno”.
E in merito alle numerose intercettazioni telefoniche che riguardano i rapporti tra esponenti dell’amministrazione comunale di Verona e la famiglia Giardino, un’altra famiglia di noti pregiudicati legati alla famiglia Grande Aracri, rapporti intrattenuti per il tramite dell’imprenditore Marco Arduini (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/19/verona-gli-imprenditori-vicini-clan-lassessore-tosi-gli-trovato-i-voti/1438803/), i carabinieri di Crotone nella loro informativa giungono alle seguenti conclusioni: “da una parte si ricava il sostegno elettorale fornito all’attuale amministrazione comunale, facente capo al sindaco Tosi. Dall’altra, si rileva il lavoro con l’assessore Giorlo Marco per ottenere appalti pubblici”.
E sulla questione delle infiltrazioni mafiose tra gli apparati dell’amministrazione comunale di Verona guidata da Tosi, che è già al secondo mandato, gli atti ispettivi depositati in Parlamento a Roma sono davvero numerosi: 1) on. Dal Moro (PD) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=5/02667&ramo=CAMERA&leg=17&risposta=5%2002667&testo=5%2002667; 2) on. Fantinati (M5S) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/04752&ramo=CAMERA&leg=17&testo=4%2004752; 3) on. Nesci (M5S) http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/08171&ramo=CAMERA&leg=17&testo=4%2008171.
Lady Tosi e lady Alfano, anche le donne dei due politici sono legate da un filo sottile. A chiamare in ballo Tiziana Miceli, avvocato e moglie dell’attuale ministro dell’Interno Angelino Alfano, è il settimanale “L’Espresso” che ha parlato delle consulenze pubbliche che avrebbe avuto negli anni la Miceli ma anche della rete che lega il ministro ad alcuni centri di potere come quello che s’è aggiudicato l’appalto di ben 630mila euro per i servizi legali dell’Expo (leggi anche http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/inchiesta-espresso-Angelino-Alfano-Tiziana-Miceli-9dff77a5-94b1-4fce-90b5-3ae26a562786.html?refresh_ce).
E lady Tosi? Stefania Villanova, ex moglie di Flavio Tosi, viene tirata in ballo da più parti per promozioni e incarichi importanti, nel 2007 per esempio è passata da semplice dipendente regionale a 25mila euro annui a capo della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità con 70mila euro annui di stipendio (leggi http://www.vvox.it/2015/01/20/ex-moglie-tosi-incarico-particolare-con-mistero/). Adesso viene anche chiamata in ballo per presunti collegamenti con una delle società che curano l’appalto delle mense scolastiche a Verona.
Dio li fa, la politica li accoppia.
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