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Politica&Referendum: comunque è il rinvio l’essenza della riforma costituzionale
Pubblicato il 30 Settembre 2016
di marco pitrella
“Se non ora quando?” il leitmotiv sulla data del referendum deciso per il 4 dicembre.
Renzi, più per il Sì che per il No, ha preso tempo.
Di che stupirsi? del resto, è la stessa riforma costituzionale che nel “rinvio” ha sostanza e nel “di cui” trova la forma.
E in tema di “rinvio di cui”, appunto, l’art.70 è – probabilmente – il più “chiaro” degli esempi.
Disciplina la funzione legislativa che allo stato degli atti è esercitata collettivamente dalle due Camere: dai due righi dell’attuale stesura si passerà a parecchie centinaia di battute che paiono quasi una barzelletta… il finale “non l’ho capito”.
Al “rinvio” l’art.70 non fa sconti: “i referendum popolari di cui all’art. 71… incompatibilità d’ufficio di Senatore di cui all’art.65 e per le leggi di cui all’art.65, per le leggi di cui all’art.57, 80 secondo periodo (addirittura!) e ancora rinvii – di cui – all’art. 114, 116, 117, 119, 120,122,132; tra commi vari ed eventuali prosegue ancora con “i disegni di legge di cui all’art.81”.
Da antologia l’incipit dell’art.72 che “rinvia” al suddetto art70: “Ogni disegno di legge di cui all’art.70…” che con un “dettato” simile finisce in scarabocchio.
Dunque, sul legiferare la semplificazione è “rinviata” come, in fondo, è “rinviata” la fine della nota navetta fra le due Camere sulle proposte di legge.
“Ogni disegno di legge approvato dalla Camera – recita la nuova stesura – è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica…”
La composizione del Senato, poi, è “rinviata” alla decisione dei consiglieri regionali e la scelta dei deputati è “rinviata” all’Italicum (che è tutto dire).
Però la soppressione del CNEL non è stata “rinviata” (forse).
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