ecco il comunicato stampa:
“ODEVAINE, IL CARA DI MINEO, LE NOSTRE MISERIE
Nell’ultimo congresso provinciale catanese della CGIL, un gruppo di delegati della sinistra sindacale (allora Lavoro Società, area programmatica) presentò una mozione che chiedeva la chiusura del Cara di Mineo.
A ciò spingevano, assieme, la denunzia delle insopportabili condizioni di vita dei migranti che avevamo conosciuto nell’azione militante davanti ai cancelli e la preoccupazione per la sottovalutazione, da parte della CGIL di Caltagirone, dell’impatto sulle istituzioni e sul mercato del lavoro (indigeno e migrante) di quell’insediamento mostruoso.
La mozione fu respinta a larghisima maggioranza, anche per l’intervento appassionato dell’allora Segretario della Camera del Lavoro di Catania.
Abbiamo interpretato quell’intervento quale deformazione economicista di un sindacalismo cinico: là c’era il lavoro.
D’altra parte il Segretario di Caltagirone aveva definito il Cara centrale nell’economia del territorio, l’impresa di maggiori dimensioni, che vanta circa 300 dipendenti.
Che probabilmente d’altro si trattasse ci è stato rivelato dagli accenni della stampa locale su un incontro tra una deputata del PD, il Segretario della CGIL di Catania e Odevaine.
Di questo abbiamo informato a suo tempo le Segreterie nazionali, regionali e provinciali chiedendo un intervento.
Dal Regionale ci hanno risposto che, all’atto, non esisteva alcun coinvolgimento, che del passato nulla sapevano e che, come avrebbe detto Wittgestein, con un lieve accento palermitano, su ciò di cui non si può parlare è meglio tacere.
La trascrizione dei verbali (La Sicilia del 5/11/2015) e l’indagine dei ROS hanno dato corpo e volto agli ex dirigenti della CGIL che l’incontro ad Odevaine avevano richiesto.
Stupisce che fino ad oggi né i diretti interessati, né le organizzazioni politiche (PD) e sociali (CGIL) abbiano trovato l’occasione d’ intervenire.
Per quello che direttamente ci interessa, siamo di fronte a una crisi di credibilità della CGIL in cui da decenni militiamo.
Si sovrappongono al suo interno, e nei suoi stessi dirigenti, generose spinte alla difesa dei lavoratori e miopi tentativi di ricollocazione sul teatro della politica politicante.
La CGIL, di conseguenza, diviene strumento di campagne elettorali politiche e personali.
Il che è espressamente vietato dallo Statuto.
Così, strutture della CGIL hanno lavorato per l’affermazione del governo Crocetta che, sin dall’inizio si è mostrato quale espressione di un blocco tra la Confindustria di Montante, la CGIL di Mariella Maggio (Camusso consenziente) ed il residuo di quelle forze che intorno a Lombardo e Leanza si erano coagulate.
Che ora Montante sia indagato, così come Lombardo, per le sue relazioni con la mafia, poco conta.
Così le dichiarazioni ripetute contro Crocetta, l’invito triconfederale a nuove elezioni, in occasione dell’ultimo rimpasto di giunta, cadono nel vuoto e tanto più avanza la crisi dell’isola.
Occorre che una riflessione e un intervento colmino al più presto il vuoto politico in cui la CGIL Sicilia rischia di cadere.
Catania, 7/11/2015 Democrazia e Lavoro
Minoranza Congressuale in CGIL
Coordinamento di Catania.”
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