di iena dei silenzi marco benanti
(nella foto il segretario della Cgil di Catania con altri esponenti sindacali)
Bocche cucite.Zero dichiarazioni pubbliche.In casa Cgil, l’ordine di scuderia sul referendum costituzionale è: silenzio. Un silenzio che, però, col passare dei giorni si fa sempre più rumoroso. Complice “il vento che sta cambiando” sussurra qualcuno in via Crociferi “e una base mugugnante sempre più schierata per il No”.
E, soprattutto, dopo il colpo di grazia inferto alla riforma costituzionale, qualche sera fa, sul palco della Festa nazionale del Pd, da Massimo D’Alema. Che, per l’occasione, ha fatto “a fette” il poco convincente ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, accorso in villa Bellini per promuovere il Sì davanti ad una platea democratica decisamente contraria alla riforma.
Tra gli esponenti di spicco del sindacato presenti al confronto D’Alema-Gentiloni, il numero uno della Cgil, Giacomo Rota, sostenitore “silente” del No al referendum assieme ad altri pezzi da novanta della Confederazione: da Nicoletta Gatto a Claudio Longo, a Giovanni Pistorio, a Pina Palella della segreteria provinciale, al segretario della Funzione Pubblica, Gaetano Agliozzo, al segretario della Slc Davide Foti e del Nidil Giuseppe Oliva, a Massimo Malerba della sinistra sindacale e sostenitore del No della prima ora.
Ad essere decisamente schierati per il Sì, invece, il segretario della Flai, Alfio Mannino, e Pino Mandrà, che qualcuno definisce “un diversamente renziano”, uomo di Cesare Damiano e promotore catanese dell’area (sempre meno popolata) di Sinistra è Cambiamento.
Ma anche tra i politici di riferimento dell’area Cgil si avvertono deboli “oscillazioni telluriche”. E se la deputata Luisa Albanella continua a sostenere la riforma di Renzi e Verdini, la deputata regionale Concetta Raia è sempre più tentata di passare dal Sì al Ni.
Discorso diverso per Angelo Villari, assessore della giunta Bianco e storico leader dell’area Cgil, che secondo i bene informati starebbe passando armi e bagagli col fronte del No: “Villari – spiegano fonti interne – è il più intelligente, tra i pochi da quelle parti che ne capiscono di politica. Sa capire gli umori della base. Sa che quella per il Sì è una battaglia persa e prova a posizionarsi anzitempo alla testa dell’area Pd che uscirà vincente dalla scadenza referendaria e che, a livello nazionale, si sta raccogliendo attorno a Massimo D’Alema.” Del resto, al pari di D’Alema, anche Villari ha sette vite (politiche) come i gatti.
Lascia un commento