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Politica&Tasse: i rapporti pil/fisco italiano di Fmi e Ocse
Pubblicato il 29 Agosto 2016
Carlo Majorana Gravina
Non tutti sanno di due analisi effettuate da Fmi e Ocse sul rapporto tra pil e gettito fiscale in Italia: studi da lungo tempo commissionati dal ministro Pier Carlo Padoan, pervenuti da oltre un anno, cinicamente e scorrettamente secretati. In essi, con linguaggio franco e diretto: il rapporto fisco italiano grandi imprese è in linea con le migliori soluzioni europee, il deficit fiscale complessivo ammonta a 756 miliardi di cui 180 (il 22%) di ruoli non dovuti, risultano non pervenuti ben 30 miliardi (30%) di Iva tra versamenti mensili e dichiarazione annuale, gli enti fiscali sono ben 8. Per l’Ocse “la richiesta di pagamenti indebiti inficia drammaticamente la fiducia dei cittadini della correttezza e affidabilità dell’intero sistema fiscale”. Solo poco tempo fa, grazie ad una provvida interrogazione dell’on. Anna Maria Bernini (Forza Italia), i due documenti sono stati portati a conoscenza del Parlamento.
Poteva essere lo spunto per un piccante gossip politico dell’estate 2016, con successiva consegna, alla ripresa autunnale della trasmissione, del famoso Tapiro d’Oro al ministro dell’economia; viceversa tutto è passato (e sta passando) sotto silenzio. Ulteriore prova generale (dopo i tre governi inventati da Napolitano) della rimozione della democrazia parlamentare dal nostro Paese? Il referendum costituzionale è alle porte: fatevi accorti.
Nei rapporti sono analizzate anche le modalità e le procedure della macchina fiscale italiana: ne scaturisce un quadro desolante che porta a concludere che da questa spirale, da questo gorgo, non vi sarà scampo per nessuno; le grandi imprese, nel frattempo, nonostante le “soluzioni in linea”, abbandonano il Bel Paese. Insomma, nei due rapporti si disegna un fisco debole con i forti e forte con i deboli, che “inficia drammaticamente la fiducia dei cittadini della correttezza e affidabilità dell’intero sistema fiscale”. Le “soluzioni in linea” per le grandi imprese mostrano Agenzia delle Entrate, Equitalia, Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza consapevoli di agire con temerario largo margine di errore e approssimazione: sono in linea per il timore di scontrasi con uffici contabili e consulenti preparati e agguerriti che otterrebbero facilmente corposi risarcimenti e rimborsi.
Abbandoniamo la politica e guardiamo agli aspetti sociali e di civiltà fiscale: tutt’altro che in linea, decisamente offline! Su questi il Fmi ha rilevato “l’uso improprio dei poteri sanzionatori” nonché “sanzioni relativamente elevate ed applicate in modo coercitivo”; Ocse, a sua volta, esorta “fare qualcosa per recuperare fiducia”. Il combinato disposto dei due argomenti dice, oltre ogni evidenza, che l’economia muove da stati d’animo: chiudere all’angolo e massacrare il contribuente medio non giova, parola di Unione Europea, Fmi e Ocse.
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