dal nostro inviato Santo Cà Lapa
Non era certamente la folla che accorreva ai loro comizi solo qualche anno fa. E non c’erano le grandi truppe cammellate che ancora oggi animano i comizi di Sammartino e Sudano, migliaia di ascari in servizio permanente. Qualche centinaio di peones si sono presentati ieri al comizio di fine anno di Angelo Villari, Concetta Raia e Luisa Albanella. Numeri non esaltanti a fronte dello sforzo organizzativo messo in campo. E dei soldi, soprattutto. Pullman dalla provincia e pubblicità su “La Sicilia”, affitto delle Ciminiere, ospiti da sfamare, panettone per i clientes. Tanti quattrini.
Perché questa noiosa e costosa messinscena? A proposito: chi paga? Semplice: per mostrare i muscoli e contrattare due posti in lista, uno al Senato e uno alla Camera. Per Villari e Raia che stavolta puntano a fare tombola. Da qui, dopo la scoppola del referendum, richiamata in tutti gli interventi, il nuovo schema di gioco: umiltà, la politica che ascolta. Purtroppo, come ha fatto notare più d’uno, sembrava più la politica che si parla addosso, sempre con le stesse parole e lo stesso copione.
Un copione da teatro dell’Assurdo, che vede personaggi piroettare sulla scena: cose tipo Albanella, Raia e un po’ Villari, che dopo aver fatto campagna per il Sì al referendum ed essere stati sonoramente sconfitti, oggi riappaiono sulla scena come se nulla fosse successo, sventolando i vessilli del cambiamento e della cosiddetta “buona politica”. Buona per loro sicuramente, per gli altri un po’ meno, visti i risultati.
Ma nel teatro dell’Assurdo sono assurde anche le comparse. Fausto Raciti, che detiene un primato mica da ridere: in Sicilia il No al referendum ha raggiunto le percentuali più alte. O Enzo Napoli, il segretario a voucher. E poi ancora un Bianco un po’ pallido accompagnato dal “badante” Marano. C’era persino Francesco Laudani e un Pierangelo Spadaro in grande spolvero che ha annichilito la platea con un breve contributo.
Il pubblico sempre quello, Cgil con in testa Giacomo Rota, qualche notabile, pezzi di sanità, qualche imprenditore, pensionati, Mirko Giacone e famiglia e altri pezzi di sottoproletariato reclutati da Villari in assessorato. Infine il solito Cesare Damiano. Per la cronaca, il più applaudito è stato Villari. Cose che neanche Ionesco.
Ma tra il pubblico anche tanti mugugni: “è una noia, dicono sempre la stessa cosa” confessa un pensionato. Un altro, ex comunista con la passione per la fotografia, spiega lo schema: “si avvicinano le elezioni. E cercano la poltrona. Ti pare perché si chiamano Demosì: gli dai una poltrona e dicono sì.”
Ma nel gioco delle poltrone sono tanti che vogliono entrarci: Sammartino, Berretta, Barbagallo, Burtone e l’infaticabile Bianco, oltreché (udite udite) Luca Spataro senza più collocazione, più ovviamente tutto il sottobosco. Lo scacchiere, tra politiche, regionali e poi amministrative è tutto aperto. I margini percentuali, però, saranno molto ristretti.
Sarà una guerra tra Highlander della poltrona. Preparate i pop corn.
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