di Uchū kaizoku kyaputen Hārokku
«Io non capisco come la gente possa restare indifferente di fronte a queste notizie . Ma forse è meglio lasciare che una simile umanità vada incontro alla propria distruzione. Oh no, non volevo dir questo. È nostro dovere invece difendere la Terra con tutte le nostre forze, anche se dovremo combattere da soli». Prof. Dayu
Democrazia, libertà, diritti. È bastato un colpo di tosse per buttare nell’immondizia ogni libertà e convincersi a restare chiusi in casa e a un metro di distanza gli uni dagli altri. Il parlamento non ha avuto nemmeno bisogno di farsi chiudere o esautorare perché i nostri coraggiosi e valorosi rappresentanti si sono anche essi rinchiusi per salvare la pelle.
Anche la Chiesa (non dico il Papa, perché questo Papa tutto è, meno che un libero servo di Dio) ha rinunciato alla sua libertà e così ci ha privato del poco di residuo di sfera spirituale che sfuggiva alla vita pubblica. Il virus è infatti di confessione protestante perché ha cacciato dentro la coscienza anche la fede dei popoli latini.
Non c’è una voce che si alzi a difendere lo stato di diritto. Non c’è una voce che si sia levata a protestare contro il tentativo di mascherare il disastro della sanità pubblica con la dichiarazione di uno stato d’eccezione.
Come 2+2=4, così se servono mille ventilatori o mille posti in rianimazione, la soluzione è farli, produrli e consegnarli a coloro che si ammalano per curarli e non chiudere agli arresti domiciliari 60milioni di presone.
La psicosi per cui la gente scruta i movimenti e i colpi di tosse del proprio prossimo per gridare “Arrestatelo” è già la disgregazione auto-certificata dello stato di diritto.
Un popolo quello italiano che in piena crisi (vera o presunta) non trova di meglio che cantare dai balconi, un popolo di sardine in carillon.
I pochi che resistono e che hanno la libertà come stella polare hanno già pensato di aprire palestre e locali, clandestini s’intende, perché resistere è british style e se dovesse durare apriremo anche salotti letterari camuffati nelle sale d’aspetto delle cliniche.
Il totalitarismo sanitario è bio-politico e quindi ancora più asfissiante di quelli provati dai nostri nonni e nonne nel secolo passato. È un totalitarismo morbido, addolcito da luci, comodità e perciò la perdita della libertà è bilanciata dalla pancia piena e dal catalogo di film online.
Questo rende la situazione ancora più tragica perché il controllo è interiore. Il virus del totalitarismo ci ha schiacciato e messo in cuore il panico e il panico è totalitario per statuto epistemologico.
Passeggiare con un amico o con la propria moglie e vedere il disprezzo della gente in fila in silenzio a un metro l’uno dall’altro è uno spettacolo che nemmeno nelle sfrenate e lisergiche fantasie dispotiche gli scrittori avevano concepito.
Il virus non vi contagia quando entrate al tabacchi, lì siete sotto il monopolio di stato e quindi protetti, immuni. Non vi contagia quando alla cassa date le banconote o pagate con la carta, il contatto tramite lo scambio economico non è contagioso, immune anche quello.
La spazzatura di quelli positivi in quarantena a casa è immune anche quella, perché il ciclo del consumismo è garantito alle grandi marche della produzione e distribuzione e il consumismo genera immondizia anche in tempo di virus e quarantene.
Il virus ha fatto capire che il pianeta non aveva bisogno di un bavaglio, bastava una mascherina.
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