Presunta Malasanità: annullata ordinanza interdittiva al dott.Giuseppe Fargione


Pubblicato il 12 Luglio 2019

Il Tribunale del Riesame di Catania ha annullato l’ordinanza interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico ufficiale medico per sette mesi adottata dal Gip del Tribunale Giancarlo Cascino di Catania il 4 marzo scorso contro il dott. Giuseppe Fargione in servizio presso il reparto di neurologia dell’ospedale “Garibaldi Centro” di Catania. Il medico è accusato di avere procurato colposamente, il 10 febbraio dello scorso anno, la morte di Antonino Principato -affetto da “emoraggia celebrale post-traumatica da caduta accidentale, ipertensione arteriosa e diabete mellito I.D.”- attraverso l’omissione di un costante monitoraggio dei valori glicemici e, di conseguenza, attraverso la mancata tempestiva somministrazione di un efficace terapia insulinica. Fargione è, inoltre, accusato di avere occultato parte della cartella clinica relativa al paziente, in particolare avrebbe distrutto o occultato il c.d. foglio di terapia in relazione ai giorni 8 e 9 febbraio al fine di occultare la propria responsabilità in ordine all’accusa di omicidio colposo. Le stesse accuse la Procura rivolge anche ad altri soggetti del personale medico del “Garibaldi Centro”.

Il Tribunale, partendo dagli atti di indagine, a cominciare dalla perizia medico-legale disposta dal PM Francesco Brando, ripercorre la vicenda riguarante Antonino Principato, che era stato ricoverato presso il reparto di rianimazione del “Garibaldi”, il 26 gennaio 2018, dopo una caduta accidentale a terra. Successivamente, sulla scorta della stabilizzazione del quadro clinico, l’uomo era stato trasferito presso la “neurologia”.

Dagli accertamenti era scaturita la diagnosi di “emoraggia celebrale post-traumatica da caduta accidentale, ipertensione arteriosa e diabete mellito I.D.”. In quel reparto operava il dott. Fargione, come risulta dal diario clinico, in cui era riportata la cura disposta dal reparto di provenienza. Come risultato dalla consulenza tecnica disposta dal Pm, il controllo della glicemia fu espletata soltanto il giorno del ricovero e la mattina del 9 febbraio: successivamente, le condizioni del paziente si aggravarono, fino al decesso del 10 febbraio.

Secondo i consulenti della Procura, quindi, la morte sarebbe stata causata dalla mancata somministrazione di insulina in seguito ad adeguato monitoraggio dei valori glicemici, sebbene i medici fossero a conoscenza della patologia di cui era sofferente l’uomo e cioè diabete mellito.

I giudici nel provvedimento di annullamento ricordano che il dott. Fargione, in quanto medico che aveva in cura Principato, aveva compilato il foglio di terapia e il diario clinico disponendo le cure prescritte per il caso. Ma la mattina del 10 febbraio, altro medico (indagato nella stessa inchiesta, la dottoressa Francesca Matta) compilò un nuovo foglio di terapia, foglio a cui mancano però le indicazioni per i giorni 8 e 9 febbraio, giorni in cui Principato era ricoverato, circostanza che dimostrerebbe che il foglio nella notte fra il 9 e il 10 febbraio era scomparso.

Secondo il primo giudice, gravi indirizzi farebbero cadere la responsabilità dell’occultamento o distruzione del foglio proprio sul dott. Fargione, condotta finalizzata ad allontanare la sua responsabilità (quella notte il dott. Fargione era medico di guardia e questo -secondo questa tesi- gli avrebbe agevolato l’operazione di occultamento). Inoltre, due dottoresse (anche loro indagate, le dottoressa Matta e Serenella Grioli), intercettate dalla Procura, avrebbero mostrato la convinzione che a sottrarre il foglio di terapia sarebbero stato proprio il dott. Fargione.

Secondo la difesa dello stesso, rappresentata dall’avv. Rosario Privitera, però, dalle intercettazioni sarebbere venuto fuori che questa ricostruzione sarebbe stata esclusivamente una mera ipotesi ricostruttiva delle due dottoresse. La Difesa sostiene l’estraneità del dott. Fargione alla soppressione e che sarebbe venuto a conoscenza del fatto il 12 febbraio: inoltre, non avrebbe avuto interesse all’occultamento in quanto in sede di interrogatorio ha pacificamente riferito di avere disposto il controllo glicemico. “Un attentato alla salute pubblica” così la difesa del dott. Fargione ha definito l’interdizione che era stata inflitta al medico, a sottolineare il profilo professionale di alto livello dello stesso.

Secondo il Tribunale del Riesame gli indizi contro il dott. Fargione non sono sufficienti per giustificare l’interdizione di sette mesi (il Pm ne aveva chiesti 12!). Infatti, il Tribunale fa rilevare che la terapia risultava non solo dal foglio clinico, ma anche dal diario clinico e dalla cartella infermieristica. Comunque, secondo i giudici è provato che il foglio di terapia scomparve nella notte fra il 9 e il 10 febbraio. Ma -continuano i giudici- il foglio di terapia era nella disponibilità non solo del medico di guardia (il dott. Fargione) ma anche degli infermieri. Ma l’infermiera che si occupava d Principato in quella notte -fanno notare i giudici del Riesame- non è stata sentita dall’Autorità Giudiziaria. Ma non solo: l’orario con cui è redatto il nuovo foglio di terapia non è corretto: a fare questo errore è stata una delle dottoresse indagate nella stessa inchiesta, la dottoressa Francesca Matta.


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