di iena marco pitrella (nella foto immagini della via della Seta)
Comunque è sul podio, Claudio Fava: è arrivato terzo su tre alle primarie per la scelta del candidato presidente della Regione del cosiddetto «campo largo»; che poi di cosa sia «largo» il campo non c’è dato sapere.
Una premessa è d’obbligo: l’atmosfera in cui si sono celebrate le primarie è stata surreale; nel frattempo che cadeva il governo presieduto da Mario Draghi, «un suicidio collettivo della politica italiana», (anche) per volontà del Movimento 5 Stelle, si continuavano a invitare le persone, i familiari e i «parenti della zita» a registrarsi per poter votare, come se nulla fosse accaduto.
«In Sicilia proseguiamo il percorso, avviato da lungo tempo, con la coalizione progressista», diceva nemmeno una settimana fa Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito democratico.
Proprio come se la Sicilia fosse «altrove» rispetto al resto del Paese, si organizzavano confronti fra i tre candidati; come se le proposte e i programmi (di concreto poco s’è sentito) non avessero niente a che vedere con il governo, presente e futuro.
Proprio come se la Sicilia fosse «altrove» rispetto al resto del Paese, intanto Enrico Letta dichiarava che tra il M5S e il Partito democratico «la separazione è irreversibile», mentre per Barbagallo, il dado è tratto, si continua con il campo largo.
Le primarie si sono celebrate, e Caterina Chinnici candidata ufficiale del Partito democratico, la sottolineatura è importante, è stata la vincitrice con 13mila e 519 voti, a seguire Barbara Floridia del M5S, con 10mila e 68 voti e in ultimo, l’ultimo che è, appunto, Claudio Fava, che ha preso 6.977 voti.
Fra l’altro, il fatto che abbiano votato 30mila e 640 persone sulle oltre 43mila che si erano registrate, dato di per sé fallimentare, la dice lunga sull’interesse che le primarie hanno suscitato.
Vince Caterina Chinnici e perde Claudio Fava: risultato scontato? a leggere l’articolo di Mario Barresi apparso su «La Sicilia» il 1° di luglio, verrebbe da dare una solo risposta: no, la vittoria della Chinnici, candidata ufficiale del Partito democratico, non era affatto scontata.
A dire tutto è il titolo dell’articolo: «Caterina Chinnici, i silenziosi mal di pancia sulla madonna-marziana».
A dire più del titolo è il virgolettato di Mirello Crisafulli, il «Barone rosso» di Enna: «Più che una festa, queste primarie stanno diventando un pranzo di famiglia …»; forse perché la famiglia o le famiglie avevano già deciso di non sostenere la candidata ufficiale del Partito democratico e quindi votare Claudio Fava o fare vincere la Floridia? la domanda va domandata.
E del resto, la risposta sembra darla lo stesso Crisafulli: «un clima che non mi aspettavo».
«Un clima» uguale a quello del 2004, «clima» che si respirava dentro i Democratici di Sinistra, «clima» che portava alle elezioni europee di quell’anno: era il «clima» che inaugurava sulla scena politica siciliana la via della Seta.
La via della seta, via che parte da Enna, passa da Caltagirone e arriva a Catania; e cosa sia nello specifico è spiegato in un capitolo del mio prossimo libro (spero che esca al più presto).
Ecco un anticipo: è storia che comincia nel 2004, quando tanto la segreteria regionale dei Democratici di Sinistra guidata da Antonello Cracolici, quanto la segreteria nazionale guidata da Piero Fassino, valuta inopportuna la candidatura proprio di Crisafulli alle imminenti elezioni europee, all’epoca l’opportunità era categoria della politica, e punta su Bruno Marziano, presidente della provincia di Siracusa; nel contempo, viene confermata la candidatura dell’uscente, Claudio Fava, esponente della minoranza, «il correntone».
La lista è Uniti nell’Ulivo, «il triciclo», in cui confluiscono Ds, Margherita e Socialisti di Enrico Boselli.
Fava è eletto con 222mila e 516 preferenze; per Marziano, sui cui la maggioranza puntava, le preferenze saranno 150mila.
Come sia stato possibile che un esponente della minoranza sia stato eletto con un tale distacco è presto detto e il motivo è solo uno e sta tutto in un «accordo trasversale» tra quella parte della maggioranza che legandosi al dito la mancata candidatura di Crisafulli non sosterrà Marziano e la minoranza, compatta sullo stesso Fava; un accordo «trasversale» che parte da Enna, passa da Caltagirone e arriva a Catania; a tratti passa pure per Agrigento con Angelo Capodicasa.
È la via della Seta, bellezza!
Certo, ad oggi si dirà che Crisafulli ha definito la Chinnici «la migliore candidata possibile».
Certo, ad oggi si dirà … ma i numeri dicono tutt’altro in realtà.
Certo, ad oggi si dirà che visto l’epilogo far perdere la Chinnici sia stato un tentativo …
Questa è la verità: non avesse vinto la Chinnici, Fava non ce l’avrebbe mai fatta, e avrebbe vinto la Floridia, avrebbe vinto la candidata del Movimento 5 Stelle, avrebbe vinto la candidata di Giuseppe, Giuseppi, Conte, e il Partito democratico, maggiore sostenitore di Mario Draghi, avrebbe dovuto sostenere a candidato presidente della Regione una dirigente del movimento che aveva determinato un attimo prima la sfiducia al premier; Enrico Letta c’avrebbe fatto più figura a scappare di notte e notte.
Altro che paradosso pirandelliano; ma sulla via della Seta questo rischio non è sembrato importare, chi la percorre non è incline alla responsabilità politica, semmai è incline alla doppia morale.
Enna, Caltagirone, Catania … a tratti Agrigento.
Ha vinto a Catania, Fava, con 451 voti; ha vinto sulla Floridia che s’è piazzata a 355 voti e ha vinto sulla Chinnici, ferma a 324 preferenza, il che ha del clamoroso: nella seconda città dell’Isola, la candidata ufficiale del Partito democratico è arrivata addirittura terza.
E i voti della Chinnici a dire tanto, troppo e tutto sullo stato del Partito democratico nel capoluogo etneo. Di che stupirsi? quando un partito è guidato da Villari, ANGELO, che ci vuoi vedere …?
Mentre a Palermo, Cracolici continua ad essere un onesto e leale dirigente e tutto va come deve andare, vince la Chinnici con 1245 voti, seguita dalla Floridia, 1179 voti e Fava con 663 preferenze.
Ma è di Enna, Caltagirone, Catania … a tratti Agrigento che si vuol parlare.
A Enna, i voti che separano Fava dalla Chinnici sono appena 7: 156 a 149, e la Floridia «non pervenuta», solo 39 voti.
Enna, Caltagirone, Catania … a tratti Agrigento, la via della Seta.
Caltagirone dà soddisfazione, e Fava batte la Chinnici, 78 a 41; ma a vincere è Barbara Floridia con 191 voti: delle due l’una, o a Caltagirone non si sono impegnati o si sono fatti i conti male.
Enna, Caltagirone, Catania … a tratti Agrigento.
E anche ad Agrigento, come a Caltagirone, Claudio Fava ha vinto sulla Chinnici, 94 a 48; e anche ad Agrigento, come a Caltagirone, ha vinto la Floridia con 151 voti.
Una parentesi su Caltanissetta, provincia di Beppe Provenzano, vice segretario nazionale del Partito democratico, va aperta: Caterina Chinnici ne esce praticamente umiliata con 59 voti, battuta da Fava con 144 voti e dalla Floridia con 208.
Meno male che Provenzano, qualche giorno addietro, era uscito su «La Stampa» e, parlando a nome di Letta, aveva lanciato l’appello: «Più che mai dobbiamo impegnarci per far vincere Caterina Chinnici». L’impegno di Provenzano nella sua provincia 59 voti ha portato: complimenti.
Meno male che ci sono le liste bloccate, e il posto da deputato è assicurato; in fondo è un bravo ragazzo, Provenzano, col quoziente intellettivo d’un grillino.
E siccome un altro grillino dello stesso quoziente intellettivo, Giancarlo Cancelleri, è di Caltanissetta, non vorremmo pensare mica che lì si sia consumata una sorta di desistenza … ma come si dice, «a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca».
Ma a battere tutti è solo lui: Claudio Fava.
L’ennesima dimostrazione di chi sia è ancora lui ad avercela data: uno che non sa perdere.
L’ha fatto sul suo profilo facebook, ed è un video registrato subito dopo il disastroso risultato di sabato; più di sette minuti di parole, le solite: «Grazie a chi ha scelto con libertà, senza obbedire, senza apparati che vi portavano a votare … la parte più bella e fresca della Sicilia … ».
Ora, se chi ha scelto Fava è «la parte più bella e fresca della Sicilia», chi ha scelto Caterina Chinnici o chi ha scelto Barbara Floridia è la parte brutta e stantia?
Certe volgarità purtroppo a Fava gliele condonano i gruppi dirigenti, società civile e persino la gente; basti pensare, come era stato scritto nel precedente articolo (link in basso), che in piena campagna elettorale, Fava, ha avuto il coraggio di pubblicare un libro, «Centoventisei», che anche se solo di sponda, anche se solo come sfondo, anche se solo con un riferimento, con Paolo Borsellino ha a che fare.
Non contento, Fava, sempre in piena campagna elettorale, a quattro giorni dal voto, è intervenuto a Siracusa in un dibattito dal titolo «Paolo Borsellino – ‘Colpo di Stato’», ospite con lui un altro scienziato, il camerata Fabio Granata.
Ma il video di Fava pubblicato sul suo profilo facebook mica è finito: «I voti vanno rispettati tutti – dice – sia i voti che sono stati dati sull’attenti, per obbligo … »
Quasi a voler dire: tutti i voti sono uguali ma quelli dati a lui, a Fava, sono più uguali degli altri.
Detta le condizioni, Fava: «daremo una mano, a patto che non vi siano ponti strategici per aprire a pezzi di questo centrodestra, di nuovi consociativismi …»
Siccome la politica è assente, Fava che quanto a proposte di buona amministrazione non si è mai distinto, durante la fase della registrazione, passaggio obbligato per poter votare, ha più volte agitato il pericolo di «Papi stranieri», il pericolo di infiltrati o mandati: «Mi chiedo se saranno primarie senza Papi stranieri, né forestieri venuti in soccorso dal centrodestra. Delle due, l’una: o si lavora insieme, uniti, per il cambiamento oppure si governa con Raffaele Lombardo».
Di infiltrati o di mandati non sembra ve ne siano stati così tanti.
Secondo quanto riportato sempre da Mario Barresi e sempre su «La Sicilia», Fava sembrava godere delle simpatie di Villari ANGELO, che ricordiamo essere il segretario provinciale «da remoto» del Partito democratico, e dalla Raia, la Concettina impiegata della Cgil a tempo indeterminato … a proposito di «pranzo di «famiglie» … o da «a famigghia».
Il pericolo di «Papi stranieri» evocava Fava; prendiamo un esempio, uno a caso: Grammichele.
Bene, a Grammichele hanno votato solo 112 persone, una miseria per il Pd e cosa ridicola per il M5S; uno dei dati più bassi dell’intera Isola.
Ci fossero stati i «Papi stranieri» a Grammichele, altro che 60 voti per la Chinnici, mentre Claudio Fava ne ha raccolti appena 3 di voti e la Floridia, per dovere di cronaca va detto, solo 49 voti.
Partendo dall’assunto che «a famigghia» avrebbe avuto simpatie per Claudio Fava, qualcosa è accaduto: contrordine compagni?
Anche se, il ragionamento potrebbe essere un altro, e parte dalla vicinanza a Beppe Provenzano e perciò con Giancarlo Cancelleri; non fosse altro con quest’ultimo per un vizio di «famigghia», la sorella di Cancelleri, Azzurra, è deputato … è il paghi uno e prendi due, tanto caro a Villari, ANGELO, e a Concettina, soprattutto.
Il dubbio che «a famigghia» non avesse alcun interesse a sostenere la Chinnici c’è; è possibile che sulla stessa linea di Caltanissetta anche a Grammichele, sempre continuare l’esempio, si sia consumata una desistenza; fra l’altro, pare che sia stata tutt’altra area del Partito democratico che con «a famigghia» non ha niente a che vedere, ad aver mobilitato: chissà.
Nell’attesa, a Fava una cortesia va chiesta, ci risparmi il mito dell’uomo solo: «altri avevano altre risorse e le hanno fatte valere – ha avuto il coraggio di dire – stuzzicadenti contro cannoli»: elitario e patetico.
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