Un’operazione che nel novembre del 2008 sconvolse la “città delle arance” svelando intrecci politico-affaristico-mafiosi. Stamane, in udienza, davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Catania (Presidente Michele Ciarcià, a latere Sebastiano Mignemi e Carmen La Rosa) il Pg Chillemi, nel corso della requisitoria, ha chiesto, fra l’altro, l’aggravamento di pena per cinque imputati (Francesco Amantea 16 anni, Salvatore Assinnata 16 anni e Salvatore Catania 16 anni, Giuseppe Mirenna 9 e Luca Vespucci 11) e la conferma per gli altri.
L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, fece scalpore. Fra gli imputati, l’ex assessore comunale di Paternò Carmelo Frisenna, condannato, in primo grado, il 22 luglio del 2010, dal Gup Dorotea Catena, con il rito abbreviato, a cinque anni di reclusione, per mafia. Frisenna “scaricato” politicamente, paga per tutto e tutti.
Prossima udienza fissata per l’11 novembre, mentre gli avvocati di Frisenna (Mario Brancato e Maria Carmela Di Mattea) parleranno il 16 dicembre prossimo.
Ma il “caso Paternò” può chiudersi con un solo responsabile? Al momento, a meno di colpi di scena, sembrerebbe proprio di sì.
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