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Processo “Iblis”: parla il boss La Causa. C’è stata una “talpa” negli uffici giudiziari?
Pubblicato il 18 Gennaio 2013
Dalle dichiarazioni del collaboratore sorgono logiche domande…di iena giudiziaria Marco Benanti
C’è stata forse una “talpa” negli uffici giudiziari che avvertì il boss Santo La Causa –da qualche mese collaborante- in merito al prossimo arresto di Angelo Santapaola, prima del suo omicidio avvenuto il 26 settembre del 2007? Angelo Santapaola, cugino di Vincenzo, viene indicato proprio da La Causa come il vero reggente del gruppo criminale all’epoca dei fatti. La domanda sorge logicamente dopo quanto riferito, ieri mattina, da La Causa, in aula, al processo, con rito ordinario, “Iblis” in corso a Bicocca, davanti ai giudici della quarta sezione del Tribunale (Presidente Rosario Grasso, a latere Lorenzetti e Pivetti).
Il boss pentito ha risposto alle domande del Pm Agata Santonocito, parlando del quadro generale della “famiglia” con ruoli e strategie. Poi, sulla morte di Angelo Santapaola, La Causa ha riferito che, di fronte al progetto di omicidio architettato per volontà del cugino Vincenzo Santapaola (il vero reggente, secondo La Causa) egli avrebbe tentato di rinviare il fatto, avendo saputo che lo stesso Angelo Santapaola sarebbe stato da lì a poco arrestato nell’ “operazione Arcangelo”. Da chi? Dice che la Causa di averlo saputo da una persona vicina al clan Mazzei che gli disse che “erano pronte le ordinanze di custodia cautelare”.
Angelo Santapaola sarebbe stato ucciso (il 26 settembre del 2007 assieme al suo guardaspalle Nicola Sedici) perché “faceva di testa sua, non portava niente nella bacinella (la cassa della “famiglia”, ndr) perché metteva tutto in tasca”. Per l’omicidio Santapaola è in corso un processo, imputato principale il boss Vincenzo Aiello. Del resto, era –sempre nel racconto di La Causa- Vincenzo Santapaola a volerle per lui con un ruolo apicale. Obiettivo? Riorganizzare le fila del clan: “voglio persone nuove per principi vecchi” –questo sarebbe stato il leitmotiv della “ripresa” della “famiglia” a Catania.
Ma non solo: ci sarebbe stato anche un progetto di omicidio del boss Vincenzo Aiello per volere di Vincenzo Santapaola, Pippo Ercolano e una terza persona di cui La Causa non ha fatto il nome. Aiello avrebbe dovuto pagare con la vita il fatto di essersi appropriato di soldi dell’organizzazione. Sarebbe stato proprio La Causa a fermare il progetto: “Enzo Aiello se oggi vede la sua famiglia deve dire grazie a me” ha detto La Causa. Prossima udienza per sentire La Causa il 31 gennaio.
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