“Il processo nato dall’inchiesta Università Bandita, la quale ha scoperchiato un sistema di concorsi pilotati e truccati, rappresenta uno spartiacque nella storia accademica catanese e non solo. Ha una grande valenza per tracciare una linea di demarcazione tra un’università meritocratica, aperta, inclusiva e un’università – che non vogliamo – chiusa, fatta di caste e di piccoli e grandi vantaggi personalistici. Per queste ragioni auspico il prima possibile che l’ateneo e che il Miur si costituiscano parte civile nel processo contro chi avrebbe con le sue azioni gettato discredito sulle istituzioni.
L’università e il Ministero devono dare un segnale forte: lo devono a tutti quegli studenti, a tutti quei ricercatori e a quei docenti che sono stati danneggiati, isolati e vessati. Dall’altra parte accolgo con piacere l’ammissione come parte civile dell’associazione Trasparenza e Merito del ricercatore Giambattista Sciré che ha sempre denunciato abusi e irregolarità. Senza dubbio si tratta di un bel segnale”.
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