La destra catanese, che non ha peccato in totalitarismo nell’occupare tutti i vertici delle aziende municipali, i vari luoghi di sottogoverno, con una giunta praticamente monocolore, si appresta a evocare con un incredibile parallelismo la fine dell’epoca fascista.
Un’amministrazione priva di regia, con ben quattro assessori dimissionari, in una città per lunghi tratti al buio, dove il popolo dei ristoratori insorge contro un regolamento comunale mostruoso che vessa una categoria che chiede solo di poter continuare a lavorare.
In un’atmosfera limbica dove non è dato sapere se il sindaco-sospeso deciderà di dimettersi prima del giorno della sua udienza penale, fissata per il prossimo 9 di giugno, la maggioranza politica si appresta ad indicare i nuovi assessori per tappare i posti vacanti che siederanno su quello scranno probabilmente solo per un mese.
Che senso ha procedere alla nomina di nuovi assessori se il sindaco sospeso dovrà a breve dimettersi? Come dovranno definirsi questi nuovi amministratori, gli assessori di maggio?
Oppure il nostro sindaco, tifoso e sospeso, vuole concludere la sua esperienza processuale da sindaco in carica, sfidando la legge Severino, la Prefettura di Catania, la Corte Costituzionale, il Tribunale Penale di Palermo e quello Civile di Catania, i quali tutti gli hanno invece ordinato la sospensione del suo ruolo, dei suoi poteri e delle sue prerogative politiche?
Questa esperienza di questa destra, troppo giovanile, tutta cresciuta nei locali di Corso Sicilia 11, dimostra l’incapacità nel sapere governare una città.
È evidente l’anaffettività verso le concrete problematiche che riguardano la cittadinanza ed i suoi corpi produttivi, condita da una palese overdose di opportunista egoismo che la porta a gestire il comune di Catania solo per finalità elettorali e personali, nient’altro.
Anziché procedere alla nomina di nuovi assessori, onestà e buon senso dovrebbero, una volta per tutte, determinare la decisione di mollare e di formalizzare le attese dimissioni, tanto necessarie quanto urgenti.
Un’intera città viaggia sul limbo di una incertezza circa una decisione personale (le dimissioni del sindaco), rendendo questa compagine politica un carrozzone elettorale senza alcuna prospettiva né futuro per la città.
Se non riuscite a provare vergogna per quanto sta oggi accadendo almeno sforzatevi di avere un po’ di saggezza: procedere ad un rimpasto, per poi attendere le dimissioni di giugno, sarebbe la dimostrazione che considerate la giunta municipale una bellissima giostra sulla quale fare girare i vostri galoppini elettorali. Uno sfregio, l’ennesimo, per la città.
Provate ad essere seri, sforzatevi ad esser saggi: perché sarà impossibile dimenticare questo ennesimo comportamento irresponsabile ed infantile.
Piero Lipera.
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