Quei politici che commemorano Borsellino e Falcone e poi non mettono in pratica i loro insegnamenti

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di Fabio Cantarella, iena antimafia

Le celebrazioni per il ventennale della strage di via D’Amelio, nella quale rimasero uccisi il magistrato Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), si sono appena concluse e proprio questo ci sembra il momento opportuno per fare alcune considerazioni.

Innanzitutto desideriamo prendere con forza le distanze dalle affermazioni, seppur dette in un contesto scherzoso, del senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri, che ha definito la commemorazione di Via D’Amelio “una stronzata”. Ci sono fatti che hanno segnato la storia d’Italia sui quali a nessuno è consentito scherzare, specialmente ad uno come Dell’Utri che, seppur assolto, passa da un processo all’altro. A lui e agli altri politici vorremmo ricordare che le celebrazioni sono dei momenti solenni, che aiutano a richiamare alla memoria vicende e insegnamenti che dovrebbero accompagnarti in ogni momento della tua vita, in ogni scelta successiva.

E ci dispiace che gli unici ad esprimere sdegno per le dichiarazioni del senatore Dell’Utri siano stati i giovani della destra genuina: Giovane Italia, con il suo presidente regionale Stephen Di Stefano, Azione Universitaria con il vicepresidente nazionale Dario Moscato, e Studenti per le Libertà-Azione Universitaria al Cnsu con il capogruppo Erio Buceti. Dietro di loro il silenzio più assoluto tra i big della politica, in effetti per qualcuno le celebrazioni delle stragi durano giusto il giorno della commemorazione. Dopodiché per certi politici italiani è come se Borsellino e Falcone non fossero mai esistiti.

Nei fatti è proprio così, purtroppo, e lo vorremmo evidenziare non solo al senatore Marcello dell’Utri, autore dell’inaccettabile esternazione sulla commemorazione, ma anche al segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, e a tutti gli altri big della politica che hanno preso parte alle celebrazioni, Gianfranco Fini, quello degli ultimi anni, in testa.

A loro, big della politica e delle istituzioni che dovrebbero dare l’esempio ai giovani, vorrei ricordare che è perfettamente inutile sfilare per Palermo in memoria di Falcone, Borsellino e di tutti gli altri uomini uccisi dalla mafia perché facevano il proprio dovere. E’ perfettamente inutile se poi nella vita di tutti i giorni non si applicano i loro insegnamenti, se non si ricalca il loro esempio.

Paolo Borsellino, per esempio, diceva sempre che l’equivoco sui cui spesso si gioca è quello di dire quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico ha interessi convergenti con l’organizzazione mafiosa, però la magistratura non l’ha condannato e, quindi, quel politico è un uomo onesto. E no -diceva Paolo Borsellino- questo discorso non va, perché la magistratura può solo fare un accertamento di carattere giudiziale, può dire ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giudiziaria di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi fatti sospetti, altri organi, altri poteri, quelli politici, per esempio, i consigli comunali, gli organismi disciplinari delle pubbliche amministrazioni, i partiti politici, debbono trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che pur non costituendo reato rendono il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Non sono stati condannati, ma rimane il grosso sospetto che dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia per far sì che non solo siano onesti ma appaiano onesti, facendo pulizia al proprio interno allontanando tutti coloro che sono comunque colpiti da fatti inquietanti anche se non condannati in sede penale”.

Ora, dopo aver ricordato le parole di Paolo Borsellino, a qualcuno che ha sfilato per Palermo in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, per esempio ad Angelino Alfano, segretario del Pdl, vorremmo chiedere se il Popolo della Libertà, che continua a mantenere nelle sue fila uomini come Nicola Cosentino (accusato dai magistrati campani di rapporti con la camorra) ha fatto quell’opera di pulizia al suo interno. Ha applicato gli insegnamenti di Borsellino? E Gianfranco Fini, cofondatore del Pdl di Dell’Utri, Cosentino e tanti altri indagati, anch’egli tra gli accorsi per la commemorazione di Paolo Borsellino, ha messo in pratica l’insegnamento di Paolo Borsellino? Lo ha fatto di recente allorché con il “suo” Futuro e Libertà (FLI) ha sostenuto il governo della Regione Siciliana nel quale spiccano diversi indagati per reati di vario tipo?

E allora vi chiediamo, che senso ha commemorare Paolo Borsellino e Giovanni Falcone per un solo giorno se poi una volta lasciata Palermo ci si dimentica degli insegnamenti per i quali loro e tanti altri servitori dello Stato sono morti?

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Redazione Iene Siciliane

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