“Questo governo non combatte la povertà ma i poveri, sarà un autunno di lotta e mobilitazione”
Se non fosse per il caldo opprimente, alla Cgil di Catania non sembrerebbe nemmeno agosto. Il grande atrio settecentesco del Convento di San Giuliano, sede storica del sindacato, brulica di iscritti in attesa davanti agli uffici del Patronato. Al primo piano, nel corridoio che si allunga fino alla stanza del Segretario Generale, l’attività è frenetica, un viavai di dirigenti alle prese con vertenze e problemi sindacali. Che non sembrano voler andare in ferie. Salvo Leonardi, segreteria provinciale Cgil, commenta soddisfatto l’ultimo sit-in dei lavoratori della Dusmann che si è tenuto davanti agli uffici dell’Asp: “E’ andato molto bene, grande partecipazione dei lavoratori”, dice. Il responsabile organizzativo Giuseppe D’Aquila saluta cordialmente gli avventori senza mai staccare gli occhi dal pc, su cui scorrono numeri e dati che risultano indecifrabili agli occhi dell’ignaro visitatore. Nell’ufficio di Carmelo Gatto, responsabile dei servizi Cgil, una troupe di ‘Fanpage’ intervista due ex percettrici di reddito di cittadinanza sulla cinquantina. Testimonianze drammatiche di chi, da un giorno all’altro, si è ritrovato senza alcuna forma di reddito e di sostentamento: “Mi è arrivato questo sms in cui mi comunicano la sospensione del reddito”, racconta Angela, mostrando il telefono davanti alla telecamera, “ho le bollette e l’affitto da pagare, sono disperata”. Carmelo De Caudo, il Segretario Generale, è impegnato in una call sull’industria in Sicilia. Accanto a lui, la segretaria della Fiom provinciale Rosy Scollo: “Dammi cinque minuti e sono da te”, dice De Caudo. No, non c’è aria di ferie e di vacanze alla Camera del Lavoro di Catania, come mi conferma subito dopo il segretario a microfoni spenti: “Se andrò in vacanza? Forse vado qualche giorno a Costa Saracena, qualche giorno di mare, ma rimango in zona, non mi sposto oltre, sarò operativo sul campo per ogni evenienza”.
De Caudo, partiamo dai fatti degli ultimi giorni: il rogo all’aeroporto, le temperature anomale (fino a 50 gradi), la sospensione delle forniture elettriche e idriche in gran parte della città. Una concomitanza di eventi che hai recentemente definito “Emergenza Catania”…
“Emergenza Catania” vuol dire tante cose: è il frutto di tutte le inadempienze e le criticità che denunciamo da tempo, a partire dai mancati investimenti sulle infrastrutture, sull’ammodernamento delle reti, sulla messa in sicurezza del territorio, sull’adeguamento dei protocolli di sicurezza. Potremmo dire, con un ossimoro, che Catania vive in una situazione di ordinaria emergenza.
E dunque ha senso parlare di emergenza di fronte a “criticità” strutturali che si ripropongono con straordinaria puntualità?
Esatto. Prendiamo il caldo di queste settimane: può essere davvero considerato un fatto straordinario? O, piuttosto, dovremmo cominciare a fare i conti col fatto che la nostra terra si sta sempre più tropicalizzando, per effetto dei cambiamenti climatici, come dimostrano le temperature che hanno colpito la nostra provincia e la nostra regione anche, ma non solo, quest’estate. E non dimentichiamo le alluvioni dell’anno scorso che abbiamo pagato con un prezzo, altissimo, di vite umane. E che potrebbero riproporsi se non si pone un freno alla cementificazione selvaggia e alla devastazione del territorio.
Temperature sahariane, alluvioni, sospensione di luce e acqua. Sembrano quasi le sette piaghe d’Egitto…
Un’immagine suggestiva ma qui non siamo di fronte ad una “punizione” divina ma ad errori, limiti e contraddizioni tutte umane, anzi tutte politiche, per l’esattezza.
E il sindacato cosa propone?
E del tutto evidente che i cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio questa città. Da anni la comunità scientifica ci mette in guardia da queste nefaste conseguenze. Oggi le stiamo vivendo, toccando con mano. E allora, la politica e le istituzioni, dal governo regionale a quello nazionale, come proponiamo in ogni sede, dovrebbero cominciare a pensare ad un grande piano di adeguamento ed ammodernamento complessivo delle infrastrutture. Penso non solo a quelle viarie ma anche al nostro sistema elettrico che non riesce a reggere l’aumento dei consumi. In un’ottica macro, poi, è fondamentale andare verso il superamento del fossile e investire sulle energie alternative.
E le istituzioni ascoltano il sindacato o, invece, fanno orecchie da mercante?
Attualmente il sindacato sconta un problema: quello di non avere interlocuzioni frequenti con le istituzioni locali, e non certo per volontà nostra. All’atto dell’insediamento del sindaco Trantino siamo stati convocati sul Pnrr ma poi, tra un’emergenza e l’altra, il confronto si è un po’ perso. Superata questa fase, auspichiamo che si attivi un tavolo di concertazione che coinvolga tutte le parti sociali e che individui interventi e soluzioni per evitare che quello che abbiamo visto in questi giorni si ripeta. Noi siamo disponibili.
C’è anche il tema, che hai sollevato in questi giorni, di mettere in sicurezza i lavoratori, per esempio dalle situazioni di stress termico dovuto alle alte temperature…
Assieme alla Uil abbiamo fatto un sit-in qualche giorno fa per chiedere al governo regionale di istituire un tavolo permanente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo chiesto più ispettori del lavoro e che vengano rispettate tutte le misure di sicurezza, per esempio sulla gestione del caldo nelle ore di picco: se si superano i 35 gradi i lavoratori devono staccare e usufruire della cassa integrazione. Occorre, poi, intervenire sui Dvr (documenti valutazione dei rischi, ndr), aggiornandoli alle nuove condizioni e alle nuove identità lavorative.
Cioè?
I protocolli di sicurezza vanno aggiornati e implementati anche sulle specifiche peculiarità territoriali e per tutti coloro che fanno lavori che prima non erano contemplati nella contrattazione collettiva, penso ad esempio ai rider costretti a lavorare col caldo estremo. Ma vanno aggiornati anche per chi gode del sistema di tutele contenuto nei contratti nazionali. Perché se è vero che Il clima si sta tropicalizzando e la temperatura è sempre più elevata, e allora occorre ripensare a come salvaguardare i lavoratori e le produzioni e questo vale per tutti i settori: penso non soltanto agli edili o ai lavoratori agricoli ma a tutti quelli che operano in condizioni di forte stress termico, come gli operai delle Acciaierie, o quelli delle officine, o come gli aeroportuali, che lavorano a volte con 48 gradi in rampa.
Tornando all’aeroporto, non è pazzesco che il quinto scalo d’Italia vada a fuoco? Come può accadere?
La Procura ha aperto un’inchiesta e quindi ogni ipotesi al momento è pura speculazione. C’è poi da attendere le valutazioni dell’Enac e dei Vigili del Fuoco. Questo non toglie che occorre interrogarsi sulle eventuali responsabilità e sulle condizioni di sicurezza di quel luogo di lavoro che è anche luogo di transito dei cittadini-passeggeri. Rimane il fatto che ciò che è accaduto è molto grave perché la sicurezza delle persone deve essere messa al primo posto. Quanto accaduto all’aeroporto è un dramma dal punto di vista dei passeggeri che stanno vivendo disagi indicibili. E solo il caso ha voluto che il rogo sia divampato nelle ore notturne poiché se fosse avvenuto nelle ore di punta, saremmo qui a scrivere un’altra storia.
Quello che sorprende è l’assenza di un piano B per rimediare, anche solo parzialmente, alla chiusura dello scalo catanese…
Siamo la regione d’Italia con più aeroporti, se avessimo avuto un sistema di infrastrutture degno di questo nome io credo che lo stress che stanno vivendo i viaggiatori sarebbe stato più contenuto. E’ allucinante che per arrivare a Siracusa da Trapani ci vogliano fino a dodici ore di viaggio. La regione e il governo nazionale devono guardare prioritariamente allo sviluppo reale di questa terra, che non vuol dire esclusivamente adoperarsi per il piano nazionale di ripresa e resilienza.
La conta dei danni causati dalla chiusura di Fontanarossa per Catania è impietosa, si parla di trenta milioni di euro al giorno, secondo qualcuno addirittura quaranta, a cui si aggiungono quelli causati dall’interruzione dei servizi idrici ed elettrici.
Già. E impattano su tutti i settori produttivi catanesi, non solo sul turismo ma anche sull’industria: nello specifico, la mancata fornitura di energia elettrica e di acqua ha causato il fermo della produzione anche in aziende di una certa importanza come STMicroelectronics. Una cosa senza precedenti che ripropone l’annosa questione da noi più volte posta dell’ammodernamento della Zona Industriale.
E poi ci sono i danni subiti dai cittadini, soprattutto i più fragili, gli anziani, costretti a stare senza luce e acqua per giorni interi, a 50 gradi, un inferno…
Un danno incommensurabile. Che andrebbe quantificato e risarcito. Non oso pensare alle persone con patologie, che magari ricorrono alle macchine, o ai materassi da decubito o all’ossigeno terapeutico, non oso immaginare che dramma hanno vissuto queste famiglie.
De Caudo, che anno è stato quello appena passato al netto dell’ultima emergenza?
E’ stato un anno di vertenze locali e nazionali, come quella contro l’autonomia differenziata, o la legge sugli appalti o la sanità. Il problema sanità in Sicilia sta diventando serio. Stiamo assistendo allo smantellamento della sanità pubblica e al progressivo dirottamento delle risorse verso i privati. Per questo come Cgil abbiamo messo in campo una vertenza provinciale e regionale.
Che autunno sarà? Landini ha annunciato lo sciopero generale…
Se il governo non cambia rotta rischiamo un autunno caldo sul piano sociale. Per quanto ci riguarda siamo pronti alla lotta e alla mobilitazione – a partire dalla grande manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 7 ottobre – se non avremo risposte per le persone che rappresentiamo. Purtroppo, anche in questi giorni, ci stiamo scontrando con gli effetti di politiche che vanno nella direzione opposta a quella da noi auspicata.
Ti riferisci al reddito di cittadinanza? Hai definito recentemente la sua abolizione tout-court un atto disumano…
Sono circa 9000 le famiglie catanesi che si sono ritrovate da un giorno all’altro senza alcuna fonte di reddito. Parliamo di persone indigenti, che fanno fatica a mettere assieme il pranzo con la cena o a pagare le bollette o l’affitto. Il governo con una mano fa cassa sui poveri e con l’altra favorisce chi ha di più e gli evasori che proprio in questi giorni hanno potuto beneficiare di una nuova sanatoria. Mi verrebbe da dire che il governo più che combattere la povertà combatte i poveri.
Governo che sembra sordo anche di fronte alla proposta di introduzione del salario minimo…
Che invece sarebbe una misura di civiltà perché darebbe dignità ai tanti lavoratori che oggi percepiscono salari da fame, spesso sotto i cinque euro l’ora. Ma sia chiaro, la centralità deve rimanere al contratto nazionale di lavoro, per evitare giochi al ribasso che minano i Ccnl.
Tornando a Catania, che ne pensi della giunta Trantino?
Dal sindaco Trantino ci aspettiamo che imprima un cambio di passo all’azione amministrativa. Serve più coinvolgimento e più concertazione e meno ordinanze repressive come quella, di fatto, contro le persone senza fissa dimora. Ricordo che Catania è, tra le grandi città italiane, l’unica senza dormitorio pubblico.
Quindi giudizio negativo?
Diciamo giudizio sospeso. Su alcune questioni, vedi il provvedimento in cui il sindaco apre le Ciminiere a chi ha problemi con l’aria condizionata, non possiamo che esprimere un giudizio positivo. Anche perché in tal senso come Cgil avevamo lanciato un appello che ha trovato riscontro. Abbiamo apprezzato anche il segnale di essere stati convocati in apertura della discussione sul Pnrr. E tuttavia non ci convince il fatto che i progetti non siano stati discussi con la comunità interessata. E senza una visione di insieme della città, che attinga anche dalle esperienze e dalle intelligenze di chi vive e opera nel territorio o nel mondo associazionistico, non si rigenera nulla e i progetti rischiano di essere cattedrali nel deserto.
Che è un po’ il principio da cui è partita la vostra ultima iniziativa al Bastione degli Infetti intitolata “Rigenera Catania”…
Una bella iniziativa, che replicheremo con lo stesso spirito e con lo stesso titolo nei quartieri, cui ha partecipato il nostro segretario generale Maurizio Landini. Un momento di scambio e di confronto con tante realtà dell’associazionismo catanese che ci ha arricchito tutti.
Buone vacanze Carmelo, per quanto un po’ “ristrette”…
Buone vacanze…
Massimo Malerba
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