di iena politica
Avrebbe dovuto essere il processo per reato elettorale a carico dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo, ma udienza dopo udienza sta emergendo una realtà ben differente da quella inizialmente ipotizzata. Oggi il pentito Gaetano D’Aquino, sul quale la Procura fa molto affidamento, ha tirato in ballo ancora una volta politici del Popolo della Libertà.
Certo è pur sempre il processo a carico dei Lombardo ma anche oggi il collaboratore di giustizia ha ribadito che alle regionali del 2006 Angelo Santapaola, poi morto assassinato nel 2007, sosteneva il deputato regionale Pippo Limoli e D’Aquino ripete in aula anche una frase, a nostro avviso assai inquietante, che gli avrebbe detto il Santapaola, allorché ebbe a chiedergli il motivo del suo sostegno al deputato oggi del Pdl, nel 2006 di Forza Italia, ovvero: “Pippo Limoli è amico mio”. Ecco quel che ha raccontato D’Aquino: “Incontrai Angelo Santapaola per chiedergli dei voti nel suo quartiere e lui mi disse che si stava muovendo per il Mpa ma anche per Pippo Limoli che era suo amico. Li ho anche visti insieme in un bar vicino all’ospedale Garibaldi, che forse gestiva Limoli. E quando chiesi ad Angelo Santapaola come faceva a sostenere contemporaneamente un esponente del Pdl e il Mpa, mi rispose: ‘Io non ho problemi, io porto numeri’.
Nel corso del dibattimento è anche emerso che ad uscire i soldi per accapararsi i voti non furono i fratelli Lombardo ma nell’episodio ricordato dal pentito Gaetano D’Aquino, parliamo delle regionali del 2008, sarebbe stato Ascenzio Maesano a tirare fuori ben centoventimila euro per garantirsi l’appoggio di Sebastiano Fichera, potente esponente del clan Sciuto-Tigna”. Ascenzio Maesano, per anni assessore nella giunta di Giuseppe Castiglione, neo eletto sindaco di Aci Catena, avrebbe corrisposto tali somme in più tranche o forse alla fine solo la metà di essa. Il pentito è stato poco chiaro.
Il collaboratore ha, infine, ripercorso gli episodi, già rivelati in Aula in una precedente udienza, relativi ai contatti con il commerciante Salvatore Vaccalluzzo, poi morto, che gli avrebbe riferito che non aveva fiducia in Raffaele Lombardo e che incontrò due volte l’attuale senatore del Mpa Giovanni Pistorio per un posto di lavoro a sua figlia, che non ottenne.
Raffaele Lombardo ‘u pirucchiusu”. E mentre Maesano, sempre a detta del pentito, avrebbe offerto 120mila euro (se poi li ha versati tutti non l’abbiamo ancora capito perché il pentito non è che sia stato molto chiaro in questa come in tante altre cose) per avere l’appoggio del clan Sciuto, Raffaele Lombardo non si faceva neppure rintracciare. Un pidocchioso oseremmo dire, tanto che poi a fine udienza il governatore ha ribadito il concetto:”né soldi, né favori, nè affari: niente di niente! A D’Aquino abbiamo chiesto per la verità di fare un solo nome che mi riguardi personalmente, non l’ha saputo fare”.
Raffaele Lombardo rincara la dose nei confronti del pentito. “In questa seconda performance D’Aquino contraddice molte delle cose che aveva detto nella scorsa udienza e che avevamo letto nei verbali. Si rifà a testimoni, almeno i più importanti, ormai purtroppo scomparsi: Vaccalluzzo, Angelo Santapaola, Sebastiano Fichera. E’ un cumulo di sciocchezze. Poi c’è una novità, che non è una novità quando parla del fatto che sarebbero rimasti delusi costoro dal mio non farmi più ritrovare o vedere. Ma in passato, per non essere delusi dopo tutto cosa hanno ottenuto? Nulla di niente di niente. Perchè lui racconta sempre di pontili al porto, ristoranti all’interporto, bar nell’interporto”.
E, per finire, nel corso delle dichiarazioni rese alla stampa a margine dell’udienza, il governatore sottolinea l’unica cosa concreta detta dal collaboratore di giustizia oggi in aula. “Ma l’unica cosa invece che sicuramente è stata affidata in gestione a qualcuno, che lui sostiene essere stata data alla famiglia Santapaola, è un bingo. Molto bene, credo che ci sia da fare opportune verifiche anche su quello che oggi lui ha detto”.
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