“Come Cgil e UIL di Catania stiamo dando il massimo per raccogliere le firme per abolire con un referendum la legge sull’Autonomia differenziata voluta dalla Lega. Da mesi ne spieghiamo le ragioni, c’è di mezzo anche la vivibilità di questa città. Oggi il ministro Salvini è a Catania per inaugurare la stazione della Metro. Ci piacerebbe se si facesse vedere anche per discutere di soluzioni ai drammi che stanno strozzando la nostra città, sempre più povera e sporca. Tagliare nastri non basta”.
Non usano mezzi termini i segretari generali di Cgil e UIL, Carmelo De Caudo ed Enza Meli, che nel fine settimana hanno partecipato in prima persona, e continueranno ancora a farlo, ai partecipatissimi banchetti di raccolta firme per dire “no” alla Legge Calderoli alla Villa Bellini e a Villa Pacini con tanto di file per partecipare, e concorrere così alla raccolta delle 500 mila firme necessarie a chiamare al voto referendario gli italiani tra aprile e giugno del 2025.
Giovedì scorso si è anche costituito un apposito Comitato referendario catanese al quale hanno aderito, oltre ai due sindacati, decine di sigle di partiti e associazioni.
Il quesito referendario, depositato in Cassazione, recita: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n.86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?”
Spiegano De Caudo e Meli:
“Tutte le regioni del Sud saranno penalizzate dalla legge Calderoli perché mira a differenziare il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto a un contratto nazionale. Come? Creando una profonda spaccatura tra le due parti d’Italia che già oggi viaggiano a due diverse velocità. Ma per una città come Catania, che già sperimenta questa disparità di diritti rispetto a grandi città del nord, l’esito potrebbe essere catastrofico. In primis proprio per la sanità.”
Il riferimento è alla grave mancanza di investimenti nel settore sanitario che ricade soprattutto in città come Catania i cui presidi ospedalieri d’eccellenza rappresentano un ancora di sicurezza non solo per il territorio circostante ma anche per tante altre aree della Sicilia e della Calabria.
“Qui le lunghe liste d’attesa, le profonde diseguaglianze territoriali, l’eccessivo affollamento nei pronto soccorso, la mancanza di personale, le strutture ospedaliere insufficienti sono già una realtà che fa a pugni con la grande professionalità del personale. Da anni e anni Cgil e UIL chiedono più risorse e un piano straordinario di stabilizzazioni e assunzioni.
Ciò non accade a vantaggio della sanità privata dove si cura chi ha i soldi per farlo. A maggior ragione dubitiamo che le cose cambieranno quando sarà applicata la legge Calderoli e le Regioni dovranno dunque vedersela da sole”.
In questi giorni di raccolta firme, i sindacalisti spiegano ai cittadini che la legge Calderoli frammenta la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e mette in discussione il contratto collettivo nazionale, che rappresenta un pilastro dell’unità e della coesione del Paese; la legge regionalizza la scuola infliggendo un duro colpo alla stessa identità culturale dell’Italia.
“Noi invece crediamo a una scuola pubblica dove tutti abbiamo le stesse opportunità. A Catania, invece, facciamo i conti con edifici decadenti e pericolosi, e per nulla sicuri in un contesto sismico come il nostro. Il governo regionale dovrebbe ritirare subito l’appoggio alla Legge Calderoli”, concludono De Caudo e Meli.
I prossimi banchetti promossi da Cgil e UIL saranno allestiti il 29 luglio al solarium del Lungomare di fronte all’istituto Nautico dalle 9,30/12,30; il 1º agosto l’appuntamento sarà all’ ospedale Garibaldi vecchio (via Filzi, pronto soccorso) dalle 9,30 alle 12,30.
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