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Referendum costituzionale: le posizioni in campo nell’incontro organizzato da 14 Rotary
Pubblicato il 17 Settembre 2020
Consuntivo del partecipato incontro al Four Point Sheraton di Aci Castello, organizzato da 14 Rotary Club dell’area etnea per discutere le Referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari.
Sala piena al Four Point Sheraton per il dibattito sul Referendum costituzionale, organizzato da 14 Rotary Club dell’area etnea, l’altra sera a Catania.
Un incontro molto partecipato, promosso dal Rotary Club Aci Castello presieduto d Rino Sardo, sulle ragioni del sì e quelle del no in relazione al taglio dei parlamentari, su cui gli italiani sono chiamati a esprimersi domenica e lunedì prossimi.
A chiarire le idee alla platea, in un intenso scambio di vedute, tra i pochi momenti di riflessione fuori dalla logica delle tifoserie, la professoressa Ida Nicotra, per il sì e il professor Fabrizio Tigano per il no.
L’idea di fondo dei promotori è quella di trainare la società civile, tornando a esercitare la leadership culturale, suscitando dibattiti e scambio di opinioni. Come sottolineato in apertura dei lavori da Rino Sardo, che ha evidenziato l’ampia partecipazione e l’importanza di dibattere su un tema fondamentale, di cui si è discusso poco. “La presenza di così tanti soci è motivo di orgoglio – ha detto. In un momento così complicato, siamo riusciti a richiamare oltre 200 persone per discutere di un argomento importante per la vita democratica del nostro Paese. Per questo ringrazio i presidenti dei Club: per aver accettato l’invito, aderendo all’iniziativa subito e mettendosi completamente a disposizione, nonché i due relatori. Tra sei giorni siamo chiamati alle urne per esprimerci su un passaggio importante della vita repubblicana. È in momento come questo che la nostra leadership può fare la differenza”.
Dopo i saluti di Sardo, è stato il turno dei due relatori che, in venti minuti, hanno illustrato le proprie posizioni.
Le ragioni del no.
Il professor Fabrizio Tigano ha illustrato le motivazioni di chi sostiene il no, non prima di aver sottolineato come il Referendum costituzionale non preveda quorum. “Questo rende questo tipo di consultazione delicata e giustifica l’attenzione che gli studiosi dedicano a questo tipo di Referendum” – ha esordito. Una breve introduzione prima di entrare nel merito. Partendo con la “questione di metodo” nel tentativo di procedere con le riforme costituzionali. “C’è esigenza reale di diminuire il numero dei parlamentari? Qual è? – è la domanda posta alla sala dal professor Tigano. Manca l’impatto riformatore che una riforma del genere richiede e presuppone – ha aggiunto. Si fa riferimento ad ulteriori riforme, ma il convitato di pietra resta la legge elettorale. A prescindere dalla riforma costituzionale, non si riesce a fare una legge elettorale degna di questo nome”.
Una riforma nel mare di quelle non ancora portate a termine, dunque, sarebbe la prima motivazione per un no. Insieme alla reale esigenza di diminuire il numero dei parlamentari che potrebbe, secondo l’accademico, non portare alcun miglioramento quanto piuttosto spingere la rappresentanza democratica verso una sorta di oligarchia.
E ancora, Tigano ha puntato sul “mancato risparmio”, sulla mancata riduzione degli stipendi e sul fatto che un’assemblea più snella non significhi necessariamente che la stessa sia più efficace. “Anche la funzione di controllo nei confronti del Governo potrebbe essere danneggiata” – ha sottolineato, evidenziando come il superamento del bicameralismo perfetto possa essere la strada più corretta per allineare l’Italia ai Paesi europei. “Il bicameralismo perfetto non viene inciso dalla riduzione dei parlamentari, anzi – ha continuato. È più efficiente un Parlamento con meno parlamentari? Non abbiamo nessuna prova”.
Nessuna certezza, secondo il professor Tigano, eccetto una: la riforma inciderebbe nel meccanismo per l’elezione del Presidente della Repubblica. “Forse è un segno dei tempi – ha aggiunto – ma il sistema è stato costruito in un altro modo e quindi, se si cambia qualche tassello, occorre ritararlo. Il no nasce da questo: non è pregiudizialmente contrario a svecchiare le nostre istituzioni, ma dobbiamo imparare a fare le riforme sganciandole da motivazioni politiche o da quelle che girano nella vulgata. Ragionando, esattamente come stiamo facendo stasera. La riforma è incompleta, non necessaria e populista. Il no è necessario per questo motivo” – ha concluso.
Le ragioni del sì.
La professoressa Ida Nicotra, costituzionalista, ha illustrato le motivazioni a sostegno della riforma. Partendo dalla necessità di svecchiare le istituzioni, adeguandole ai tempi e alle esigenze della democrazia. “Quando si parla di riforme costituzionali si ritiene che siano discorsi lontani dalle persone e dalla vita di tutti noi ma questi aspetti ci toccano da vicino” – ha detto, prima di affrontare il discorso nel merito. A cominciare dalla presunta riduzione alla rappresentanza.
“Sento dire che il taglio dei parlamentari porterebbe a una riduzione della rappresentanza o addirittura della democrazia – ha continuato – ma io ribalterei il discorso: questo Parlamento soddisfa l’esigenza dei cittadini? Trova riscontro nell’idea della Costituzione e del costituente?”. La professoressa Nicotra ha sottolineato il legame tra immobilismo del Parlamento e disaffezione verso la politica. “Viviamo e non da oggi un vento pericolosissimo di antipolitica, che significa anche il pericolo di delegittimare la democrazia rappresentativa – ha proseguito. Il Parlamento corre un rischio non con il tentativo di migliorarlo, ma non facendolo. Non partiamo da un sistema che funziona e che si vuole cambiare. Al contrario. Così il Parlamento non lavora. Forse, l’ideale del costituente per cui i parlamentari dovevano servire la nazione, si è allontanato e oggi si verifica quello scollamento dei cittadini dalla politica”.
La professoressa Nicotra si è poi soffermata sui frequenti tentativi, nella storia repubblicana dell’Italia, di ridurre il numero dei parlamentari, portati a quello attuale nel 1963. “In quel momento si era in piena Guerra fredda e c’erano alcune forze politiche non ammesse alla guida del Paese – ha sottolineato, evidenziando come, nel frattempo siano intervenute le Regioni per rappresentare meglio i cittadini. Nel 1970 la produzione legislativa in parte passa alle Regioni”.
Per la costituzionalista, quello della mancata rappresentanza sarebbe un falso problema.
“L’Ars, nel 2017, ha tagliato i deputati portandoli da 90 a 70 – ha proseguito – e nessuno si è lamentato della mancata rappresentanza. I tempi sono cambiati e il recupero della credibilità del parlamento passa anche da questo”.
Adeguare la Legge fondamentale dello Stato alle esigenze della Repubblica, come già fatto in passato, la soluzione indicata dalla professoressa Nicotra. “La Costituzione è un organismo vivo e va adeguata ai tempi che cambiano – ha concluso. Nessuno sa qual è il numero perfetto dei parlamentati, ma non è non modificando le cose che la politica tornerà a essere rappresentativa”. Quello, secondo la costituzionalista, dipenderà dalla legge elettorale, che andrà cambiata dopo aver ridotto il numero dei parlamentari.
Un incontro molto partecipato, che ha suscitato un interessante dibattito con gli interventi dei presidenti dei 14 club presenti: oltre Aci Castello, Acireale, Catania, Catania Bellini, Catania Etna Centenario, Catania Est, Catania Nord, Catania Ovest, Catania Sud, Eclub, Giarre Riviera ionica-etnea, Misterbianco, Paternò-Alto Simeto, Randazzo Valle dell’Alcantara.
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