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Referendum. De Caudo (Cgil): “Ancora all’opera per i “sì” ai referendum. Per città come Catania necessario cambiare le regole per chi lavora e per la cittadinanza. La legge sull’autonomia andrà comunque cambiata”
Pubblicato il 21 Gennaio 2025
“La Cgil di Catania continuerà a lavorare attivamente affinché i cittadini votino “sì” ai cinque quesiti abrogativi del referendum che si voteranno tra pochi mesi”. Lo dice il segretario generale della Camera del lavoro, Carmelo De Caudo, all’indomani della decisione della Consulta per quel che riguarda i quesiti sui temi del lavoro e della cittadinanza.
“Il capoluogo etneo è da anni teatro di gravi incidenti sul lavoro, di lunghe stagioni di disoccupazione e di precarietà in tutte le fasce lavorative. In città attive e grandi, ma sempre più povere come la nostra, forse ancor più che altrove ha senso lavorare affinché vengano cambiate alcune regole che ostacolano il benessere dei cittadini e lo sviluppo del territorio. Il nostro segretario nazionale Landini ha detto che si aprirà una nuova grande stagione di partecipazione che metterà al centro le persone e le loro libertà sul lavoro e nella vita. Non possiamo che essere d’accordo. Catania ha d’altronde già risposto con convinzione alla raccolta di firme promossa nei mesi scorsi proprio a sostegno del referendum. Per quanto riguarda il quesito sull’autonomia differenziata non cambiamo ottica: la legge Calderoli va abrogata e faremo la nostra parte affinché questo avvenga” .
I quesiti referendari accettati dalla Consulta puntano a ridurre da 10 a 5 anni i tempi per gli extracomunitari per ottenere la cittadinanza mentre gli altri quattro interessano materie relative al lavoro e riguardano Jobs act, contratti a termine e infortuni.In particolare, il referendum sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
I quattro quesiti sul lavoro proposti dalla Cgil chiedono l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs act. In particolare, si vogliono cancellare le norme sui licenziamenti che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese, in modo da innalzare le tutele per chi lavora in aziende con meno di quindici dipendenti eliminando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato.
Il terzo elimina alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine, mentre l’ultimo quesito riguarda l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. In particolare, con il referendum si vogliono tagliare le norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
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