di Ignazio De Luca
Angela Foti del M5s (nella foto) e Marco Forzese ex Drs hanno incontrato, presso la sede distaccata dell’Ars a Catania, gli organi di stampa, per denunciare, all’unisono, i presunti abusi riscontrati nella gestione del dipartimento regionale preposto al controllo delle Ipab.
Sembra, secondo quanto riportato nell’interrogazione parlamentare dell’on. Foti, che il servizio 7 del dipartimento regionale della Famiglia, non sia stato fattivamente collaborativo con la parlamentare 5s; addirittura, secondo il deputato regionale Marco Forzese, “qui si fa come dico io, vi piaccia o no”-avrebbe esclamato la dottoressa Garifo” non vi è dubbio che “questo atteggiamento degli organi burocratici, preposti al controllo delle Ipab, servizio 7, non è accettabile” – chiosa Forzese – che conclude: “dopo quasi tre anni di legislatura questo Governo regionale non ha più alibi, deve pensare e fare, la riforma delle Ipab, prendendo spunto dagli innumerevoli disegni di legge giacenti nel Parlamento Regionale”.
In coda alla conferenza stampa, l’on.Foti ha illustrato sommariamente, le linee guida del disegno di legge di riforma delle Ipab da lei stessa presentato. Le circa 150 Ipab Regionali, dovrebbero essere accorpate a misura della grandezza dei distretti sanitari, di fatto decadrebbero tutti i consigli di amministrazione delle Ipab accorpate (questo passaggio ci sembra addirittura “fantasioso”) rimanendo in carica un solo cda per ogni distretto. Un altro punto debole, anzi debolissimo, della riforma è l’anacronistica norma che manterrebbe la gratuità delle funzioni per il consiglio d’amministrazione, mutuandola dall’obsoleta legge del 1890 n.6972, che decideva in tal senso, quando presiedere una Ipab era un privilegio, e quando perfino le cariche parlamentari del Regno d’Italia erano remunerate simbolicamente, essendo tutta la classe politica dell’epoca, solitamente, nobile e benestante.
Oggi un consiglio d’amministrazione “a costo zero” come recita una certa propaganda politica del “fare” –chiacchiere aggiungiamo-senza riferimento alcuno al M5s, è certamente fuori dal contesto storico. Non si capisce poi la strana anomalia di una norma, la gratuità delle funzioni, che viene mantenuta, imperitura nei secoli, spacciandola per il rispetto dovuto alla volontà testamentaria, mentre la stessa volontà degli antichi benefattori fa da comodo zerbino se alla Ipab arriva un commissario regionale, che tra compenso, circa 1.400 euro e rimborsi vari può “alzare” anche 2.500 euro al mese.
A questo punto, una riforma delle Ipab, non potrebbe prescindere, a nostro avviso, dalla sostituzione dei cda con un organo di gestione monocratico, per ciascun distretto Ipab, un manager, che stia in carica per un periodo determinato con compenso adeguato alle responsabilità che si prenderebbe in carico.
A parte la presenza di qualche dirigente Ipab, ci sembra che gli annunciati dirigenti dell’Assessorato Regionale abbiano disertato la conferenza stampa indetta dai parlamentari Foti e Forzese. Snobismo o supponenza?