di Iena Megafono
Quanto dura Rosario Crocetta come presidente della Regione? E’ la domanda che si pongono tanti, soprattutto i parlamentari regionali. Quest’ultimi temono di dover rifare a breve una nuova campagna elettorale, costosa e incerta nell’esito. Ma c’è il rischio di elezioni anticipate? Pare proprio di si. Don Saro ha capito già da tempo che governare la Sicilia non è come amministrare Gela.
I problemi da risolvere sono tanti ed è assai difficoltoso trovare soluzioni. La burocrazia regionale è una macchina infernale. I danni creati dalle passate amministrazioni sono immensi. Gli ultimi scandali, quello dei fondi per la comunicazione e quello più recente della formazione, testimoniano con quanta nonchalance, arroganza e strafottenza si sperperavano i fondi pubblici. E siamo solo all’inizio. Sulla formazione, da Messina a Catania il passo è breve. E se nel capoluogo etneo lo scandalo non è ancora esploso è perché vi sarebbero coinvolti anche personaggi e istituzioni che dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto.
Ma torniamo alla Regione. Don Saro ha capito che non può fare alcuna rivoluzione. E’ consapevole che scardinare il sistema di potere che regna da anni è difficile e pericoloso, e su questo il suo predecessore aveva ragione. Si è reso conto che pezzi del Pd hanno le loro belle responsabilità. La vicenda Messina gli offre un assist formidabile: bisogna avviare una moralizzazione della politica. In Sicilia occorre cambiare ed è necessario individuare un leader credibile, carismatico e che ha anche una visibilità nazionale. Chi meglio di don Saro può candidarsi a svolgere questo ruolo? Chi meglio di don Saro può ambire a ricoprire un ruolo anche nazionale? Se ciò accadesse, e pare che don Saro stia lavorando proprio a questo, sarebbe “costretto” suo malgrado a lasciare la scomoda poltrona di presidente della Regione e chiudere in anticipo la sua esperienza.
Sarebbe questa l’exit strategy di don Saro. I bookmakers della politica siciliana sono pronti a scommettere che non passerà molto tempo. La giunta è in affanno. Fiumi di parole non hanno prodotto nulla.Il cambiamento non s’è visto. La rivoluzione annunciata è rimasta solo uno slogan da campagna elettorale, ma da archiviare per sempre.
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