Regione Sicula e “one man show”, Saro Confindustria: l’ “incantatore” non “incanta” più come una volta


Pubblicato il 21 Settembre 2013

Considerazioni “sbagliate” all’indomani dell’intervista con Tony Zermo….di iena assonnata marco benanti 

Nel “teatro” delle “adunate oceaniche” di Raffaele Lombardo, Saro Confindustria Crocetta mostra…l’età. Del suo governo, delle sue tecniche di ricerca del consenso, di cosa incarna oggi nella politica siciliana e italiana. Al di là delle battute ad effetto, delle mosse istrioniche da comiziante, del “colpo da cinema”, è un leader già vecchio: non perchè abbia scoperto chissà che cosa, ma perchè finalmente in molti si stanno “svegliando” dal “sonno”. E capiscono, o hanno capito. Altri si annoiano.

Sarà un caso, ma l’altra sera ad ascoltarlo c’erano, alla festa del suo partito, al massimo trecento persone, compresi gli uomini di scorta e quelli intenti per tutto il tempo dell’intervista con Tony Zermo a fumare o parlare con l’amica. Davanti a lui i “suoi”: quelli della sua parte. In testa -per tanti motivi- Giuseppe Lumia, uno dei volti del Potere vero in Sicilia.

Ma non c’è solo il dato delle presenze: Crocetta si ripete. Ha schemi di condotta ormai triti e ritriti, roba davvero da “comitato centrale”. Insomma, il canovaccio prevede: ho fatto questo e quest’altro (tagli, ritagli agli sprechi, “sale” sulla pelle di chi vive in povertà), poi denuncescandaliprocuredellarepubblica(l’altra sera la variante è stata la definizione di “bomba” in arrivo), poi arrivano i “nemici” che in tanti, sono contro di lui (una sorta di esercito del “Male”). Ma accade che, malgrado i “nemici”, lui -da solo- va avanti (trionfo del “Bene”?) e ottiene grandi risultati per la Sicilia (quali?). Berlusconi fa così da venti anni.

Un Ego che si amplia, di scontro in scontro, di vicenda in vicenda, di denuncia in denuncia: al centro sempre “Io”, “Io”, “Io”, infinite volte “Io”. Insomma, roba e mondo da fiaba.

Alla fine, sembra un canovaccio piuttosto semplice e meschino: al “suo popolo” forse va bene così. Le “fiammate” da comiziante anni Cinquanta arrivano sempre quando tira fuori “l’argomento spreco o partito”: Crocetta alimenta così la “benzina” che lo fa finire sui giornali. Che sono corresponsabili del fatto che si “discute” d’altro: non si parla della Sicilia con le pezze al culo, della crisi economica devastante, di una società in caduta libera.

La Sicilia così finisce nel ruolo di “Pinocchio”, il ragazzino abbindolato dal “Gatto e la Volpe”, che corre dietro alla Fata Turchina. E rischia di finire da Mangiafuoco.

Si parla, allora, dello “spreco”, del “partito che fa quello, che fa quell’altro…”: si guarda il particolare, non il generale. E in questo Crocetta sguazza. Ma è un “film” già visto: questo tipo di retorica populista è ormai il ritornello di tutti i movimenti (e dei suoi capetti) del genere. Dalla cosiddetta fine della “Prima Repubblica”.

“Leader” di una classe dirigente inesistente, che balla sulle macerie di un paese alla deriva. Prima di tutto culturalmente. Un paese dove non si ragiona più, si urla, dove la sofferenza sociale è alimentata, per bieche convenienze di basso consenso, non governata o lenita. Da personaggi che fanno appello anche alla “morale”. Ma di quale cazzo di “morale” parlano?

“Il ponte lo facciamo?” -ha chiesto ad un certo punto Zermo a Crocetta. E lui: “trovami i finanziatori”. Insomma, se ci sono i soldi -privati- si può fare. L’editore Mario Ciancio avrà apprezzato?

Ma si può fare anche l’alta velocità (altrimenti, sei una sorta di retrogrado). Nello stesso tempo, si “tagliano” le spese, si dà il via libera al Muos, si fanno denunce alla magistratura, si dà una “mancia” ai disoccupati con i cantieri servizio. Questo sarebbe -secondo Crocetta- un “governo di sinistra”(ipse dixit).

Espunto il tema “sovversivo” della giustizia sociale (in linea con gli ultimi trent’anni di politica italiana), ovvero la possibilità che chi nasce nel “posto sbagliato” per ragioni di “orologio biologico” o casualità abbia possibilità eguali o quasi a chi nasce nel “posto giusto”, tutto è affidato all’ annuncio, ai “tempi delle procedure” per “fare le cose”, a formule astruse con tutto un linguaggio da marketing aziendale che -assieme all’ “Ego che fa” prima di tutto, che “salva” dagli scandali, come nel caso del Pd- è il vero “frutto marcio” del berlusconismo dilagante da decenni nella società italiana. Magari fosse solo un problema di rispetto delle leggi.

Così, Crocetta ha potuto tranquillamente continuare a rispondere a “non domande”, mostrando ignoranza (esistono i controlli del commissario dello Stato in Sicilia. Qualcuno lo informi, visto che ha sostenuto che esisterebbe un’autonomia senza controlli), ricerca dell’applauso, intolleranza verso chi non sta con lui, vittimismo (verso il Pd, in particolare), megalomania salvifica (verso il Pd, in particolare), un’ antimafia da scenografia che “abbaglia” sempre meno. E ripropone ossessivamente. Come le denunce, gli scandali (veri o presunti): con perfetta tecnica berlusconiana, quando ci sono problemi politici seri Crocetta parla d’altro. E svia l’attenzione.

Un film senza fine, insomma. Ma che si ripete stancamente. Una “pizza” che gira, gira, gira, come nei vecchi cinema dove alla fine resta un solo spettatore assopito. Come accaduto a noi.  


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