Regione Sicula e “rivoluzione all’italiana”: Interporto arrivano i soldi pubblici. Come fece Raffaele Lombardo

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Saro Schiumazza Confindustria si conferma l’erede e non l’alternativa del suo predecessore….di iena liberista all’italiana

Come raccontano da venti anni e più, i soldi pubblici non devono “inquinare” l’economia. Ci vuole il mercato. Privato, privato e tutto -magicamente- andrà bene. Lo dicono soprattutto quelli che campano di denaro pubblico: impiegati pubblici o parapubblici, fruitori di consulenze pubbliche, tutti sinceramente per il mercato, contro le “rigidità conservatrici” (tipo i licenziamenti discriminatori) come dicono i prof. (molto apprezzati a “sinistra”). E magari per la “rivoluzione liberale”. Con i soldi dello Stato. Insomma, il solito quadro da film di Alberto Sordi.

Lo avete visto, guardando quello che accade ogni giorno, o no? I “liberisti all’italiana”, però, talora “cadono”, un pò, rimanendo in metafora, come…gli asini. E cosa accade? Che il denaro pubblico finanzia società che fanno poco o nulla, magari pagano incarichi e stipendi a pochi, taluni “eccellenti”…

Come non vedere uno scenario del genere nella vicenda della società interporti siciliani? Una “società-modello”, una storia bellissima… di perdite. Da soltanto 18 anni. Che volete? Questo passa il convento. Ma in Sicilia -come sanno le “folle antimafia”- è in corso la “rivoluzione all’italiana” di Saro Schiumazza Confindustria in Crocetta. E allora che accade? Nel dicembre del 2010, l’allora Presidente della Regione Raffaele Lombardo -“El Diablo” allora, oggi di meno- aveva dato circa 700 mila euro alla società interporto. E ora? Altrettanti, anzi no, 800 mila euro. Da parte di chi? Del governo di Raffaele Crocetta. L’erede, non l’alternativa, come scriviamo da mesi, malgrado gli insulti delle “folle antimafia” e dei relativi opportunismi clientelari di ogni tipo e di cui andiamo fieri. L’annuncio arriva -dalle pagine de “La Sicilia” di ieri 25 maggio- dal Presidente (carica ricoperta da solo 10 anni), il napoletano Rodolfo De Dominicis, un “mito” dell’imprenditoria sicula, un uomo che dobbiamo tenerci forte. Quando sentiamo quello che dice, ci torna il buonumore. Un pò meno a qualche socio della “Sis”, che magari non ha votato qualche bilancio. Quisquillie -avrebbe detto Totò.

Certo, altri soggetti imprenditoriali, come Giuseppe Richichi leader dell’autotrasporto sotto insegna Aias, la pensano diversamente: avere preso un’area parcheggio a 35.000 euro (dopo un travagliato bando) non è davvero un “colpo imprenditoriale”? Ma l’economia è economia, non si dice così?

De Dominicis è tipo simpatico: ha risposto a chi sottolineava questi “piccoli problemi” sull’andamento della società sostenendo che ci sono ritardi e ostacoli dovuti ad altri. E che sono state fatte economie anche in tema di compensi.

A proposito, ci stavamo dimenticando: nella lista del “Megafono” c’è anche la figlia di Giuseppe Richichi. Viva lo sviluppo, viva la Sicilia “rivoluzionaria”! E non dimenticate: niente posto pubblico, niente denaro pubblico. E’ “sterco del Demonio”.   

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Redazione Iene Siciliane

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