Regione Sicula: intervista all’assessore Michela Stancheris, che dice…


Pubblicato il 30 Ottobre 2013

di Giuliana Avila Di Stefano

Risponde attraverso Facebook, l’assessore Michela Stancheris (nella foto), a chi è preoccupato per il suo stato di salute: “Voglio tranquillizzare tutti su quello che è stato detto dal Presidente. Resto qui e ancora per parecchio…. Vi liberate di me solo se mi ritiro tra la natura!!ma vi ringrazio per l’ennesima dimostrazione d’affetto. Adesso peró basta parlare della mia vita privata”. Si è infatti scatenato proprio in queste ore un giallo.

Il governatore Crocetta durante gli ottanta minuti di intervento in aula per la mozione di sfiducia, riferendosi alla Stancheris, che di recente si è recata negli USA per uno scambio culturale e incontri con esperti di marketing turistico e territoriale ha detto:“La Stancheris è stata criticata da più parti, anche per il viaggio in Usa, ma lei è andata lì per curare una malattia gravissima”.

Abbiamo contattato l’assessore Stancheris, che con serenità e disponibilità ha risposto alle nostre domande.Si parla da sempre di una casa da gioco in Sicilia come possibile sviluppo turistico. Ciò eviterebbe i viaggi che molti isolani compiono nel we verso Malta e porterebbe nuovo sviluppo economico qui. Lei pensa che si possa realizzare? E se si, con che tempistica?Per me l’argomento Casinò è una questione che riguarda sia un diritto da rivendicare come regione transfrontaliera e che lo sviluppo del turismo. E non lo dico perché abbia preclusioni rispetto alla fruizione dei siciliani, ma perché credo che rappresentino una componente essenziale per completare un certo tipo di offerta turistica. Ciò detto, prima dobbiamo superare un problema non indifferente: la competenza è nazionale, del Ministero degli Interni. Una problematica complessa che deve essere affrontata dal Parlamento nazionale. Senza questa presa di coscienza si spreca fiato.

Turismo significa anche tutela del territorio. Purtroppo in Italia, le coste sono spesso scempio di interessi economici. A Catania la riviera di Acitrezza è esempio vergognoso di ciò, e il suo territorio è per i suoi abitanti anche pericolo. Ha pensato a qualcosa per risolvere questo problema che deturpa un patrimonio geo – culturale? (Acitrezza è parco marino ma anche luogo di cultura…)Che il turismo significhi anche tutela del territorio è pacifico, ma questa non è una mia competenza. Ho piena fiducia nel lavoro della mia collega Mariella Lo Bello e stiamo lavorando da mesi per far si che la sua opera di tutela venga valorizzata dalla mia politica turistica. Non è un processo facile: si passa dalla mera tutela ambientale, alla lotto all’abusivismo, ai percorsi educativi, al coinvolgimento degli enti locali e delle forze di polizia, alle politiche di accoglienza del turista, al tema della fruibilità e del marketing territoriale. Azioni sistemiche di questo tipo necessitano di un approccio globale del quale siamo convinte e di fasi attuative che stiamo predisponendo in coordinamento con più assessorati.

In generale cosa si può fare per attirare i turisti e quale progetto ha in mente?Partendo dal presupposto che questa non è una Regione carente di legislazione, ma è stata invece carente di amministratori lungimiranti, incapaci quindi di attuare quando la normativa già prevede, il mio primo impegno è stato quello di porre in essere tutte le misure per dare effettiva attuazione alla legge 10/2005. Per tale ragione, sfruttando un Accordo di programma quadro con il Ministero dello Sviluppo Economico, sto elaborando il Piano strategico 2014-2020 e il Programma triennale 2014-2016. Parallelamente verrà presentato un Ddl Turismo con alcune modifiche alla normativa esistente e, non appena la linea operativa europea verrà sbloccata, avvieremo progetti di digitalizzazione, sia in termini di aggregazione dell’offerta, sia in termini di promozione e marketing. Ciò ci consentirà di trattare con i vettori aerei e i tour operator affinché possano raddoppiare in 4 anni l’incoming nell’isola.

Spesso c’è l’idea che la Sicilia sia poco avvezza al lavoro, alla cultura e alla corretta politica. Poi però i siciliani che si esprimono fuori dall’Isola, hanno successo e sono esempio di vita etica. Crede che sia questa terra a non voler far essere corretti qui? E perché crede si comportano così?Io ho un approccio più umile. Non amo la sociologia spiccia. Credo che questa sia una terra benedetta da Dio e maledetta dagli uomini. È una terra difficile che stimola percorsi di sopravvivenza che talvolta si esasperano in malaffare. Ciò detto, penso che esista una volontà specifica dei potentati di questa terra nel voler lasciare nella miseria e, spesso, nell’ignoranza le fasce più deboli di questa terra poiché così sono facilmente controllabili, ricattabili e quindi utilizzabili in maniera eterodiretta. Ma la speranza e la convinzione nelle virtù resta: ci sono grandi uomini e donne, tanta cultura e belle idee che aspettano solo di essere attivate.Il governo Crocetta mostra una profonda ostilità verso Confindustria, crede che potrà cambiare “rotta” presto? E se non è così, per quale motivo?Non mi risulta affatto che vi sia questa ostilità, anzi c’è un continuo contatto e collaborazione. Certo, vi sono stati casi circoscritti in cui il confronto ha assunto toni forti, ma né il Governo né Confindustria hanno mai posto a condizione di un rapporto proficuo e pragmatico l’impossibilità di avere posizioni differenti su temi specifici.

Lei è spesso presa di mira perché “straniera”, così come accade anche al ministro Kyenge. Sicuramente il territorio da Lei vissuto e differente da quello attuale, crede che la prendano di mira per questo, per paura di incompetenza, o è solo lo stesso atteggiamento illogico che molti meridionali hanno vissuto nei territori “padani”? La diversità dovrebbe arricchire, soprattutto se si dimostra di essere capaci.Beh, diciamo che viverla nel 2013 è la vera sofferenza. Una situazione anacronistica, folle, inattuale e per l’appunto illogica. La diversità arricchisce, questo è certo, ma io non mi sento affatto diversa. Mi sento italiana, bergamasca nelle origini, siciliana di adozione e nel cuore. L’assurdo è che quelli che fanno comunicati di sostegno a Lampedusa sono gli stessi che mi attaccano perché sono bergamasca. Viceversa, la campagna denigratoria che troppo spesso avvilisce il ministro Kyenge è un fatto grave che dovrebbe farci riflettere su come talvolta, oltre a parlare di crisi economica, dovremmo preoccuparci di una crisi morale che ci mette totalmente in coda ai processi democratici nel mondo.

 


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